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C’è un chatbot che parla imitando le celebrity

12 Gennaio 2023

Da quando, alla fine di novembre, OpenAI ha svelato al pubblico il chatbot ChatGPT, moltissime persone hanno avuto una dimostrazione degli enormi passi avanti fatti dalle intelligenze artificiali negli ultimi anni. Parlando con ChatGPT, infatti, in tanti hanno detto di aver avuto l’impressione di parlare con un essere umano. Dei limiti – e dei pericoli – di questo tipo di tecnologia si sta discutendo molto in questi mesi, ma nel frattempo le ricerche e gli esperimenti continuano e quasi ogni giorno si scopre una nuova applicazione, una nuova versione dell’intelligenza artificiale. L’ultima l’ha raccontata il New York Times: si tratta del sito Character.AI., un sorta di raccoglitore di diversi chatbot attraverso il quale è possibile parlare con software che imitano le celebrity, filosofi, accademici, ma anche personaggi di film, serie tv, anime, videogiochi e addirittura meme.

Il pezzo del New York Times comincia raccontando la storia di Jonas Thiel, un studente universitario tedesco, che al giornale ha raccontato delle giornate che ha recentemente passato a chiacchierare con persone di cui fino a questo momento aveva soltanto potuto leggere nei libri. Karl Kautsky, socialista ceco-austriaco morto prima della Seconda guerra mondiale, che a Thiel ha spiegato che «il proletario sta vivendo un momento terribile. Prima o poi esso capirà che il capitalismo è un sistema difettoso, soprattutto a causa della crisi climatica». Dopo aver finito di parlare con Kautsky, Thiel ha scambiato quattro chiacchiere anche con gli accademici G.A. Cohen e Adolph Reed Jr.. Ma, se avesse voluto, avrebbe potuto passare il suo tempo parlando con Joe Biden, Kanye West, Billie Eilish, Elon Musk, Albert Einstein, Jesse Pinkman di Breaking Bad, Loki del Marvel Cinematic Universe, Bowser, il nemico di Super Mario, Gesù Cristo o Lucifero.

A costruire Character.AI. sono stati Daniel De Freitas e Noam Shazeer, due ex dipendenti di Google che hanno lasciato Big G con l’intento di creare un diverso tipo di chatbot: se finora quasi tutti quelli esistenti si concentrano sul tentativo di imitare le conversazioni umane, Character.AI. cerca invece di produrre conversazioni che siano «realistiche e aperte». Secondo De Freitas e Shazeer non ha senso sforzarsi di “umanizzare” le intelligenze artificiali. Ha più senso costruirle in modo da renderle capaci di conversazioni aperte e realistiche, senza costringerle a fingere umanità. Secondo i due ingegneri, in questo modo i chatbot possono assolvere meglio al compito in questo momento a loro più adatto: quello di intrattenere gli esseri umani.

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