Hype ↓
21:41 martedì 11 novembre 2025
Hbo ha annunciato che V per Vendetta>/i> tornerà, stavolta come serie tv Del progetto al momento si sa pochissimo, ma è già stato confermato James Gunn nel ruolo di produttore esecutivo.
Le aziende di Big Tech stanno investendo nella creazione di neonati “di design”, cioè geneticamente modificati I miliardari della Silicon Valley hanno deciso che quello di cui l'umanità ha bisogno è una formula per creare “neonati potenziati”.
Secondo il presidente della COP30 i Paesi ricchi dovrebbero tutti prendere lezioni di ambientalismo dalla Cina André Corrêa do Lago ha detto che la Cina, uno dei tre maggiori inquinatori al mondo, è l'esempio che il resto del mondo dovrebbe seguire.
Prima di essere scarcerato, Sarkozy si è vantato su Instagram di tutte le lettere che stava ricevendo in carcere Un reel sull'Instagram dell'ex Presidente mostra le tante lettere, regali e cartoline inviategli dai sostenitori. Lui ha promesso che risponderà a tutti.
I giurati del Booker Prize hanno detto di aver premiato Nella carne di David Szalay perché «non abbiamo mai letto niente del genere» Già pubblicato in Italia da Adelphi, il romanzo di Szalay si conferma così, ancora una volta, uno dei libri dell'anno.
Dopo il flop di Megalopolis, Francis Ford Coppola è così indebitato che ha dovuto mettere in vendita la sua isola caraibica privata Dopo un orologio da un milione di dollari, Coppola è stato costretto a rinunciare anche all'isola caraibica di Coral Caye, suo ritiro estivo.
Si è scoperto che il Fedora Man, l’elegantissimo uomo fotografato il giorno della rapina al Louvre, è un 15enne che si veste sempre elegantissimo Non un giornalista né un detective né un cosplayer né un buontempone: Elias Garzon Delvaux è solo un ragazzo a cui piace vestire elegante e visitare musei.
Lo scandalo che ha portato alle dimissioni dei capi della Bbc ricorda molto la trama di The Newsroom 2 di Aaron Sorkin Il video manipolato di un discorso di Donald Trump ha portato alle dimissioni del direttore generale Tim Davie e della Head of News Deborah Turness.

Parental Control

Monitorare i ragazzini su internet è un dovere dei genitori o è solo creepy? C'è chi vorrebbe delegare la responsabilità ai social media.

17 Gennaio 2013

In un episodio dei Soprano Anthony Junior, il rampollo cicciotto della dinastia mafiosa, si mette nei guai con la scuola. Insieme ad altri ragazzini, entra nell’edificio scolastico di nascosto dopo l’orario di chiusura, mette a soqquadro la piscina, la sala professori, distrugge un po’ di tutto. Grazie a un indizio dimenticato sulla scena del crimine (il cartone di una pizza), la scuola risale ai responsabili degli atti vandalici e avvisa i genitori. La conseguenza, a casa Soprano, è questo dialogo:

Carmela: Sei in punizione per un mese
Tony: Cioè niente Nintendo, niente Dvd, niente skateboard.
Carmela: E niente computer
AJ: Il computer mi serve per la scuola
Carmela: Prendi la macchina da scrivere dalla cantina
AJ: Papà l’ha buttata via
Tony: Allora usa una penna, ha funzionato per Einstein, funzionerà per te

La scena descritta sopra si inserisce in un tropo televisivo assai familiare a chi segue serie TV americane di vario spessore e/o formato che contemplano la presenza di un adolescente – ovvero quel momento super cliché in cui il ragazzo ne combina una e mamma e papà gli annunciano: you are grounded. Niente feste, niente uscite, niente generi di conforto tecnologico, per un dato lasso di tempo (tvtropes.org enumera svariati esempi, da That ’70s ShowHeroes). Tra le definizioni di “grounded” fornite da urbandictionary.com: what your parents do to punish you so that you are as miserable as they are.

