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Anche stavolta il premio di Designer of the Year l’ha vinto Jonathan Anderson È la terza volta consecutiva, stavolta ha battuto Glenn Martens, Miuccia Prada, Rick Owens, Martin Rose e Willy Chavarria.
L’Oms ha detto che i farmaci come Ozempic dovrebbero essere disponibili per tutti e non solo per chi può permetterseli Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, in futuro bisognerà garantire l'accesso a questi farmaci a chiunque ne abbia bisogno.
Aphex Twin ha caricato a sorpresa su SoundCloud due nuovi brani ispirati a una vacanza in Sicilia Le tracce sono comparse a sorpresa e sarebbero state ispirate da una vacanza italiana del musicista, intristito dalla pioggia autunnale.
Il sindaco di Pesaro si è dovuto scusare perché ha coperto di ghiaccio la statua di Pavarotti per far spazio a una pista di pattinaggio Ma ha pure detto che Pavarotti resterà "congelato" fino a dopo l'Epifania: spostare la statua o rimuovere la pista sarebbe troppo costoso.
Siccome erano alleati nella Seconda guerra mondiale, la Cina vuole che Francia e Regno Unito la sostengano anche adesso nello scontro con il Giappone Indispettita dalle dichiarazioni giapponesi su Taiwan, la diplomazia cinese chiede adesso si appella anche alle vecchie alleanze.
È morto Tom Stoppard, sceneggiatore premio Oscar che ha reso Shakespeare pop Si è spento a ottantotto anni uno dei drammaturghi inglesi più amati del Novecento, che ha modernizzato Shakespeare al cinema e a teatro.
La tv argentina ha scambiato Gasperini per il truffatore che si era travestito da sua madre per riscuoterne la pensione Un meme molto condiviso sui social italiani è stato trasmesso dal tg argentino, che ha scambiato Gasperini per il Mrs. Doubtfire della truffa.
La parola dell’anno per l’Oxford English Dictionary è rage bait Si traduce come "esca per la rabbia" e descrive quei contenuti online il cui scopo è quello di farci incazzare e quindi interagire.

Skopje si fa bella

03 Giugno 2011

La capitale macedone di Skopje possiamo definirla storicamente schizofrenica. Distrutta diverse volte da terremoti vari (l’ultimo nel 1963) e da sempre contesa come importante nodo commerciale dall’impero di turno (Romano, Bizantino, Bulgaro, Serbo), solo nel secolo scorso la città è stata occupata dai nazisti, ripresa dai bulgari e poi inglobata nella Jugoslavia comunista, per assumere infine il ruolo di capitale dell’attuale Repubblica di Macedonia, nel 1991. Rispecchiando il profilo storico del suo Paese, Skopje si divide tra una maggioranza di Macedoni ed un caleidoscopio di minoranze etniche, tra cui spiccano un 20% albanese e significative enclavi turche e rom.

Era quindi abbastanza prevedibile che ci fossero delle discussioni, quando nel febbraio dell’anno scorso le autorità cittadine hanno annunciato un progettone di lifting neoclassico per il centro città. L’intervento è stato denominato Skopje 2014 (anno in cui dovrebbe essere completato) ed è spiegato in dettaglio in un video diffuso su YouTube in cui, con un sottofondo musicale trionfalmente malinconico, lente panoramiche sull’area interessata sono interrotte da goffi pop-up, che evidenziano i monumenti a venire con frettolosi dettagli rotanti in 3D.

Aldilà dalla qualità piuttosto scadente del video, comunque, le prevedibili contestazioni sono dovute sia all’aspetto etnico/religioso – l’equilibrio tra Macedoni ed Albanesi – che a quello storico – lo stile neoclassico dei nuovi progetti è stato accusato di non rispecchiare la storia del paese. Per non parlare di questioni di mera praticità, visto che c’è anche chi dice che quegli 80 o 200 milioni di euro (non s’è ben capito) si possono spendere meglio.

