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Perché durante la pandemia ci sembra di sognare di più
«Esiste una chiara relazione tra l’aumento dello stress e l’impatto sul nostro sonno. Ma molte persone in tutto il mondo stanno sperimentando un nuovo fenomeno: i sogni della pandemia». Quanto spiegato al Guardian da Bobby Duffy, a capo di una ricerca condotta dal King’s College London nel Regno Unito e direttore del Policy Institute della scuola, illumina circa una sensazione che molti di noi stanno provando, ovvero quella di sognare di più e di sognare cose sempre più assurde.
Ma si tratterebbe, appunto, solo di una percezione. Durante la pandemia da Coronavirus, nel raccogliere alcune informazioni “oniriche” molti ricercatori, tra cui il dott. Deirdre Barrett, psicologa clinica ed evoluzionista della Harvard Medical School, hanno spiegato che, nonostante ci sembri di sognare più del solito, in realtà staremmo soltanto ricordando meglio i nostri sogni perché stiamo dormendo di più o più profondamente. «Spesso ci potrebbe capitare anche di dormire nel weekend, o di concederci un pisolino durante il pomeriggio. Tutte cose che, fino a qualche mese fa, tra gite fuori porta e lavoro in ufficio non avremmo mai fatto», ha detto al Guardian. «Il ricordo dei sogni quindi è massimizzato, e anche qualora ci si svegli durante la notte questa sensazione di essere stati sommersi dai sogni permane». Non solo. Poiché la nostra vita è stata ridotta nelle nostre attività, e poiché abbiamo meno stimoli quotidiani, quando sognamo «scaviamo spesso nel nostro passato, il che può risultare una fatica, anche a livello incoscio. E questo non fa altro che aumentare la sensazione di aver sognato di più».
Ma la pandemia influirebbe anche sul contenuto delle nostre elaborazioni notturne. Barrett infatti, che raccoglie e analizza i sogni dei sopravvissuti a eventi traumatici, sta analizzando 4.000 sogni generati durante la pandemia da oltre 2.000 intervistati, evidenziando che «esistono numerosi punti in comune nel modo in cui i nostri sogni rispondono ai traumi. Con chiare associazioni visive, i sogni sono più letterali, come lo furono dopo l’11 settembre, quando la gente sognava la caduta di edifici. Ora invece che la minaccia è pressoché invisibile, la nostra mente lavora costruendo metafore unendole a personaggi o ambientazioni reali». E quindi magari sognamo i colleghi dell’ufficio, magari in situazioni paradossali, a scappare insieme a noi da un gigantesco sciame di insetti. «Perché non abbiamo immagini specifiche su cui concentrarci in questi giorni, e spesso gli insetti sono la cosa che rappresenta meglio il nostro concetto di pandemia».

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