Ne abbiamo parlato con Mattia Santarelli, fondatore del comitato "Ma quale casa", che sta raccogliendo le firme per una proposta di legge popolare per inserire il diritto alla casa in Costituzione.
E così si comincia a giocare alla guerra
Era un po’ il segreto di Pulcinella, ora non più. Francia e Gran Bretagna lo hanno confermato: stanno addestrando le truppe dei ribelli in Libia. L’Italia ci sta pensando. Londra invierà a Benghazi una ventina di soldati di lungo corso, per addestrare e organizzare i ribelli. Dal canto suo la Francia invierà una decina di “consiglieri militari” con simili direttive. Infine, il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha fatto capire che anche l’Italia è coinvolta, dichiarando che i ribelli “ovviamente devono essere addestrati.”
Ora, forse ricorderete che la scorsa settimana ci eravamo permessi di gettare qualche ombra sulle dichiarazioni di Andres Fogh Rasmussen, il segretario generale della Nato che insisteva a dire: “Siamo in Libia per proteggere i cittadini, non per armarli.” Caro Rasmussen, che differenza c’è tra fornire le armi ai rivoltosi e insegnare loro a usarle?

«Davanti a uno Stato che sostiene un genocidio, cosa dovrebbero fare le persone per bene?», ha scritto sul Guardian, condannando la decisione del governo inglese.

Mentre gli Usa entrano in guerra e si parla di regime change, ci si dimentica che la decisione di abbattere il regime degli ayatollah spetta agli iraniani. Ne abbiamo parlato con Sahar Delijani, scrittrice, esule iraniana in Italia.