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11:41 mercoledì 17 settembre 2025
In Nepal hanno nominato una nuova Presidente del Consiglio anche grazie a un referendum su Discord Per la prima volta nella storia, una piattaforma pensata per tutt'altro scopo ha contribuito all'elezione di un Primo ministro.
Amanda Knox è la prima ospite della nuova stagione del podcast di Gwyneth Paltrow Un’intervista il cui scopo, secondo Paltrow, è «restituire ad Amanda la sua voce», ma anche permetterle di promuovere il suo Substack.
Luigi Mangione non è più accusato di terrorismo ma rischia comunque la pena di morte L'accusa di terrorismo è caduta nel processo in corso nello Stato di New York, ma è in quello federale che Mangione rischia la pena capitale.
Dopo i meme, i videogiochi, le carte collezionabili e gli spettacoli a Broadway, adesso l’Italian Brainrot arriva anche nei parchi giochi italiani Da fenomeno più stupido e interessante di internet alla vita vera, al Magicland di Valmontone, in provincia di Roma.
È morto Robert Redford, una leggenda del cinema americano Aveva 89 anni, nessun attore americano ha saputo, come lui, fare film allo stesso tempo nazional popolari e politicamente impegnati.
La prima puntata del podcast di Charlie Kirk dopo la sua morte è stata trasmessa dalla Casa Bianca e l’ha condotta JD Vance Il vicepresidente ha ribadito che non ci può essere pacificazione con le persone che hanno festeggiato o minimizzato la morte di Kirk.
Tra i candidati a rappresentare l’Italia all’Oscar per il Miglior film internazionale ci sono praticamente tutti i film usciti in Italia quest’anno Tranne La grazia di Paolo Sorrentino, ma non per volontà: la sua assenza è solo una questione burocratica.
Versace Embodied non è una campagna ma una conversazione sulla cultura Capitolo primo (di una nuova serie): Versace si racconta attraverso fotografia, poesia, musica e oggetti d'archivio, sotto la direzione creativa di Dario Vitale.

Anche il Regno Unito accelera sul riconoscimento della Palestina come Stato 

La mossa del presidente francese Macron sembra aver innescato un cambiamento di rotta senza precedenti nel Vecchio continente.

30 Luglio 2025

Dopo Parigi, anche Londra e La Valletta sono pronte a riconoscere la Palestina come nazione. Si frattura così il fronte che da sempre sulle due sponde dell’Atlantico tiene una posizione vicina ai desiderata di Tel Aviv. Ad annunciarlo è stato ieri lo stesso premier Keir Stramer con un discorso pubblico, poi rilanciato sui social. I commentatori politici inglesi, come ben sintetizza EuNews, riportavano da giorni le crescenti pressioni sul primo ministro inglese da parte di molti parlamentari affinché si allineasse al presidente francese nell’esercitare maggiore pressione diplomatica su Israele. 

Le notizie e le immagini della carestia in corso nella Striscia hanno infatti fatto montare l’indignazione nell’opinione pubblica di nazioni storicamente allineate alla posizione israeliana, così come la consapevolezza che il primo ministro isreaeliano Benjamin Netanyahu sembra particolarmente sensibile a questo tipo di pressione diplomatica. Nel suo annuncio Stramer ha infatti sottolineato come «l’unico modo per porre fine a questa crisi umanitaria è attraverso un accordo a lungo termine» sostenendo che «il nostro obiettivo resta un Israele sicuro e protetto, accanto a uno Stato palestinese vitale e sovrano. Ma in questo momento quell’obiettivo è sotto pressione come mai prima d’ora».

Anche l’Inghilterra dunque torna a sostenere con forza la soluzione dei due Stati, verso cui si sta muovendo l’intero organo delle Nazioni Unite. È in vista della riunione di settembre dedicata al confitto nella striscia di Gaza che molti paesi stanno rivedendo la loro posizione. È importante ricordare infatti che più di due terzi dei membri dell’Onu già riconoscano la Palestina come Nazione: tra la cinquantina di stati reticenti ci sono gli Stati Uniti, i loro alleati storici e buona parte del Vecchio continente. Ora per le defezioni si moltiplicano e a velocità impressionante. Fino a pochi giorni fa tuttavia Stramer era allineato alla posizione prudenziale di un riconoscimento eventuale della Palestina a fine conflitto. Questo cambio di rotta lascia tra l’altro l’Italia priva del suo partner europeo più forte nel sostenere l’approccio più cauto e allineato alla linea statunitense. 

Non mancano però voci molto contrarie alla storica svolta all’interno della stessa Gran Bretagna. In particolare a opporsi sono i parenti inglesi degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, che chiedono di bloccare il riconoscimento finché tutti i prigionieri non verranno liberati, come riportato dal Guardian.

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