Dalla filosofia alla pratica, il biohacking è una delle tante idee rivoluzionarie di cui si è impossessata la nuova tecnocrazia, una galleria di personaggi visionari e forse anche pericolosi.
Il 2025 è l’anno in cui inizia la Generazione Beta

Tutti i bambini e tutte le bambine nate dall’1 gennaio 2025 appartengono a una nuova generazione: è stata ribattezzata Beta – per una banalissima questione di successione alfabetica, dato che la precedente si chiama Alfa – comprenderà tutti i nati da quest’anno fino al 2039, tra quindici anni costituirà il 16 per cento della popolazione mondiale e assisterà al passaggio da questo secolo al prossimo. Figlia dei Millennial più giovani e dei Gen Z più vecchi, la Beta è già descritta come la “generazione dell’intelligenza artificiale”. Così come la Gen Z è stata la prima a nascere e crescere in un mondo di cui internet era parte integrante, allo stesso modo la Beta nasce e crescerà nell’epoca dell’AI.
Anche questa volta, a inventarsi il nome Generazione Beta è stata McCrindle, azienda australiana specializzata, tra le altre cose, in demografia. Stando ai loro ricercatori, la Beta sarà la prima generazione a godere dei benefici dei mezzi di trasporto a guida autonoma, la prima che avrà a disposizione tecnologie sanitarie che si possono indossare come vestiti e la prima che vivrà la realtà virtuale come un aspetto quotidiano della vita. «Nati in un mondo pieno di strumenti tecnologici che restano sempre accesi, vivranno l’amicizia, l’istruzione e il lavoro in un’epoca in cui il digitale è la quotidianità».
Ma la Beta sarà anche figlia e nipote di generazioni che hanno vissuto sulla loro pelle le conseguenze (tremende) dell’abuso della tecnologia, di internet e dei social in particolare. E, per questo, ci si aspetta che sarà anche la prima generazione a subire restrizioni e divieti piuttosto severi, in questo senso. Avvisaglie di questo già si vedono: in Australia hanno vietato l’uso dei social ai minori di sedici anni e in Grecia hanno lanciato un’app per impedire ai giovani di stare troppo su internet.

Negli anni diversi collettivi e associazioni hanno deciso di investire nei luoghi d'origine dai quali, quasi sempre, si decide di andare via. L'obiettivo è cambiare finalmente il modo in cui viviamo e, soprattutto, raccontiamo la provincia.

Nonostante i femminicidi, anche in Italia i contenuti legati alla manosfera sono sempre più numerosi e consumati. Tanto che è inevitabile chiedersi: com'è possibile che a un'ideologia così violenta venga ancora permesso di diffondersi?