Hype ↓
11:43 sabato 6 dicembre 2025
Quentin Tarantino ha detto che Paul Dano è un attore scarso e i colleghi di Paul Dano hanno detto che Quentin Tarantino farebbe meglio a starsene zitto Tarantino lo ha accusato di aver “rovinato” Il petroliere, definendolo «un tipo debole e poco interessante».
Già quattro Paesi hanno annunciato il boicottaggio dell’Eurovision 2026 dopo la conferma della partecipazione di Israele Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Slovenia hanno annunciato la loro intenzione di boicottare questa edizione se davvero a Israele verrà permesso di partecipare.
Pantone è stata accusata di sostenere il suprematismo bianco perché ha scelto per la prima volta il bianco come colore dell’anno L'azienda ha spiegato che dietro la scelta non c'è nessuna intenzione politica né sociale, ma ormai è troppo tardi, la polemica è esplosa.
L’acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix sta mandando nel panico tutta l’industria dell’intrattenimento La geografia del cinema e dalla tv mondiale cambierà per sempre, dopo questo accordo da 83 miliardi di dollari.
Lily Allen distribuirà il suo nuovo album anche in delle chiavette usb a forma di plug anale Un riferimento a "Pussy Palace", canzone più chiacchierata di West End Girl, in cui racconta come ha scoperto i tradimenti dell'ex marito, l'attore David Harbour.
Dario Vitale lascia Versace, appena nove mesi dopo esserne diventato direttore creativo Era stato nominato chief creative officer del brand, appena acquisito dal gruppo Prada, a marzo di quest'anno.
L’unica tappa italiana del tour di Rosalìa sarà a Milano, il 25 marzo Sono uscite le date del tour di Lux: partirà il 16 marzo 2026 da Lione e si chiuderà il 3 settembre a Portorico.
Secondo una ricerca, l’inasprimento delle leggi sull’immigrazione in Europa sta facendo aumentare e arricchire i trafficanti di essere umani Il Mixed Migration Centre ha pubblicato un ampio studio in cui dimostra che le politiche anti immigrazione stanno solo aggravando il problema che avrebbero dovuto risolvere.

Parental Control

Monitorare i ragazzini su internet è un dovere dei genitori o è solo creepy? C'è chi vorrebbe delegare la responsabilità ai social media.

17 Gennaio 2013

In un episodio dei Soprano Anthony Junior, il rampollo cicciotto della dinastia mafiosa, si mette nei guai con la scuola. Insieme ad altri ragazzini, entra nell’edificio scolastico di nascosto dopo l’orario di chiusura, mette a soqquadro la piscina, la sala professori, distrugge un po’ di tutto. Grazie a un indizio dimenticato sulla scena del crimine (il cartone di una pizza), la scuola risale ai responsabili degli atti vandalici e avvisa i genitori. La conseguenza, a casa Soprano, è questo dialogo:

Carmela: Sei in punizione per un mese
Tony: Cioè niente Nintendo, niente Dvd, niente skateboard.
Carmela: E niente computer
AJ: Il computer mi serve per la scuola
Carmela: Prendi la macchina da scrivere dalla cantina
AJ: Papà l’ha buttata via
Tony: Allora usa una penna, ha funzionato per Einstein, funzionerà per te

La scena descritta sopra si inserisce in un tropo televisivo assai familiare a chi segue serie TV americane di vario spessore e/o formato che contemplano la presenza di un adolescente – ovvero quel momento super cliché in cui il ragazzo ne combina una e mamma e papà gli annunciano: you are grounded. Niente feste, niente uscite, niente generi di conforto tecnologico, per un dato lasso di tempo (tvtropes.org enumera svariati esempi, da That ’70s ShowHeroes). Tra le definizioni di “grounded” fornite da urbandictionary.com: what your parents do to punish you so that you are as miserable as they are.

