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05:53 venerdì 22 agosto 2025
L’ultimo film della saga di Mission: Impossible è stato trasmesso gratuitamente su YouTube, ma ha potuto “vederlo” solo chi conosce l’alfabeto Morse E il pubblico sembra aver molto apprezzato l'iniziativa, a giudicare dai commenti che si leggono su YouTube.
A Maiorca quest’anno ci sono molti meno turisti a causa delle proteste contro l’overtourism Addirittura il 40 per cento in meno rispetto al 2024, secondo gli allarmatissimi balneari, ristoratori e albergatori locali.
Un sacco di gente è andata a vedere un concerto di Justin Bieber a Las Vegas senza accorgersi che sul palco non c’era lui ma un sosia Ci è voluta una canzone intera (una non eccellente interpretazione di "Sorry") prima che qualcuno cominciasse a sospettare.
È uscito il primo trailer di Good Boy, l’horror raccontato dal punto di vista di un cane Chi il film l'ha già visto dice che è bellissimo e che il protagonista, il cane Indy, meriterebbe un premio per la sua interpretazione.
È stato sgomberato il centro sociale Leoncavallo di Milano La polizia è entrata questa mattina alle 7:30, l'operazione verrà completata oggi, dopo più di 30 anni di contenziosi e 133 rinvii.
I Paesi africani chiedono (per l’ennesima volta) di cambiare la mappa del mondo perché in quella attuale l’Africa è troppo piccola Le 55 nazioni dell'Unione africana vogliono cestinare la mappa di Mercatore, vecchia di secoli, e sostituirla con una più moderna e realistica.
Uno dei tormentoni dell’estate giapponese è un canzone generata con l’AI e basata su un meme “Yaju & U” è la prima canzone interamente, esplicitamente fatta con l'AI a raggiungere un tale successo. Facile prevedere che non sarà l'ultima.
In Repubblica Ceca una politica si è ritirata dalle elezioni perché accusata di aver assoldato un sicario per uccidere un cane Margita Balaštíková, però, nega tutto: non ha mai voluto uccidere il cane, solo rovinare la vita al padrone, il suo ex marito.

A Istanbul migliaia di donne hanno marciato contro il ritiro della Turchia dalla Convenzione

02 Luglio 2021

Erano oltre mille le persone, per lo più donne, che ieri, primo luglio, sono scese nelle strade di Istanbul per protestare contro la decisione di Erdogan di ritirarsi dalla convenzione che era stata firmata nella stessa città 10 anni fa, e da cui prende anche il nome. La Turchia è uscita dall’accordo formalmente ieri. Nel 2011 era stata il primo Paese a ratificare la Convenzione di Istanbul, sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. Come si legge sul sito del Consiglio d’Europa, era «il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che creasse un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza». In Italia sarebbe entrata in vigore ben due anni dopo, e alcuni Paesi del Consiglio ancora non l’hanno ratificata. Lo scorso marzo Erdogan aveva deciso di recidere dalla convenzione, dicendo che la Turchia avrebbe usato le leggi locali per punire i crimini di genere, «perché la nostra lotta non è iniziata con la Convenzione e non finirà col nostro ritiro da questa».

Secondo molti conservatori e sostenitori di Erdogan, l’accordo danneggiava i valori della famiglia convenzionale e “criminalizzare la discriminazione” era un modo di promuovere l’omosessualità. Sarebbero infatti queste le motivazioni del ritiro, riporta Reuters. Negli ultimi 10 anni proprio la violenza di genere in Turchia è triplicata, si legge nell’articolo, dove viene stimato un femminicidio al giorno. Così ieri, appena poche ore dopo l’apparizione in tv del leader turco e l’annuncio della decisione, sono sorte numerose manifestazioni.

Intervistata, una studentessa ha detto: «Trovo assurdo che il governo ci stia togliendo dei diritti invece che implementarli, ogni giorno ci alziamo con la notizia di un femminicidio o dell’omicidio di una persona trans e in quanto donne è impossibile sentirsi al sicuro in questo Paese», facendo eco anche a quanto avevano dichiarato alcuni Paesi membri preoccupati, come la Francia, che proprio a questo proposito considerava il ritiro dalla convenzione un passo indietro verso il rispetto dei diritti umani. «Noi non rinunceremo alla convenzione di Istanbul», recitava la scritta su un cartellone durante alle proteste, mentre in coro le donne ripetevano «non verremo silenziate, non avremo paura e non ci inginocchieremo».

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