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Moda salvagente

Manaudou, Pellegrini, Wittstock: nuotatrici che, come le top model a fine carriera, prestano volto e nome ai brand, gettando le basi per il proprio.

13 Giugno 2013

La notizia ha conquistato la prima pagina della bibbia delle news di moda targata Usa, WWD. E lo ha fatto nonostante la protagonista sia un’atleta francese, colpevole, a suo tempo, di aver sottratto un record mondiale proprio a un’americana: Laure Manaudou, ex nuotatrice nata a Villeurbanne nell’ottobre 1986, ha presentato la sua prima collezione di costumi da bagno, la LM Design, realizzata in collaborazione con il marchio francese Topsec Equipement. Non si tratta dell’ennesima collezione di bikini fantasia griffati da un volto noto: la Manaudou ha infatti voluto prestare il nome ad una linea che fosse competitiva allo stesso tempo sul piano estetico, tecnico e, perché no, anche economico. Se una parte della collezione, che verrà presentata ufficialmente durante una fiera di settore all’inizio di luglio, è dedicata alla spiaggia, un’altra è pensata per un pubblico di atleti e infatti è realizzata in un materiale particolarmente resistente al cloro, l’Xtra Life Lycra. Entrambe le linee sfruttano una tecnologia brevettata dalla Topsec che, attraverso il tessuto, accelera la microcircolazione corporea. Insomma, fa bruciare più calorie rispetto a un costume qualsiasi.

Terminate le informazioni tecniche a beneficio degli appassionati, resta un ragionamento più ampio sull’evoluzione del personaggio Manaudou. E su quanto il mondo del nuoto si stia legando in modo curioso a quello della moda: lasciando sullo sfondo la questione dei brand che sponsorizzano gli atleti durante la loro carriera, la parabola delle campionesse di nuoto, letta attraverso il filtro dei loro rapporti con il fashion system, assomiglia sempre di più a quella delle modelle. Tra contratti da testimonial a diversi zeri e, nel caso della Manaudou, costruzioni di veri e propri brand, la moda è al contempo vetrina e buen retiro. Rafforza il successo di chi già l’ha saputo costruire e ripesca dal fondo chi, per un motivo o per l’altro, non è riuscito a rimanere in superficie. Almeno in termini di immagine, ça va sans dire.

La parola d’ordine è stata diversificare, come è avvenuto per top model del calibro di Helena Christensen, oggi fotografa, e Christy Turlington, che tra le altre cose fa la regista

Laure Manaudou, che il mondo ricorda per la medaglia d’oro nei 400 metri stile libero conquistata nel 2004 alle Olimpiadi di Atene – e diverse altre medaglie, tra cui gli ori nei 400sl e 200sl ai Mondiali del 2007, a cui si aggiungono i record mondiali – ma è rimasta impressa nell’immaginario italiano per essere stata la fidanzata di Luca Marin prima di venire soppiantata da Federica Pellegrini, si è ritirata dal nuoto agonistico ben due volte: nel settembre 2009 ha detto addio al nuoto per poi tornare a gareggiare, dopo essere diventata mamma, nel 2011. Nel 2012 ha partecipato alle Olimpiadi di Londra e, a gennaio 2013, ha salutato di nuovo la piscina. Chissà se questa volta sarà per sempre. La lontananza dal proprio elemento chiave, nel suo caso l’acqua clorata, ha spinto la campionessa francese a riprendere in mano le redini della propria carriera: la parola d’ordine è stata diversificare, come è avvenuto per top model del calibro di Helena Christensen, oggi fotografa, e Christy Turlington, che tra le altre cose fa la regista di documentari. Che sia una scelta di vita o di marketing, poco importa: l’universo moda fa spesso da contesto quando si parla di gettare le fondamenta di un marchio. Anche quando questo brand è una questione del tutto personale.

Nel caso in cui il marchio sia già in via di costruzione, invece, la questione assume contorni meno definiti, nel nuoto come nella moda stessa: atlete già famose – come è accaduto con le supermodel anni 80 e 90 a qualche anno di distanza dal loro periodo d’oro – sono state messe sotto contratto dalle case di moda. E, allo stesso tempo, le case di moda le hanno corteggiate spesso anche lontano dai set fotografici delle campagne pubblicitarie. Federica Pellegrini è l’esempio perfetto: scelta come testimonial da Yamamay per la collezione 2012, la 25 enne veneta è molto affezionata a Giorgio Armani e alla sua casa di moda. Lo stilista, infatti, l’ha vestita in più occasioni: l’ultima è stata la scorsa settimana, in occasione dell’apertura della nuova boutique romana di Armani. Non è escluso che, una volta conclusa la propria carriera agonistica, lei si proponga come designer, ma il marchio Federica Pellegrini – come è stato per top model del calibro di Naomi Campbell, Kate Moss – poggia già su basi solide. Anche grazie alla moda.

Un’altra nuotatrice molto amata dalle griffe è Charlene Wittstock: a pesare sulla brand identity, in questo caso, è stato senza dubbio il matrimonio con il Principe Alberto di Monaco, avvenuto nel 2011, ma l’ex modella ed ex nuotatrice, complici le case di moda, ha costruito la figura di un’icona di stile, impeccabile nella scelta delle mise da sfoggiare nelle occasioni ufficiali e non. Che il suo brand sia offuscato dalla timidezza – vera o da contratto, chissà – che lascia l’ex campionessa nata in Zimbabwe sempre in secondo piano, beh, questa è un’altra storia: la moda può molto, ma non tutto.

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