In italiano in genere viene tradotta con un “sei in punizione” , che però non rende molto l’idea. Forse perché in italiano un equivalente non c’è. Forse, ma è un’ipotesi, perché l’idea stessa di sequestrare gadget tecnologici a scopo educativo non ci appartiene: fa troppo grande fratello/grande dittatore, un modello di genitorialità degno della Prima Repubblica, se non del pre-Sessantotto. Nei miei ricordi adolescenziali (che, per quanto lontani, risalgono pur sempre a un’era in cui i cellulari e, in misura minore, internet già svolgevano un ruolo determinante nella vita di un teenager), non compare un solo caso, tra compagni di scuola/amici/cugini e conoscenti, di qualcuno che sia mai stato privato provvisoriamente del suo diritto alle telecomunicazioni (ora che ci penso, non riesco a ricordare nessuno mai messo formalmente “in punizione”). Anche se, mi dicono, i genitori di oggi sono molto più attenti.

Recentemente il Moige (aka Movimento Italiano Genitori, di cui vi abbiamo parlato qui) ha annunciato di essere “pronto a costituirsi parte civile” contro “il social network” (presumibilmente Facebook) a seguito del suicidio di un’adolescente novarese, che pare sia stata vittima di alcuni bulli (che, appunto, avrebbero utilizzato anche Facebook).

Una vicenda, quella del suicidio di una ragazzina di 14 anni, che non è il caso di commentare in questa sede, sia per una mancanza di conoscenza diretta dei fatti, che per una questione di rispetto e di decenza. Si possono commentare, invece, le critiche mosse dal Moige ai/al social network:

I social network da grande opportunità stanno diventando un grande problema: in questo momento, sono un far west,  senza regole, né controlli. Se dovesse essere accertato quanto riportato dagli amici della giovane, ci troveremmo davanti a un vero e proprio concorso di responsabilità penale gravissima del social network, colpevole di non aver vigilato, nei suoi server, sulla presenza del gruppo di minori protagonista di queste violenze psicologiche verso la ragazza. Noi saremo pronti a costituirci parte civile.

E ancora:

Pur essendo contrario ad ogni principio normativo del nostro ordinamento acquisire per un minore anche, gratuitamente, un servizio, migliaia di minori vengono coinvolti nella formalizzazione di un contratto, non solo senza consenso genitoriale, ma anche senza che sia riconosciuta al genitore la possibilità di esercitare la legittima potestà di controllo sul proprio figlio. Questo è ciò che succede quotidianamente sui principali social network.

Riassumendo, ai/al social network sono rimproverate due cose: da un lato la corresponsabilità in presunti atti di bullismo e la mancata vigilanza sui comportamenti molesti da parte di alcuni utenti a danni di altri; dall’altro il fatto che sia concesso a dei minorenni di iscriversi senza il consenso dei genitori e senza che ai genitori vengano forniti gli strumenti per controllare i figli.

Il primo punto, e cioè se un mezzo possa essere ritenuto corresponsabile di eventuali reati o comportamenti scorretti da parte degli utenti, meriterebbe un discorso a parte e non è l’oggetto di questo articolo. Quanto alla seconda questione, ovvero il diritto (o dovere?) di un controllo da parte di un genitore sulle attività online di un figlio minorenne, c’è da chiedersi quanto essa riguardi effettivamente i social network.

Se c’è una cosa che ci ha insegnato l’esperienza di consumatori mediatici degli ultimi anni, è proprio che controllare qualcuno in rete è una cosa fin troppo facile: non solo esistono applicazioni per il parental control, pensate apposta per ha figli minori che vanno online, ma tutto quello che facciamo su Twitter, Facebook e affini è tracciabile da chiunque abbia voglia di tracciarlo. Non a caso esistono svariati aneddoti di persone, giovani o meno giovani, che si sono cacciati in qualche guaio perché il capo (oppure il parroco) li ha “sorpresi” a fare qualcosa di disdicevole (o ritenuto tale) sui social media.

Se vuoi sapere che cosa combina tuo figlio su Twitter o Facebook, nella maggior parte dei casi, non devi fare caso che seguirlo e/o aggiungerlo come amico. Se poi il ragazzo non vuole aggiungere mamma o papà tra gli “amici,” be’, questa è una scelta educativa che spetta ai genitori: se il figlio è minorenne, e a maggior ragione se ha meno di 15-16 anni, hanno tutto il diritto (ma non necessariamente il dovere!) di fargli il discorso “o mi lasci vedere il tuo profilo o ti tolgo l’accesso a internet.” Cosa che peraltro qualche esperto consiglia. Se uno invece decidere di non immischiarsi della vita online di suo figlio, ha tutto il diritto di farlo – come si diceva, sono scelte e ognuno fa le proprie, in base alla sua etica genitoriale e alle contingenze del caso– ma non può certo aspettarsi che sia Facebook a “vigilare” al posto suo.

