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Fitzgerald è stato il primo scrittore a utilizzare la parola “t-shirt”
Non sorprende che sia stato proprio l’inventore dell’immaginario della decadente riviera francese di Tenera è la notte a utilizzare per primo il termine “t-shirt” in uno scritto. Lo dice il dizionario inglese Oxford, che ha trovato la prima traccia della parola in Di qua dal paradiso, il romanzo d’esordio di Francis Scott Fitzgerald del 1920. L’autore del Grande Gatsby non ha di certo coniato il termine, mette in chiaro Literary Hub, ma è stato il primo a metterlo su carta, nominandolo e dando per scontato che l’idea di “t-shirt” fosse consolidata tra i suoi lettori, quando in realtà all’inizio non erano in tanti ad aver capito il suo significato, poiché in quegli anni aveva appena iniziato a diffondersi la moda delle magliette a maniche corte – inizialmente associate alle canottiere da scapolo.
Fa dire la parola ad Amory, il protagonista di ispirazione largamente autobiografica, quando fa le valigie per partire per la scuola: «Così i primi di settembre, munito di “sei ricambi di biancheria estiva, sei di biancheria invernale, una maglia o maglietta, una giacca di jersey, un soprabito per l’inverno, ecc.”, partì per il New England, la terra delle scuole». “T-shirt” non è l’unica parola che ha coniato, si legge sul Time, ce ne sono molte altre che ormai fanno parte del nostro lessico quotidiano, come “daiquiri”, che fa dire sempre ad Amory quando ne ordina uno doppio; o l’onomatopeica “splush!” come esclamazione per dire “sciocchezze”. La più celebre è “wicked”, letteralmente “cattivo”, che utilizza per la prima volta nel senso positivo di “fantastico”. Katherine Martin, a capo della divisione statunitense dei dizionari Oxford, dice che «a volte la letteratura è il migliore posto dove trovare per prime le cose. Gli autori sono degli inventori».

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