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La lettera a un’ammiratrice di Walt Whitman è il rifiuto più gentile della storia

05 Novembre 2021

Rifiutare le avance indesiderate crea spesso qualche imbarazzo. La pigrizia figlia dei flirt su Instagram, Tinder e affini porta a ricorrere al ghosting: non mi interessi? Non ti rispondo neanche. C’è stato un periodo in cui non era così. Come ci racconta Lithub, Walt Whitman fu un campione di buone maniere nel respingere attenzioni, in questo caso lettere, indesiderate. Il poeta “friendzonò” Anne Gilchrist, scrittrice inglese, madre di quattro figli, vedova di un critico letterario morto di scarlattina nel 1851. Fu William Rossetti, critico e scrittore, a condividere il capolavoro di Whitman Foglie d’erba con Gilchrist, che rimase profondamente colpita, «completamente incantata», dirà lei. Così impressionata che pubblicò un saggio/recensione sul Radical di Boston, intitolato “An English woman’s Estimate of Walt Whitman”, titolo eloquentissimo. 

Ci vollero due anni anni prima che la donna prendesse coraggio e iniziasse a impugnare la penna per scrivere direttamente al poeta americano. Per la Gilchrist leggere i libri di Whitman «era l’anima divina che abbracciava la mia. Non ho mai sognato cosa significasse l’amore: non cosa significasse la vita». Non ci volle molto prima che da impegnati complimenti sull’opera letteraria si passasse al personale: «O caro Walt, non sentivi in ​​ogni parola il respiro dell’amore di una donna? Non vedevi come attraverso un velo trasparente un’anima tutta raggiante e tremante d’amore tendeva le braccia verso di te?», dritta al punto.

L’iniziale ghosting di Whitman ha costretto la scrittrice a supplicare una risposta: «Risparmiami l’inutile sofferenza dell’incertezza su questo punto e fammi avere una riga, una parola, per assicurarti che non sono più nascosta da te da una spessa nuvola», scrisse nel 1871. Whitman risponde dopo due settimane, scusandosi per il ritardo si giustifica dicendo: «Aspettavo da tempo il tempo e l’umore giusto per rispondere alla tua lettera con uno spirito serio come il tuo, e con la stessa assoluta fiducia e affetto», alludendo a un periodo particolarmente denso d’impegni, si assicura di «dimostrare senza ulteriore indugio che non sono insensibile al tuo amore». «Anch’io ti mando il mio amore», prosegue, «E non sentirti delusa perché ora scrivo così brevemente. Il mio libro è la mia migliore lettera, la mia risposta, la mia spiegazione più vera di tutte. In essa ho messo il mio corpo e il mio spirito, e anch’io comprendo pienamente e chiaramente la lettera d’amore che ha evocato. È già abbastanza che esista una relazione così bella e delicata, accolta da entrambi con gioia». In poche parole «non m’interessa», con anche il sottile consiglio di rileggersi il libro. 

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