Il creatore di Succession torna con un film in cui racconta un quartetto di tech bro ricchi, stupidi e crudeli. Ma non così interessanti.
Ruben Östlund ha stroncato Barbie
In una recente intervista con Premiere, tra le altre cose è stato chiesto al regista svedese Ruben Östlund, che quest’anno ha presieduto la giuria della 76esima edizione del Festival di Cannes, di commentare la scelta di Greta Gerwig come prossima presidente. Östlund ha sostanzialmente schivato la domanda ed è passato a commentare invece l’evento cinematografico dell’anno, Barbie: «Non mi è piaciuto», il riassunto del suo (piuttosto lungo) commento. Un produttore di giocattoli che finanzia il suo stesso film per pubblicizzare un suo vecchio giocattolo e renderlo di nuovo desiderabile sul mercato? Per il regista questo è cinismo travestito da ottimismo, niente di più. Sicuramente è una visione che incarna a pieno la follia capitalistica del nostro tempo, questo sì, ma non corrisponde alla sua visione di cinema.
Secondo il regista svedese, per contrastare la pressione a essere costantemente produttivi è fondamentale creare contenuti che si “facciano pubblicità” attraverso il passaparola, piuttosto che con oculate operazione di marketing. Sostanzialmente l’accusa è che senza tutti i gadget, i soldi spesi in pubblicità, i glitter che sbucavano perfino su Google, i contenuti brandizzati di altre grandi aziende, Barbie non sarebbe nulla. Alla fine Barbie è diventato un evento più che un film, e di conseguenza si è parlato molto del fenomeno Barbie e molto meno del film, scrive World of Reel. Nell’intervista il regista di Triangle of Sadness ha anche detto di aver completato la prima stesura della sceneggiatura del suo nuovo film, The Entertainment System is Down.

Pubblicato nel 2000, acclamato, dimenticato, ripubblicato e riscoperto nel 2016, inserito tra i 100 migliori romanzi del XXI secolo dal New York Times, L'ultimo samurai è asceso allo status di classico nonostante una travagliatissima storia editoriale.