In italiano in genere viene tradotta con un “sei in punizione” , che però non rende molto l’idea. Forse perché in italiano un equivalente non c’è. Forse, ma è un’ipotesi, perché l’idea stessa di sequestrare gadget tecnologici a scopo educativo non ci appartiene: fa troppo grande fratello/grande dittatore, un modello di genitorialità degno della Prima Repubblica, se non del pre-Sessantotto. Nei miei ricordi adolescenziali (che, per quanto lontani, risalgono pur sempre a un’era in cui i cellulari e, in misura minore, internet già svolgevano un ruolo determinante nella vita di un teenager), non compare un solo caso, tra compagni di scuola/amici/cugini e conoscenti, di qualcuno che sia mai stato privato provvisoriamente del suo diritto alle telecomunicazioni (ora che ci penso, non riesco a ricordare nessuno mai messo formalmente “in punizione”). Anche se, mi dicono, i genitori di oggi sono molto più attenti.

Recentemente il Moige (aka Movimento Italiano Genitori, di cui vi abbiamo parlato qui) ha annunciato di essere “pronto a costituirsi parte civile” contro “il social network” (presumibilmente Facebook) a seguito del suicidio di un’adolescente novarese, che pare sia stata vittima di alcuni bulli (che, appunto, avrebbero utilizzato anche Facebook).

Una vicenda, quella del suicidio di una ragazzina di 14 anni, che non è il caso di commentare in questa sede, sia per una mancanza di conoscenza diretta dei fatti, che per una questione di rispetto e di decenza. Si possono commentare, invece, le critiche mosse dal Moige ai/al social network:

I social network da grande opportunità stanno diventando un grande problema: in questo momento, sono un far west,  senza regole, né controlli. Se dovesse essere accertato quanto riportato dagli amici della giovane, ci troveremmo davanti a un vero e proprio concorso di responsabilità penale gravissima del social network, colpevole di non aver vigilato, nei suoi server, sulla presenza del gruppo di minori protagonista di queste violenze psicologiche verso la ragazza. Noi saremo pronti a costituirci parte civile.

E ancora:

Pur essendo contrario ad ogni principio normativo del nostro ordinamento acquisire per un minore anche, gratuitamente, un servizio, migliaia di minori vengono coinvolti nella formalizzazione di un contratto, non solo senza consenso genitoriale, ma anche senza che sia riconosciuta al genitore la possibilità di esercitare la legittima potestà di controllo sul proprio figlio. Questo è ciò che succede quotidianamente sui principali social network.

Riassumendo, ai/al social network sono rimproverate due cose: da un lato la corresponsabilità in presunti atti di bullismo e la mancata vigilanza sui comportamenti molesti da parte di alcuni utenti a danni di altri; dall’altro il fatto che sia concesso a dei minorenni di iscriversi senza il consenso dei genitori e senza che ai genitori vengano forniti gli strumenti per controllare i figli.

Il primo punto, e cioè se un mezzo possa essere ritenuto corresponsabile di eventuali reati o comportamenti scorretti da parte degli utenti, meriterebbe un discorso a parte e non è l’oggetto di questo articolo. Quanto alla seconda questione, ovvero il diritto (o dovere?) di un controllo da parte di un genitore sulle attività online di un figlio minorenne, c’è da chiedersi quanto essa riguardi effettivamente i social network.

Se c’è una cosa che ci ha insegnato l’esperienza di consumatori mediatici degli ultimi anni, è proprio che controllare qualcuno in rete è una cosa fin troppo facile: non solo esistono applicazioni per il parental control, pensate apposta per ha figli minori che vanno online, ma tutto quello che facciamo su Twitter, Facebook e affini è tracciabile da chiunque abbia voglia di tracciarlo. Non a caso esistono svariati aneddoti di persone, giovani o meno giovani, che si sono cacciati in qualche guaio perché il capo (oppure il parroco) li ha “sorpresi” a fare qualcosa di disdicevole (o ritenuto tale) sui social media.

Se vuoi sapere che cosa combina tuo figlio su Twitter o Facebook, nella maggior parte dei casi, non devi fare caso che seguirlo e/o aggiungerlo come amico. Se poi il ragazzo non vuole aggiungere mamma o papà tra gli “amici,” be’, questa è una scelta educativa che spetta ai genitori: se il figlio è minorenne, e a maggior ragione se ha meno di 15-16 anni, hanno tutto il diritto (ma non necessariamente il dovere!) di fargli il discorso “o mi lasci vedere il tuo profilo o ti tolgo l’accesso a internet.” Cosa che peraltro qualche esperto consiglia. Se uno invece decidere di non immischiarsi della vita online di suo figlio, ha tutto il diritto di farlo – come si diceva, sono scelte e ognuno fa le proprie, in base alla sua etica genitoriale e alle contingenze del caso– ma non può certo aspettarsi che sia Facebook a “vigilare” al posto suo.

