Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Uno sceneggiatore ha riaperto il dibattito sui ruoli omosessuali interpretati dagli etero
Negli ultimi giorni Russell T Davies, il creatore della serie di successo It’s a Sin su HBO Max, è riuscito a scatenare un acceso dibattito sostenendo in varie interviste che, a suo parere, solo gli artisti gay dovrebbero interpretare personaggi gay. It’s a Sin è la storia di un gruppo di ventenni che affrontano la crisi dell’AIDS negli anni ’80: a rendere la serie diversa dagli altri programmi a tema gay che Davies ha scritto, da Queer as Folk a A Very English Scandal, è il fatto che per la prima volta tutti i ruoli gay sono stati interpretati da attori realmente gay. «Voglio che persone come Colin Firth si vergognino delle loro azioni», ha detto Davies al New York Times. Per capire: non soltanto Firth, attore etero, interpreta il compagno gay di Stanley Tucci nel recente Supernova, ma ha ottenuto la sua prima nomination agli Oscar nel 2009 per aver interpretato il protagonista gay in A Single Man.
La questione dei ruoli si fa sempre più controversa, soprattutto per quanto riguarda le rappresentazioni di gruppi storicamente emarginati. Le produzioni di Hollywood hanno spesso scelto attori bianchi in ruoli e storie che originariamente non erano bianchi (whitewashing) ma la pressione dell’opinione pubblica negli ultimi anni ha spinto molti artisti bianchi a rifiutare tali ruoli. I personaggi non bianchi nei cartoni animati sono stati spesso doppiati da attori bianchi (ne è un caso Abdul dei Simpsons), ma anche questa pratica è stata abbandonata. C’è un crescente consenso sul fatto che i ruoli transgender dovrebbero essere interpretati solo da attori transgender: ricordate la reazione di Bret Easton Ellis alla decisione di Scarlett Johansson di rinunciare a un ruolo da trans? «Scarlett, dovevi resistere», aveva scritto su Vanity Fair. Sono passati quasi due anni, e col senno di poi possiamo dire che il mondo sta mandando a Bret Easton Ellis un messaggio molto chiaro: «Bret, ti devi arrendere».

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.