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Charli xcx sarà produttrice e protagonista del nuovo film di Takashi Miike Chiusa ufficialmente la brat summer, la cantante ha deciso di dedicarsi al cinema.
A Parigi hanno dimostrato che la migliore arma contro l’inquinamento è la pedonalizzazione 100 strade chiuse al traffico in 10 anni, inquinamento calato del 50 per cento.
Tutti i media hanno ripreso un articolo di Reuters sulla vibrazione atmosferica indotta, che però non c’entra niente con il blackout iberico (e forse non esiste) E infatti Reuters quell'articolo è stata costretta a cancellarlo.
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.

Oggi, 20 anni fa, usciva Il diario di Bridget Jones

13 Aprile 2021

Quando l’incarico di interpretare Bridget Jones venne affidato a Renéè Zellweger, lei lo prese sin da subito con la massima serietà. Per molti infatti una texana non sarebbe mai stata all’altezza, a differenza di un’interprete britannica (venne proposta Kate Winslet) di un il ruolo come quello della protagonista inglesissima del best seller di Helen Fielding. Invece la Zellweger modificò il proprio accento, prese 25 chili e per entrare meglio nella parte dell’impiegata lavorò per un mese sotto pseudonimo alla Picador, la stessa casa editrice che aveva pubblicato Il diario di Bridget Jones nel 1996, senza mai essere riconosciuta. Ed è proprio grazie a lei se ancora oggi a distanza di 20 anni il film diretto da Sharon Maguire, basato sull’omonimo romanzo, uscito nelle sale angloamericane il 13 aprile 2001, rimane un’opera indimenticabile.

Come racconta il Guardian, persino Hugh Grant e Colin Firth (nei panni del bellissimo e stronzissimo Daniel Cleaver e dello scontroso Mark Darcy, i due uomini che si contendono il cuore di Bridget), si accorsero solo al termine delle riprese che l’accento naturale della Zellweger era completamente diverso, e che scindere le due donne, attrice e personaggio, era diventato difficilissimo. Bridget Jones, apologia di tutte le trentenni single, che beve, fuma (ogni tanto prova a smettere), sbaglia, ci ricasca, colleziona un interminabile elenco di figure tremende (tra le scene immortali del primo film c’è sicuramente quella della presentazione del libro, «signore e signori benvenuti alla presentazione del più grande libro dei nostri tempi, escludendo i suoi romanzi, e anche i suoi, e anche a suoi che non sono niente male»). Ogni donna imperfetta si è riconosciuta almeno un po’ nelle insicurezze di Bridget, così lontana da Carrie Bradshaw di Sex and the City e così vicina a tutte le donne normali, che ha insegnato che per andare a letto con qualcuno le possibilità aumentano se proprio quel giorno indossi un paio di mutande contenitive (quelle che sempre secondo il Guardian sarebbero state riscoperte durante il lockdown).

Come ha evidenziato Rebecca Nicholson, un film del genere ora non avrebbe senso, non farebbe nemmeno ridere (qualche anno fa era emersa la possibilità di trarne anche una serie, idea poi naufragata). I personaggi fumano in casa, alle feste, nei ristoranti, nei pub e negli uffici, come se fosse Mad Men e non la Londra nel 2001. Bridget ha 32 anni, è ossessionata dal suo peso e preoccupata di diventare zitella (ma, appunto, ha solo 32 anni), pensa che a renderla felice sarà il matrimonio o la perdita di qualche chilo, e il suo capo le manda delle mail in cui elogia le sue tette. «Eppure il film è piacevole proprio perché mostra quanto il nostro contesto culturale sia in continua evoluzione. È ingenuo ma cinico, gioiosamente disordinato, adorabilmente stupido», ha scritto. «È una sorta di celebrazione del fallimento e dell’essere un po’ una merda». Lo aveva detto Hugh Grant alla Bbc ricordando Bridget, qualche tempo fa.

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