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La Sagrada Família è diventata la chiesa più alta del mondo Il posizionamento di una parte della torre centrale sopra la navata ha portato l’altezza della chiesa a 162,91 metri superando i 161,53 della guglia della cattedrale di Ulm, in Germania
A giudicare dai nomi coinvolti, Hollywood punta molto sul film di Call of Duty Un veterano dei film bellici e lo showrunner del momento sono i due nomi chiamati a sdoganare definitivamente i videogiochi al cinema.
Domani verrà inaugurato il nuovo, gigantesco museo egizio all’ombra delle piramidi Sarà il museo più grande del mondo dedicato a una singola civiltà e punta a rilanciare il turismo in crisi in Egitto.
Le dimensioni del massacro in Sudan sono visibili nelle immagini satellitari Il Paese è devastato dal 2023 da una sanguinosa guerra civile su base etnica scatenata dalle Forze di Supporto Rapido (RSF).
Il colpo più duro all’ex principe Andrea non è stata la revoca del titolo, ma il linguaggio usato nel comunicato ufficiale Gli esperti sono rimasti scioccati dal linguaggio “brutale” utilizzato da Buckingham Palace per annunciare che Andrea non sarà più principe.
L’operazione anti narcos a Rio de Janeiro è stata la più sanguinosa nella storia della città 2.500 agenti delle forze speciali brasiliane hanno attaccato il noto gruppo di narcotrafficanti Commando rosso, provocando 138 morti.
La quarta stagione di The White Lotus sarà ambientata tra Parigi e la Costa Azzurra Saltato l’accordo commerciale con la catena di hotel Four Seasons, HBO sta cercando hotel di lusso vista Senna come set della nuova stagione.
Robert Pattinson sta per lanciare la sua carriera da cantante  L’attore di Batman e Mickey 17 ha registrato sette canzoni da solista, realizzando un’ambizione che coltiva sin dai tempi di Twilight. 

Tre domande a Matteo Renzi

In vista del ballottaggio, abbiamo chiesto allo sfidante di Pier Luigi Bersani di dirci come la pensa su tre questioni concrete e cruciali.

27 Novembre 2012

Le tre domande e risposte che seguono sono tratte da Agenda Italia 2013, uno speciale a più voci di proposte per il futuro del paese, pubblicato per intero sul numero 11 di Studio, ora in edicola.

Come creare un ecosistema dell’innovazione? Sostiene uno studio del Prof Morse del MIT che le start up che resistono nel tempo sono quelle fondate da 40-50enni, quindi non si tratta genericamente solo di “giovani” ma di favorire il radicamento di un nuovo campo di lavoro. Scuola, incubatori, fondi di investimento, aziende: come collaborare? Negli Stati Uniti il Triangolo della Ricerca a Raleigh, North Carolina, ha usato questo network per trasformare dal 1959 a oggi un’area rurale e depressa in hub tecnologico. E’ possibile ripetere l’esperimento di un’Italia high tech? Come?

Matteo Renzi: Noi non crediamo nella “politica industriale” tradizionale, cioè, nel fornire incentivi finanziari direttamente alle imprese in modo discrezionale. Non pensiamo che un funzionario ministeriale possa selezionare le imprese “innovative e meritevoli” di investimento. Crediamo invece nel creare le condizioni normative, di politica fiscale, di formazione e ricerca di base ed applicata, di protezione dei diritti di proprietà intellettuale che consentano al settore privato di fare innovazione. La ricetta è quindi di indirizzare i fondi per la ricerca non a pioggia ma su indirizzi e strutture dove l’Italia possa esprimere un’eccellenza, di formare risorse umane di eccellenze – valorizzando il merito nella scuola, nell’università e nelle ricerca – e di favorire fiscalmente fondi a capitale privato che investano in “seed” capital per lo sviluppo di nuove imprese e di nuovi prodotti.

