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In Giappone è stato condannato a morte il famigerato “killer di Twitter” Takahiro Shiraishi è stato riconosciuto colpevole degli omicidi di nove ragazze. Erano tre anni che nel Paese non veniva eseguita nessuna pena capitale.
Per sposarsi a Venezia e farsi contestare dai veneziani Bezos ha speso almeno 40 milioni di euro Una cifra assurda che però non gli basta nemmeno per entrare nella Top 5 dei matrimoni più costosi di sempre.
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È morto Pål Enger, l’uomo che riuscì a rubare L’urlo di Munch

09 Luglio 2024

Alex Williams ha raccontato sul New York Times l’incredibile vita di Pål Enger, l’ex promessa del calcio novegese che nel 1994 riuscì a rubare “L’urlo” di Edvard Munch. Enger è morto a Oslo il 29 giugno, all’età di 57 anni. Nato nella stessa Oslo il 26 marzo 1967, aveva giocato nelle giovanili del Vaalerenga, cinque volte campione nel massimo campionato norvegese, ora noto come Eliteserien, e nel 1985 ha fatto il suo debutto nella prima squadra del club. Da giovane era un tifoso di Maradona, scrive Williams, ma il suo vero eroe, secondo un profilo del 2021 pubblicato da The Athletic, era Don Vito Corleone, tanto che a 15 anni Enger volò a New York per vedere di persona i luoghi in cui è stato girato Il Padrino.

Cresciuto in una quartiere povero della capitale, Enger ha iniziato a rubare (scasso di casseforti e bancomat, ma anche automobili di lusso) insieme ai suoi amici quando era molto giovane, e ha ammesso di averlo trovato fin da subito «entusiasmante. Ho continuato perché mi sono divertito moltissimo», raccontava l’anno scorso in un’intervista pubblicata al Sun. I suoi compagni di squadra conoscevano questa parte della sua vita, anche perché pare che Enger, dopo ogni allenamento, buttasse via quello che indossava, invece di lavarlo, e si presentava guidando auto di lusso che andavano ben oltre il budget di un adolescente.

Più rubava, più si dimostrava abile, più la sua passione cresceva: Enger decise così di intraprendere una vera e propria “mission impossible”, rubare L’urlo di Munch, un’opera che amava moltissimo. Nel 1988, accompagnato dal suo amico e complice di lunga data Bjorn Grytdal, Enger si introduce nel Museo Munch di Oslo per rubare il dipinto. Ma un intoppo nel loro piano li porta ad “accontentarsi” di un altro capolavoro, “Love and Pain”, noto anche come “Vampire”. Il complice si lascia scappare una parola di troppo col suo vicino di casa, e Enger si fa quattro anni di prigione, concludendo così la sua carriera calcistica.

Dopo la scarcerazione, nel 1994, con un altro complice, riprova a rubare l’opera di Munch, e questa volta ci riesce. Al posto del quadro i ladri lasciano una scala, dei tronchesi e un biglietto: «Mille grazie per la vostra scarsa sicurezza». Nel 1996 un agente di Scotland Yard è riuscito a incastrarlo, e Enger è stato condannato a sei anni e tre mesi di prigione, dove ha iniziato a dipingere, ispirandosi stilisticamente al suo eroe artistico. Dopo la scarcerazione, ha avviato una carriera artistica tutta sua. Nel 2011, i suoi dipinti astratti sono stati esposti in una galleria in Norvegia. Nel 2015 è stato accusato di aver rubato 17 dipinti da una galleria di Oslo.

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