Già anni fa la Macedonia aveva avuto problemi diplomatici con i Greci (ai quali non piace nemmeno l’omonimia con la loro regione) quando aveva dato il nome di Alessandro Magno all’aeroporto della capitale, ed altre polemiche, questa volta con le minoranze interne, avevano accompagnato l’annuncio di un monumento allo stesso e di una chiesa nella piazza principale di Skopje.

Secondo i partiti albanesi, la visione futura che il governo ha della piazza non rispecchia la multiculturalità della città e, difatti, ne stanno pianificando un’altra loro in un quartiere vicino. Le associazioni musulmane e turche, dal canto loro, preferirebbero la ricostruzione della vecchia Moschea di Burmali o l’erezione alternativa di un monumento a Maometto II, il sultano che fece costruire il ponte adiacente.

Proteste o no, il progettone va avanti lo stesso. Per farmi un’idea della sua portata architettonica e delle possibili implicazioni per l’identità della città, mi sono scambiato qualche e-mail con Ljubo Georgiev, architetto bulgaro di stanza a Rotterdam. Ljubo (che ha studiato in Italia e mi ha quindi molto gentilmente risparmiato la traduzione delle sue risposte) ha recentemente presentato la situazione di Skopje al secondo evento Failed Architecture, al Trouw di Amsterdam, e ne presenterà un altro nella stessa Skopje, durante la settimana dell’architettura.

Secondo lui, l’intervento previsto non è male dal punto di vista urbanistico e si inserisce tutto sommato bene sul piano modernista realizzato da Kenzo Tange dopo il terremoto del 1963. Il problema è piuttosto architettonico: “I materiali, lo stile e le tecniche utilizzati sono di qualità temporanea. Secondo me si tratta di decor. La questione del decor diventa interessante perché, anche se l’architettura è sempre stata in un certo senso un modo per creare atmosfera, dimostrare potenza o innovazione, è solo con Las Vegas che viene introdotta la temporaneità. Il progetto Skopje 2014 è una sorta di Las Vegas, solo che il governo macedone non presuppone l’uso temporaneo degli edifici, ma li presenta come un segno di identità che rimarrà per sempre”.

Anche il video dimostra questa intenzione. “Mi fa pensare ad un video game, potrebbe anche far parte di Lord of the Rings. Dico così perché sembra un paesaggio mitico, idealizzato, una sorta di Arcadia, con edifici che sembrano più templi Greci che sedi dell’amministrazione”.

I testi in macedone, senza nessuna versione inglese, confermano che il messaggio è rivolto principalmente alla popolazione locale: “Rinforzare – e direi anche creare – un’identità è lo scopo principale del progetto nella sua totalità. Più che provare a fare un branding internazionale, il primo obiettivo è convincere i Macedoni stessi della loro appartenenza alla cultura europea”.

Skopje 2014 non si pone in maniera neutrale rispetto alla storia nazionale macedone, ma è uno statement significativo rispetto a passato, presente e futuro. “Anche negli anni ’60 la ricostruzione di Skopje dopo il terremoto era una questione di creare un’identità. Allora si guardava verso il futuro, mentre oggi i sogni vengono cercati guardando al passato. La vecchia identità viene negata, anche odiata, e ne viene introdotta un’altra. La questione è se ne verrà creata una nuova fra 50 anni”. Considerate le controversie che stanno accompagnando il progetto ed i metodi con cui sta venendo promosso, l’impressione non è proprio di stabilità. “Il problema e’ che l’identità diventa troppo definita da strategie di marketing, manca la qualità per essere una cosa ‘naturale’ per la città”.

Forse la soluzione migliore sarebbe guardare al presente e prendere atto del complesso status della capitale macedone, con i suoi conflitti e le sue contraddizioni. Perchè 200 milioni a Las Vegas fai in fretta a perderli.

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