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03:31 venerdì 21 novembre 2025
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.
L’unico a volere il water d’oro di Cattelan andato all’asta è stato un parco di divertimenti Lo ha comprato per dodici milioni di dollari: è stata l'unica offerta per un'opera che ne vale dieci solo di materiale.
Angoulême, uno dei più prestigiosi festival di fumetti al mondo, quest’anno potrebbe saltare a causa di scandali, boicottaggi e tagli ai finanziamenti L'organizzazione è accusata di aver provato a insabbiare un'indagine su uno stupro e centinaia di artisti hanno deciso di non partecipare in protesta. L'edizione 2026 è a rischio.
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.
Il nuovo film di Sydney Sweeney sta andando così male che il distributore si rifiuta di rivelarne gli incassi Christy sembra destinato a diventare il peggior flop dell'anno, il quarto consecutivo nel 2025 dell'attrice.
Diversi grandi hotel sono stati accusati di fare offerte ingannevoli e fuorvianti su Booking L’authority inglese che si occupa di pubblicità ha scoperto che quelle convenientissime offerte non sono mai davvero così convenienti.

Punto XXX

Breve storia di un dominio da poco entrato in vigore, soltanto ufficialmente relegato all'erotismo

25 Gennaio 2012

L’effettiva libertà e anarchia di internet, argomento grosso grasso e vetusto – non ancora risolto, e forse mai risolvibile. I confini ci sono, non ci sono, dove sono, sono giusti, sono sbagliati, eccetera. A dicembre 2011 nasce (crescerà forte e robusta nei mesi a venire, o rimarrà un germoglio rachitico?) l’ultima polemica del caso: l’Icann – Internet Corporation for Assigned Names and Numbers – approva dopo anni la nascita del dominio a scopo porno-erotico chiamato .xxx (dot triple ex, per gli apprendisti anglofoni). L’intento? A una prima occhiata, sembrerebbe quello di categorizzare sotto un’unico tetto la maggioranza dei siti con contenuti “da adulti”, siano essi indirizzati a un pubblico etero- , omo- , bi- , e via continuando con la giungla di prefissi, acronimi e vocaboli dedicati a quella sfera. Si parla di una delle fette più importanti dell’intero mercato web: come le “fat bottomed girls” per il rock, il porno è uno dei principali fattori che fa girare il mondo dell’internet, da sempre corsia preferenziale per i bisogni più elementari dell’essere umano. Date un’occhiata ai domini più costosi di sempre: al secondo posto c’è proprio sex.com (venduto nel 2006 per 14 milioni di dollari), seguito poco dopo da porn.com, beer.com, casino.com e freeporn.com.

Il fatto singolare, per quanto riguarda il dominio .xxx, è innanzitutto il costo della registrazione: mentre la media dell’oceano internet spazia dai due ai dodici dollari di media, comprare uno spazio a tre ics ne costa addirittura 99. Potrebbe ciò scoraggiare i gestori di siti pornografici dall’abbandonare il dot com? Certo, ma il punto è un altro. Risulta sempre più chiaro, con il passare del tempo, che il fine principale del neonato suffisso web non è tanto la ghettizzazione di certi siti – con relativa facilità di censura, quindi, da parte di qualsivoglia organo statale – bensì la possibilità di accumulare soldi facili. Ancora nebbia? Arrivo subito al dunque. Eccezion fatta per qualche sito attivo ma del tutto innocuo (cioè piccolo, lontano anni luce dai numeri di un Youporn o Tubegalore), i maggiori introiti del nuovo dominio arrivano da privati, vip, università, società, banche. Nella pratica, l’invenzione delle tre x si sta configurando come un grosso ricatto di successo. E l’idea paga. Per prevenire utilizzi eterodossi del proprio nome (e della propria immagine, quindi) istituzioni e personalità si sono affrettati o si stanno affrettando a comprare il relativo dominio a tre x. Avete presente il grande copione complottista del tipo “il cattivo crea il virus per poi vendere l’antidoto e diventare ricco”? Per caso o per malizia, l’operazione .xxx si è trasformata nella variante informatica di quella sceneggiatura. Al punto che gli interessati compratori di uno spazio vengono accolti sul sito GoDaddy.com con un copy molto poco concettuale: «Secure your brand. Protect your reputation. Perhaps you’d like to create an adult entertainment website. Or maybe you’re here to keep your brand from being registered as a .xxx by someone else». La Kansas University ha preso il consiglio alla lettera e ha speso – dichiarazioni ufficiali – più di 3000 dollari in dominii, compresi KUgirls e KUnurses, ovviamente seguiti dal maligno suffisso. C’è un precedente, d’altronde, che insegna: fino al 2004 l’indirizzo whitehouse.com corrispondeva a un sito pornografico. Oggi la Casa Bianca si è già premunita contro il nuovo dominio, invece. A differenza di… digitate governo.xxx per provare.

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