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Charli xcx sarà produttrice e protagonista del nuovo film di Takashi Miike Chiusa ufficialmente la brat summer, la cantante ha deciso di dedicarsi al cinema.
A Parigi hanno dimostrato che la migliore arma contro l’inquinamento è la pedonalizzazione delle città Negli ultimi dieci anni più di 100 strade sono state chiuse al traffico e l'inquinamento è calato del 50 per cento.
Tutti i media hanno ripreso un articolo di Reuters sulla vibrazione atmosferica indotta, che però non c’entra niente con il blackout iberico (e forse non esiste) E infatti Reuters quell'articolo è stata costretta a cancellarlo.
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.

La seconda stagione di The Handmaid’s Tale è una delusione

Il triste declino di una serie che ci era piaciuta.

03 Maggio 2018

L’aspettativa, ok, era forse un po’ troppo alta: la prima stagione di The Handmaid’s Tale è stata una gran figata. Magari non una delle serie migliori di sempre, magari un po’ dell’entusiasmo era dovuto al tempismo, al fattore-Trump (evviva le distopie) e al movimento #MeToo (evviva il femminismo), però prima stagione di The Handmaid’s Tale meritava davvero. Per la seconda, abbiamo dovuto aspettare un anno, ci aspettavamo qualcosa di bello, e invece è stata una delusione: peccato. Nelle prime due puntate (per il momento ne sono uscite tre), succede poco, quello che succede è poco interessante e, questa è la cosa che dà più fastidio di tutto, il quadro generale che ne esce è zeppo di un difetto che prima non c’era: la morbosità gratuita.

Il compito, a volere essere onesti, non era facile: come in molti sanno, The Handmaid’s Tale è la trasposizione del romanzo omonimo di Margaret Atwood, già portato al cinema con un film bruttino ma ben recitato, e per il teatro da niente popò di meno che Harold Pinter. Il racconto dell’Ancella (questo il titolo italiano, edito da Ponte alle Grazie) era in soldoni una distopia (una “distopia femminista”, come l’ha definito qualcuno, anche se all’autrice il termine non piace) era una distopia, si diceva, ambientata in un’immaginaria teocrazia sorta dalle ceneri degli Stati Uniti d’America, dove le altre cose viene introdotta una classe di donne-schiave, le “ancelle” appunto, costrette a sfornare figli dei notabili del regime, concepiti attraversi rapporti sessuali forzati e ritualizzati. Il problema è che la trama del libro era stata esaurita dalla prima stagione, dunque la seconda ha dovuto partire da zero.

stagione 2 handmaid tale

Non che la missione fosse impossibile. Anche Games of Thrones la serie, ad esempio, si è discostata Games of Thrones i libri, e il risultato è stato ottimo. Nessun purismo dell’adattamento dunque, nulla vieta di ispirarsi a qualcosa e poi di aggiungerci dell’altro, un po’ come la realtà aumentata fa con la realtà. Anzi, per chi è stato un fan del romanzo e della prima stagione, questa cosa semmai rendeva ancora più curiosi. Creare da zero, insomma, era una sfida, non un handicap. A me, per esempio, piaceva l’idea di vedere le “colonie”, cioè le terre radioattive dove il regime manda a morire i dissidenti, i gay e le donne inutili. Poi, c’era la fuga della protagonista, che nel romanzo era una sorta di finale aperto ma che adesso i creatori della serie potevano mettere in scena: era davvero una fuga, o era un rapimento? La ragazza ce la fa o non ce la fa?

La seconda stagione parte proprio da quella fuga. Si scopre che in effetti era (spoiler) un rapimento. C’è una mock execution, una finta esecuzione, in questo caso di massa, dove un paio di dozzine di ancelle vengono bendate e messe sulla forca, salvo poi restare in vita, così, per spaventarle. Una tecnica, quella delle finte esecuzioni, particolarmente amata dall’Isis, dagli studenti iraniani seguaci degli ayatollah e dai torturatori di Abu Ghraib. Qui però è un po’ gratuita. Più che altro, diventa gratuita se seguita da quello che in effetti segue. Nell’ordine: una lunga e dettagliata scena di auto-mutilazione; una lunga e dettagliata scena di una mano bruciata come punizione corporale; una lunga e dettagliata scena di un’unghia che si stacca lentamente per colpa delle radiazioni; e, per non farsi mancare nulla, una crocefissione. Tutto un po’ superfluo, tutto un po’ pornografico, come l’ha definito The Cut. Anche Slate ha avuto un giudizio negativo: le nuove puntate sono «guardabili», però era meglio fermarsi alla prima stagione. Nel frattempo Hulu, la piattaforma di streaming che qui è anche la casa di produzione, ha annunciato che di stagione ce ne sarà anche una terza: magari, chissà, ci sarà modo di recuperare.

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