Qualcuno, certo, potrebbe chiedersi quanto sia lecito tout court “spiare” su internet il proprio figlio – cosa che, comunque, fanno già molti genitori, come dimostrato da questa ricerca.

Insomma, non è un tantino creepy?

Ora, su cosa costituisca cyber-stalking e cosa sia semplice “curiosità”, esistono sensibilità diverse. Conosco persone che non appena conoscono qualcuno vanno subito a cercarlo so Google, ed altre che rabbrividiscono all’idea che si digiti il loro nome su un motore di ricerca, senza una ragione specifica. In compenso, alcuni esperti ritengono che la linea tra il creepy e il non-creepy passi semplicemente dal senso comune (e da quanto si riveli pubblicamente): es. dite pure al vostro nuovo collega che il suo sito è molto interessante, non ditegli però che avete visto quella foto di lui in hangover…

Il punto però è che qui non stiamo parlando di amici, colleghi o conoscenti, che magari avrebbero tutte le ragioni dirci di farci i fatti nostri. Stiamo parlando di ragazzini, dei cui fatti i genitori hanno non solo il diritto, ma anche il dovere, di impicciarsi, almeno in qualche misura. Scott Steinberg, autore di Modern Parent’s Guide sostiene che monitorare i ragazzini sui social media è cosa buona e giusta, l’importante è dirglielo apertamente: “Se sono avvisati, non è spiare.”

In definitiva, la legittima potestà di controllo sul proprio figlio di cui parlava il comunicato del Moige sta anche in questo, nell’avere il diritto di monitorare – si spera con una misura ragionevole, tarata sull’età e sul singolo caso – cosa combina la propria prole, online e offline, e nel caso ricorrere a misure disciplinari. È un diritto che spetta ai genitori, e che non può essere delegato. Anche se farsene carico fa un po’ grande fratello o Prima Repubblica.

Anche se fa un po’ you are grounded for a month.

Articoli Suggeriti
Prima di essere scarcerato, Sarkozy si è vantato su Instagram di tutte le lettere che stava ricevendo in carcere

Un reel sull'Instagram dell'ex Presidente mostra le tante lettere, regali e cartoline inviategli dai sostenitori. Lui ha promesso che risponderà a tutti.

Si è scoperto che il Fedora Man, l’elegantissimo uomo fotografato il giorno della rapina al Louvre, è un 15enne che si veste sempre elegantissimo

Non un giornalista né un detective né un cosplayer né un buontempone: Elias Garzon Delvaux è solo un ragazzo a cui piace vestire elegante e visitare musei.

Leggi anche ↓
Prima di essere scarcerato, Sarkozy si è vantato su Instagram di tutte le lettere che stava ricevendo in carcere

Un reel sull'Instagram dell'ex Presidente mostra le tante lettere, regali e cartoline inviategli dai sostenitori. Lui ha promesso che risponderà a tutti.

Si è scoperto che il Fedora Man, l’elegantissimo uomo fotografato il giorno della rapina al Louvre, è un 15enne che si veste sempre elegantissimo

Non un giornalista né un detective né un cosplayer né un buontempone: Elias Garzon Delvaux è solo un ragazzo a cui piace vestire elegante e visitare musei.

Una foto di Hideo Kojima e Zerocalcare al Lucca Comics ha scatenato una polemica internazionale tra Italia, Turchia e Giappone

L'immagine, pubblicata e poi cancellata dai social di Kojima, ha fatto arrabbiare prima gli utenti turchi, poi quelli italiani, per motivi abbastanza assurdi.

Lo Studio Ghibli ha intimato a OpenAI di smetterla di usare l’intelligenza artificiale per creare brutte copie dei suoi film

Assieme ad altre aziende dell'intrattenimento giapponese, lo Studio ha inviato una lettera a OpenAI in cui accusa quest'ultima di violare il diritto d'autore.

Marketing, algoritmi e brand di culto

Intervista a Gianluca Diegoli, esperto di marketing e autore di Seguimi!.

Su internet le streghe non solo esistono davvero ma fatturano anche parecchio

Etsy Witches, witchtok, gli antri su Instagram e le fattucchiere di Facebook. Per quanto maldestre e talvolta in malafede, le streghe online ci dicono come sta cambiando il nostro rapporto con internet e con la realtà.