Il Mezzogiorno non può più vivere di rimesse pubbliche e occupazione statale. Ma lo “switch” Stato/Mercato non può effettuarsi a “interruttore” in-out perché, come dimostrano i casi Gesip, Alcoa, Ilva, il costo sociale sarebbe troppo alto. Occorre svezzare l’economia progressivamente, riducendo l’occupazione, i sussidi, il lavoro improduttivo e puntando su turismo, agricoltura di qualità, innovazione. L’asfissia totale di fondi privati e investimenti dall’estero paralizza la crescita, anche per la paura della criminalità organizzata: che fare?

Matteo Renzi: Negli ultimi decenni sono stati trasferiti al Sud fondi importanti che non hanno generato sviluppo economico. Noi crediamo che questo sia dipeso in parte significativa dalle modalità di trasferimento di questi fondi che spesso sono andate ad alimentare clientele politiche ed imprenditoriali e, talvolta, criminali, e paradossalmente hanno indebolito l’economia di mercato invece di rafforzarla. Ad esempio l’idea di distribuire i fondi europei su 470 mila progetti è figlia di questa cultura che privilegia la distribuzione di denaro e si disinteressa dell’efficienza allocativa dello stesso ai progetti con il miglior ritorno economico. Per questo abbiamo proposto di ridurre il costo e aumentare l’accesso al credito dirottando quote importante di Fondi Europei in Fondi di tipo jeremie di garanzia del credito, aperti a tutti gli imprenditori secondo criteri non discriminatori e liberi da influenza politica. Credo che questa sia una proposta emblematica del nostro approccio anche ai problemi del Sud. Noi non pensiamo che esistano una questione meridionale e una questione settentrionale. Vediamo un Paese che, nel suo insieme, deve confrontarsi con problemi che hanno caratteristiche e intensità differenti, nelle diverse aree, ma che hanno una radice comune e devono essere affrontati insieme. Il ricambio della classe dirigente e la rottamazione dei privilegi, il lavoro e il potere d’acquisto delle famiglie, la qualità della pubblica amministrazione e la riforma del welfare, l’innovazione e la legalità: tutte le questioni che abbiamo messo al centro del nostro programma sono questioni che richiedono scelte chiare a livello nazionale. Poi è chiaro che ogni contesto deve essere governato al livello più vicino possibile ai cittadini, valorizzando il ruolo dei Sindaci, che sono i veri “tecnici”: quelli che conoscono la vita e i problemi delle persone, non le statistiche dei ministeri.

Pensioni e welfare in generale. Garantiti vs non garantiti, generazione che ha avuto troppo vs generazione che paga il prezzo, welfare inteso come soccorso indiscriminato vs welfare mirato e discrezionale inteso come rete organica di protezione ad hoc. Dicotomie superabili? Come? Quali proposte razionalmente applicabili nel medio termine ritenete valide?

Matteo Renzi: Questo, per noi è un tema centrale. Per restare fedeli ai valori di equità e di solidarietà che sono alla base del welfare state e del diritto del lavoro, bisogna avere il coraggio di affrontare i nodi che, per troppo tempo, sono stati ignorati. La frattura tra garantiti e non garantiti sul mercato del lavoro, ad esempio, va combattuta sperimentando soluzioni nuove sul modello della flexsecurity dei paesi del nord europa: un sistema che tuteli il lavoratore, le sue competenze e il suo tenore di vita, più che il singolo posto di lavoro, in modo da dare una mano ai giovani che oggi faticano a inserirsi nel mondo del lavoro. Ma gli squilibri non riguardano solo i giovani. Oggi la spesa sociale, escludendo la disoccupazione, è di oltre 50  miliardi l’anno, ma è una spesa iniqua e inefficiente. Secondo alcune ricerche, 55 per cento della spesa  va al 50 per cento delle famiglie più ricche. Solo una quota ridotta degli anziani bisognosi è toccato da qualche forma di copertura pubblica. L’assistenza pubblica è frammentata e inefficiente ed erogata da soggetti diversi – INPS, Comuni, Regioni, Ministero – che non si coordinano minimamente. La nostra proposta è di concentrare queste risorse identificando i soggetti realmente bisognosi e chiedendo qualche sacrificio in più a chi, per esempio sul fronte previdenziale, in passato ha beneficiato di evidenti storture del sistema.

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