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Father Mother Sister Brother di Jim Jarmush ha vinto il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia A The Voice of Hind Rajab di Kawthar ibn Haniyya il Gran premio della giuria, Toni Servillo vince la Coppa Volpi per la sua interpretazione in La grazia, di Benny Safdie la Miglior regia con The Smashing Machine.
Marco Bellocchio girerà un film su Sergio Marchionne Le riprese inizieranno nel 2026 e si svolgeranno in Italia, Stati Uniti e Canada, i tre Paesi della vita di Marchionne.
Il responsabile per la Salute della Florida ha detto che eliminerà tutte le vaccinazioni obbligatorie Non solo quelle legate al Covid ma anche quelle che riguardano le fasce più giovani, dal morbillo all’epatite B.
Lena Dunham ha annunciato la data di uscita del suo nuovo libro, Famesick Un memoir scritto nell'arco di sette anni che parla di «malattia, dipendenza e sofferenza amorosa».
A Broadway è arrivato il musical dell’Italian Brainrot e durante la prima ovviamente è successo di tutto Tung Tung Tung Tung Tung Tung Tung Tung Tung Sahur è stato arrestato, il pubblico l'ha presa male, la protesta è arrivata fino a Times Square.
Drake ha girato un lungometraggio in cui se ne va in giro per i luoghi di culto di Milano C'è anche la Bocciofila Caccialanza di via Padova, dove incontra Sfera Ebbasta.
Trump vuole cambiare il nome del ministero della Difesa americano in ministero della Guerra Non il più rasserenante dei messaggi per il mondo, il fatto che il segretario alla Difesa Pete Hegseth diventi segretario alla Guerra. 
Un quadro trafugato dai nazisti è stato ritrovato in Argentina grazie a un annuncio immobiliare È il "Ritratto di signora” del pittore italiano Giuseppe Ghislandi, meglio conosciuto come Fra Galgario.

Rosella Sensi, neoassessore

21 Luglio 2011

Rosella Sensi. 39 anni. Rosella, e non Rossella, con quella durezza tutta antico-romana che si completa sui muri di certe periferie con un perentorio Vattene!, scritto a vernice spray. Col punto esclamativo. Rosella Vattene. Ahilei. Dominata dal fantasma di papà Sensi – e dai 400 milioni di debiti dell’azienda di famiglia nei confronti di Unicredit, il prezzo di uno scudetto d’accordo, ma più ingombrante di così – la sua permanenza ai vertici dell’as Roma sarebbe stata pressocchè ingiudicabile se non ci avesse pensato la spiccia sapienza da stadio.

In realtà, specie nell’ultimo periodo della sua gestione, i maitre a penser giallorossi erano esattamente divisi in due sul giudizio da riservare alla presidentessa. Presidentessa dimezzata, quindi. “I Pelè e i Maradona – recitava una sua piccata risposta alla stampa – li prenderemo quando le cose saranno del tutto a posto”. Cioè mai. A parte una difficile gestione dei rapporti con la stampa, è il contratto ad Adriano (roba da Oronzo Canà) che rischia invece di essere il segno di un’epoca, la sua, breve e nemmeno troppo tumultosa, anzi decisamente decadente. Il contratto ad Adriano e, a sentire i suoi detrattori, la marcia indietro clamorosa rispetto ai donchisciottismi del padre nei rapporti con il “potere”, che fondarono un’intera cosmogonia giallorossa.

Amica/alleata di Galliani. Invitata a un caffè con Giraudo nientemeno che da Veltroni quand’era sindaco di Roma. E queste, nella cosmogonia giallorossa dura a morire, non sono cose da poco. Ora, dopo l’arrivo degli “americani” – giudicato con un sarcasmo del tutto ovvio da parte dei concittadini di Alberto Sordi, poi si vedrà – l’entrata dalla porta di servizio della politica. Assessore con delega alla promozione della città e allo sport. Oppure, si legge da qualche altra parte, ai grandi eventi e alle Olimpiadi.

Ecco l’unica parola che si capisce. Olimpiadi. Quando? Dove? Sogno proibito. Proibitissimo, se si considera la rabbia palazzinara mai domata dei nipoti e dei figli di quelli che fecero il sacco di Roma negli anni Sessanta. All’epoca, fu elaborato lo skyline zozzone delle periferie. Oggi non si va più in là dei centri commerciali con vista autostrada. Per fortuna. Pure Rosella a suo tempo promise uno stadio di proprietà a Torrevecchia (il quarto o il quinto nella storia recente delle squadre della Capitale) che non si è fatto e probabilmente non si farà mai. Per fortuna.

È una storia di padri e figli, madri e figlie. E nipoti. La storia di un fallimento generazionale, in fondo, se è vero che in generale le attuali generazioni sono quelle che campano da sanguisughe sulle pensioni dei nonni e sui conti correnti delle zie. Di queste generazioni Rosella è suo malgrado simbolo. Ma è pure simbolo dell’ennesima caduta di un impero. Diventare assessora di centrodestra così, dopo una sorprendente sentenza del Tar sulle quote rosa, senza nemmeno passare per le urne, niente mistica della discesa in campo (proprio lei, ex presidentessa di calcio), almeno una promessa agli elettori, lascia piuttosto smarriti, dopo quindici anni passati sappiamo tutti come.

Nella pessima reputazione della giunta Alemanno (il sindaco fascio che sale in moto la notte per controllare la situazione della prostituzione nelle strade) hanno lo stesso peso pessimi consiglieri di immagine e antichi riti democristiani. Franco Sensi, il padre di Rosella, fu democristiano vero e tutto d’un pezzo, quando Andreotti si occupava delle sorti della squadra. Rosella, in mancanza di democrazia cristiana, è quanto meno uno sbaglio di comunicazione, se è vero che metà dei tifosi giallorossi non la sopporta, l’altra metà sta a vedere quel che succede, e quel che resta della città è laziale. Su Repubblica, qualche giorno fa: “Riuscirà a conquistare la fiducia dei laziali?” «Mi auguro di conquistare la gente con i fatti e non per l’appartenenza calcistica. Vorrei che i cittadini mi supportassero per il senso di appartenenza».

Supportassero. Appartenenza.

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