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Come fanno i pipistrelli a sopravvivere a così tanti virus?

Dopo gli allarmi della scorsa settimana il Coronavirus continua a diffondersi: i casi certificati di infezione, oltre seimila, hanno da poco superato quelli dell’epidemia di SARS, e i decessi sono al momento 132. Per approfondirne le origini, il New York Times ha stretto la lente d’ingrandimento sui pipistrelli: gli esperti li ritengono la fonte più probabile dell’epidemia, e a partire da questo è emerso un dibattito sulle ragioni per cui riescano a sopravvivere a questo e ai tanti altri virus di cui sono stati portatori in passato, come lo stesso SARS e il MERS, o come alcuni meno conosciuti come il Marburg, il Nipah e lo Hendra.
«I pipistrelli possono trasmettere diverse specie di virus senza venirne debilitati a loro volta», spiega James Gorman, perché i loro sistemi immunitari sono particolarmente resistenti, e proprio questa tolleranza (maggiore rispetto a quella di tutti gli altri mammiferi) è una delle loro qualità distintive. Gli scienziati hanno iniziato ad interrogarsi sull’origine di questa qualità e hanno concluso che un fattore decisivo è rappresentato dal particolare rapporto tra il pipistrello e la sua capacità di volare.
Secondo una ricerca pubblicata su Cell Host and Microbe, e citata dal Nyt, l’attività del volo gli richiede uno sforzo in termini di energia fisica così imponente da causare la rottura di particolari cellule del corpo. Questa rottura fa sì che il pipistrello rilasci dei frammenti di Dna che iniziano a «galleggiare dove non dovrebbero». Il sistema di anticorpi degli altri mammiferi si attiva immediatamente, e causa la forte infiammazione necessaria a combattere il virus. Ma nei pipistrelli questo meccanismo di attivazione è più debole, e consente loro di mantenere un equilibrio perfetto: la loro risposta al virus è efficace e si limita allo stretto necessario, a differenza degli altri mammiferi – tra cui l’uomo – dove invece si hanno spesso casi di «over response».

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