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Massive Attack, Brian Eno, Fontaines D.C. e Kneecap hanno formato un’associazione per difendere gli artisti pro Palestina
L'obiettivo è difenderli dalle minacce e dalle cause legali, soprattutto le band e i musicisti più giovani.

Con un post su Instagram, i Massive Attack hanno annunciato la formazione di un’associazione che difenda gli artisti che si esprimono in difesa della Palestina dalle «campagne aggressive e vessatorie» dei sostenitori di Israele (nel post si fa diretto riferimento a UK Lawyers for Israel). Alla fondazione di questo “sindacato” hanno partecipato, assieme a loro, Brian Eno, i Fontaines D.C. e i Kneecap, tutti musicisti che negli scorsi mesi si sono pubblicamente ed esplicitamente espressi a favore della Palestina e contro Israele. L’obiettivo dei Massive Attack e di tutti quelli che decideranno di unirsi a loro in questa iniziativa è aiutare soprattutto i giovani musicisti e le giovani band «silenziate o minacciate» per le loro opinioni pro Palestina.
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Il riferimento a UK Lawyers for Israel non è, ovviamente, casuale: è stata questa associazione a denunciare alle forze dell’ordine britanniche i Bob Vylain dopo il loro discussissimo concerto a Glastonbury (nella denuncia è finita di mezzo pure la Bbc, accusata di aver trasmesso il concerto nonostante l’emittente abbia poi ammesso di averlo fatto per sbaglio e abbia cancellato l’esibizione dai contenuti disponibili sulla sua piattaforma streaming). La stessa cosa era successa al cantante dei Kneecap, Mo Chara, accusato di sostegno a un’organizzazione terroristica per aver esposto la bandiera di Hezbollah durante un concerto: anche in quel caso, la denuncia l’aveva sporta UK Lawyers for Israel. Stando a quanto si legge sul Guardian, questi sono solo i due casi che la stessa UK Lawyers for Israel ha reso noti, ma fatti simili sarebbero avvenuti anche con altri musicisti pro Palestina.
I Massive Attack hanno invitato tutti gli artisti interessati a contattarli per esprimere una posizione collettiva, chiedere un immediato e definitivo cessate il fuoco, l’accesso illimitato a Gaza per tutte le associazioni umanitarie riconosciute e la fine della vendita di armi da parte delle industrie britanniche allo Stato di Israele. «Questa nostra iniziativa serve a esprimere solidarietà a tutti quegli artisti che vedono ogni giorno un genocidio passare sui loro schermi, ma sono spaventati all’idea di usare gli spazi a loro disposizione per esprimere l’orrore che provano davanti a tutto questo, e lo sono a causa del livello di censura esistente nella loro industria o portato da agenti esterni estremamente organizzati, che terrorizzano loro e il loro management con minacce legali aggressive. L’intenzione è chiara e ovvia: farli tacere».

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