È un genere esploso negli ultimi dieci anni ma che forse è stato già superato dai fatti: la crisi climatica ormai è parte della nostra quotidianità e la narrativa non può che adattarsi di conseguenza.
Un robot giocatore di scacchi ha spezzato il dito al suo avversario, un bambino di sette anni
È difficile immaginare uno sport meno violento degli scacchi. Grazie alla bellissima serie Netflix con Ana Taylor-Joy di due anni fa, La regina degli scacchi, anche i meno esperti hanno avuto modo di capire quanto questo antico gioco di strategia possa essere emozionante, appassionante, pieno di colpi di scena e perfino aggressivo senza mai, però, essere violento. Perlomeno quando viene giocato dagli umani. Come riportato alla stampa da Sergey Lazarev, presidente della Federazione scacchistica di Mosca, durante una partita del 19 luglio si è verificato uno spiacevole incidente: un giocatore robot ha rotto il dito del suo avversario, un bambino di sette anni.
Il video dell’episodio circola sui social da qualche giorno e mostra il robot mentre prende uno dei pezzi del bambino. Il bambino quindi fa la sua mossa e il robot gli afferra il dito. Quattro adulti si precipitano ad aiutare la vittima, che viene liberata e portata via. Lazarev ha assicurato che la macchina aveva giocato molte partite precedenti senza incidenti. Il suo gesto violento si è verificato in reazione a una mossa troppo rapida del bambino (uno dei 30 migliori giocatori di scacchi nella categoria under-nine a Mosca) che avrebbe violato le regole di sicurezza rispondendo troppo velocemente senza aspettare che il robot completasse la sua mossa. Secondo quanto riportato da Lazarev, il bambino non è rimasto particolarmente scosso dall’incidente. Ha continuato a giocare col gesso già dal giorno dopo, aiutato da dei volontari che registravano le mosse per lui, e ha terminato il torneo in tutta tranquillità, a differenza dei suoi genitori, che hanno contattato la procura per aprire un caso sull’incidente.
Come ha sottolineato il Guardian, anche se i robot stanno diventando sempre più sofisticati, la maggior parte di loro si limita a ripetere una serie azioni – afferrare, spostare, posare – senza sapere né preoccuparsi di cosa stiano afferrando, spostando o posando. Secondo uno studio del 2015, solo negli Stati Uniti ogni anno una persona viene uccisa da un robot industriale. La prima vittima risale al 1979: Robert Williams, operaio della Ford in Michigan, rimase schiacciato dal braccio di un robot. Nel 2015, in uno degli stabilimenti tedeschi della Volkswagen, un robot uccise un ragazzo di 22 anni afferrandolo e schiacciandolo contro una lastra di metallo. Tra il 2008 e il 2013 i robot utilizzati in chirurgia medica sono stati ritenuti responsabili della morte di 144 persone. Nel 2018 una donna di nome Elaine Herzberg è stata uccisa da un’auto a guida autonoma Uber che l’ha investita mentre attraversava la strada a Tempe, Arizona. «In generale, tuttavia, la causa più frequente è l’errore umano, o la mancanza di comprensione umana dei processi robotici», conclude Jon Henley sul Guardian, «vale la pena stare attenti con i robot, anche se stanno solo giocando a scacchi».

La band hip hop irlandese viene da anni di provocazioni ed esagerazioni alle quali nessuno aveva fatto troppo caso, fin qui. Ma è bastata una frase su Gaza, Israele e Stati Uniti al Coachella per farli diventare nemici pubblici numero 1.

Ancora più dei suoi romanzi precedenti, Vanishing World , appena uscito per Edizioni E/O, sembra scritto da una macchina senza sentimenti che ci mostra tutte le variabili possibili e immaginabili della stupidità umana.