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La comunità gay si è impossessata dell’hashtag dei Proud Boys

05 Ottobre 2020

Proprio prima di aver comunicato al mondo di aver contratto il Covid-19 – e di aver fatto un giretto in automobile per farsi vedere dai suoi sostenitori, nonostante a quanto pare le sue condizioni siano abbastanza gravi (quindi mettendo a rischio gli agenti in macchina con lui) – durante il primo dibattito presidenziale con Joe Biden, Donald Trump ha lanciato un attacco contro gli attivisti di sinistra, per poi rivolgersi al gruppo di alt-right anti-immigrati chiamato Proud Boys (ne avevamo già scritto qui) suggerendo loro di «stare a guardare e stare pronti». I componenti dei Proud Boys hanno risposto con grande entusiasmo all’invito di Trump, interpretandolo come un modo per appoggiare pubblicamente la loro storia di violenza contro i manifestanti di sinistra e antifascisti, come gli attivisti di Black Lives Matter, e soprattutto come una chiamata alle armi in vista delle imminenti elezioni. Pare infatti che i commenti di Trump abbiano portato a un picco nel reclutamento di nuovi adepti.

In reazione a questa triste vicenda, i nemici di Trump hanno reagito su Twitter con un’idea brillante: contaminare l’hashtag #ProudBoys inondandolo di foto di coppie gay felici e altre gioiose dimostrazioni di orgoglio gay. A innescare il movimento sarebbe stato l’attore e attivista George Takei, che facendo riferimento agli sforzi passati di alcuni TikToker e agli stan del K-pop per soffocare i sostenitori di Trump, il primo ottobre ha twittato: «E se i ragazzi gay si fotografassero mentre si baciano o fanno cose molto gay, usando l’hashtag #ProudBoys?». Il risultato è stato dirompente: cercando l’hashtag su Twitter non ci si imbatte più in post deliranti che sostengono l’idea che gli uomini bianchi e la cultura occidentale siano sotto assedio – e che quindi si impegnano a diffondere misoginia, omofobia, razzismo e violenza al fine di “proteggere” quei valori – ma è stato invaso da messaggi d’amore, positività e il tipo orgoglio che ha senso diffondere.

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