Qualcuno, certo, potrebbe chiedersi quanto sia lecito tout court “spiare” su internet il proprio figlio – cosa che, comunque, fanno già molti genitori, come dimostrato da questa ricerca.

Insomma, non è un tantino creepy?

Ora, su cosa costituisca cyber-stalking e cosa sia semplice “curiosità”, esistono sensibilità diverse. Conosco persone che non appena conoscono qualcuno vanno subito a cercarlo so Google, ed altre che rabbrividiscono all’idea che si digiti il loro nome su un motore di ricerca, senza una ragione specifica. In compenso, alcuni esperti ritengono che la linea tra il creepy e il non-creepy passi semplicemente dal senso comune (e da quanto si riveli pubblicamente): es. dite pure al vostro nuovo collega che il suo sito è molto interessante, non ditegli però che avete visto quella foto di lui in hangover…

Il punto però è che qui non stiamo parlando di amici, colleghi o conoscenti, che magari avrebbero tutte le ragioni dirci di farci i fatti nostri. Stiamo parlando di ragazzini, dei cui fatti i genitori hanno non solo il diritto, ma anche il dovere, di impicciarsi, almeno in qualche misura. Scott Steinberg, autore di Modern Parent’s Guide sostiene che monitorare i ragazzini sui social media è cosa buona e giusta, l’importante è dirglielo apertamente: “Se sono avvisati, non è spiare.”

In definitiva, la legittima potestà di controllo sul proprio figlio di cui parlava il comunicato del Moige sta anche in questo, nell’avere il diritto di monitorare – si spera con una misura ragionevole, tarata sull’età e sul singolo caso – cosa combina la propria prole, online e offline, e nel caso ricorrere a misure disciplinari. È un diritto che spetta ai genitori, e che non può essere delegato. Anche se farsene carico fa un po’ grande fratello o Prima Repubblica.

Anche se fa un po’ you are grounded for a month.

Articoli Suggeriti
L’ansia da Spotify Wrapped è talmente grave che migliaia di persone hanno creduto a una bufala su una versione modificabile disponibile a pagamento

Evidentemente, quella di scoprire di avere dei brutti gusti musicali scorrendo il proprio Wrapped è una paura più diffusa di quanto ci si immagini.

La pagina Wikipedia più letta nel 2025 è stata quella di Charlie Kirk

Con 45 milioni di visualizzazioni, la pagina dedicata a Kirk ha superato quelle di Trump, del Papa, di Musk, di Mamdani e pure di Superman.

Leggi anche ↓
L’ansia da Spotify Wrapped è talmente grave che migliaia di persone hanno creduto a una bufala su una versione modificabile disponibile a pagamento

Evidentemente, quella di scoprire di avere dei brutti gusti musicali scorrendo il proprio Wrapped è una paura più diffusa di quanto ci si immagini.

La pagina Wikipedia più letta nel 2025 è stata quella di Charlie Kirk

Con 45 milioni di visualizzazioni, la pagina dedicata a Kirk ha superato quelle di Trump, del Papa, di Musk, di Mamdani e pure di Superman.

Il nuovo trend di TikTok sono i video anti immigrazione generati con l’AI

Milioni di visualizzazioni per video apertamente razzisti e chiaramente falsi che incolpano i migranti di crimini che non sono mai avvenuti.

L’AI è ancora in bilico tra rivoluzione e cialtronata

Negli ultimi mesi parlare di intelligenza artificiale significa inciampare di continuo in iperboli. Da una parte previsioni di crescita impressionanti, dall'altra, i dati: oggi nessuna azienda AI sta generando profitti.

La tv argentina ha scambiato Gasperini per il truffatore che si era travestito da sua madre per riscuoterne la pensione

Un meme molto condiviso sui social italiani è stato trasmesso dal tg argentino, che ha scambiato Gasperini per il Mrs. Doubtfire italiano.

La nuova funzione di geolocalizzazione di X si sta rivelando un serio problema per i politici

Non è facile spiegare come mai i più entusiasti sostenitori di Donald Trump postino dall'India o dalla Nigeria, per esempio.