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La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.
Microsoft ha annunciato che dal 5 maggio Skype “chiude” definitivamente L'app non sarà più disponibile, chi ancora si ricorda le credenziali potrà usarle per accedere a Teams.
Alexander Payne sarà il presidente della giuria alla prossima Mostra del cinema di Venezia Il regista torna sul Lido dopo un'assenza di otto anni: l'ultima volta ci era stato per presentare il suo film Downsizing.
I fratelli Gallagher si sono esibiti insieme per la prima volta dopo 16 anni In un circolo operaio a Londra.

Perché tua mamma non userà Google+

07 Luglio 2011

Lo scorso 29 giugno Google ha lanciato l’ennesimo guanto di sfida a Twitter, e soprattutto Facebook, per la supremazia nel mercato dei social network. Questo è il quarto tentativo, dopo Orkut, un sito popolare — come i cantanti neomelodici in Campania — solo in Sud America, Google Wave, che la gente ha accolto come la spiegazione di un guasto tecnico in Star Trek, e Google Buzz, quel numerino che aumenta sempre dentro Gmail senza che nessuno vada a scoprire perché.

È chiaro che l’azienda di Mountain View, con Google+, stia cercando ora di imparare dagli errori del passato. Per entrare bisogna ricevere un invito, cosa che ha scatenato l’immediato interesse di chi non sarebbe affatto interessato, tipo quelli che presenziano agli eventi solo con open bar in lista. Su eBay sono stati venduti inviti anche a 70 $. Lo stesso metodo che ha fatto la fortuna di Gmail 8 anni fa. E meno quella di Google Wave l’anno scorso; ma, a differenza di quest’ultimo, Google+ si presenta con estrema semplicità, con un design pulito, minimalista. Una cosa mai vista da queste parti, dominate solitamente da un pragmatismo da ingegnere che ricostruisce con i LEGO i circuiti stampati.

Al primo accesso ti viene subito chiesto di creare insiemi e sotto-insiemi — qui chiamate Cerchie — di tutte le persone con cui sei entrato in contatto attraverso la chat e la mail di Google. Trascini l’avatar e puoi decidere se il tizio che ti continua a mandare inviti alle serate di revival anni ‘90 dovrebbe stare veramente fra gli AmiciConoscenti da Non Salutare. Ogni volta che poi si andrà a creare un nuovo post bisognerà scegliere, di volta in volta, con quale cerchia condividere la propria spiritosissima .gif animata di un gatto. Questa è l’idea di fondo per battere Facebook e Twitter, mettere in mano alla gente che compra gli smartphone senza abbonamento internet un sistema usabile che possa permettere loro di condividere la propria vita senza ansie di mostrarsi troppo alle persone sbagliate. Il problema è che un sistema identico esiste già per il social network con 750 milioni di utenti, anche se è impossibile incontrare qualcuno lo utilizzi effettivamente. A parte i power user, o gliearly adopter, cioè giornalisti, blogger, programmatori, investitori, uomini marketing — gente sempre alla ricerca dell’ultimo gadget o della nuova startup da scoprire, proprio quell’elité digitale che ha accolto favorevolmente Google+.

Per queste persone l’idea di spendere ore nella tassonomia di centinaia di propri contatti è utile ed eccitante. Porta ordine nella loro vita caotica. Ma per il tizio delle medie che ti ha aggiunto su Facebook e vuole solo condividere video de “Lo Zoo di 105” ? Cosa potrebbe portarlo ad abbandonare un sistema in cui trova già facilmente tutte le persone a cui rovinare la giornata? Per lui Google serve a cercare qualcosa o comunicare via mail, velocemente, senza opzioni stravaganti. Per lui Google è un telefono a gettoni e un’edizione fisica delle Pagine Gialle, non un cellulare Android e una app di realtà aumentata.

Questo Google sembra non capirlo. Sembra quasi che si stia ripetendo la storia di Microsoft negli anni ‘90, un periodo in cui l’azienda dominava il mondo informatico e veniva colta da attacchi d’ansia ogni volta che appariva qualche novità tecnologica o possibile concorrente. Il risultato sono sempre stati sciatti cloni realizzati senza capire cosa li aveva portati al successo e un appiattimento generale dell’immagine della società. Facebook e Twitter stanno facendo a Google quello che Google stessa ha fatto a Microsoft negli anni zero.

L’idea poi che la gente abbia timore di condividere la propria vita su Internet non ha riscontri con la realtà. La privacy è un falso problema inventato dai giornalisti, come la P4 e gli attacchi degli squali in estate. Le persone non hanno paura di mostrarsi, sono terrorizzate dal rimanere invisibili, dal fatto che nessuno le noti. Proprio come la migliore feature di Google+.

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