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19:57 martedì 23 dicembre 2025
Timothée Chalamet è diventato il primo uomo a salire in cima alla Sfera di Las Vegas, tutto per promuovere il suo nuovo film Marty Supreme È l'ultima trovata di quella che è già considerata la migliore campagna promozionale della storia del cinema. Grazie anche e soprattutto agli sforzi di Chalamet.
Migliaia di spie nordcoreane hanno tentato di farsi assumere da Amazon usando falsi profili LinkedIn 1800 candidature molto sospette che Amazon ha respinto. L'obiettivo era farsi pagare da un'azienda americana per finanziare il regime nordcoreano.
È morto Vince Zampella, l’uomo che con Call of Duty ha contribuito a fare dei videogiochi un’industria multimiliardaria Figura chiave del videogioco moderno, ha reso gli sparatutto mainstream, fondando un franchise da 400 milioni di copie vendute e 15 miliardi di incassi.
A Londra è comparsa una nuova opera di Banksy che parla di crisi abitativa e giovani senzatetto In realtà le opere sono due, quasi identiche, ma solo una è stata già rivendicata dall'artista con un post su Instagram.
Gli scatti d’ira di Nick Reiner erano stati raccontati già 20 anni fa in un manuale di yoga scritto dall’istruttrice personale d Rob e Michele Reiner Si intitola A Chair in the Air e racconta episodi di violenza realmente accaduti nella casa dei Reiner quando Nick era un bambino.
Il neo inviato speciale per la Groenlandia scelto da Trump ha detto apertamente che gli Usa vogliono annetterla al loro territorio Jeff Landry non ha perso tempo, ma nemmeno Danimarca e Groenlandia ci hanno messo molto a ribadire che di annessioni non si parla nemmeno.
Erika Kirk ha detto che alle elezioni del 2028 sosterrà J.D. Vance, anche se Vance non ha ancora nemmeno annunciato la sua candidatura «Faremo in modo che J.D. Vance, il caro amico di mio marito, ottenga la più clamorosa delle vittorie», ha detto.
A causa della crescita dell’industria del benessere, l’incenso sta diventando un bene sempre più raro e costoso La domanda è troppa e gli alberi che producono la resina da incenso non bastano. Di questo passo, tra 20 anni la produzione mondiale si dimezzerà.

Los Angeles

17 Maggio 2011

Los Angeles viene spesso presa come esempio negativo di urban planning. Uno dei resoconti più dark è il viscerale Città di Quarzo, dove Mike Davis descrive come l’urbanistica a zone della città nasconda ed esalti fenomeni diversi e sinistri. I ricchi se la cantano e se la suonano tra gated communities, occultismo e scientologia, mentre ai poveri toccano gli abusi di potere e le guerre tra Bloods e Crips.

Al posto dell’iconica Statua della Libertà di New York, simbolo dei valori e del sogno americano, l’unico vero landmark è la scritta HOLLYWOOD, feticcio di finzione, gossip e perdizione vip. Programmi TV e musica hip-hop hanno tracciato geografie e mitologie antagoniste nell’immaginario collettivo: da una parte le colline di Beverly Hills 90210, dall’altra la South Central del gangsta rap.

Ma tra il vero più truce e la finzione più eterea, nel paradosso urbano di Los Angeles può succedere di tutto. Anche che un ex galeotto con l’afro arcobaleno e la faccia pittata, dal nome (piuttosto ridondante) di Tommy the Clown, incontri l’ultrafamoso David LaChapelle. E che LaChapelle, che ha fatto foto pure per Warhol, gli dia i suoi proverbiali 15 minuti di celebrità facendoci su un documentario.

Innanzitutto, Tommy the Clown (vero nome Thomas Johnson) ha sempre vissuto al crocevia di tutti gli stereotipi sulla vita nei ghetti di LA.

Cresciuto a Watts (teatro dei disordini del 1965), cinque anni in carcere per spaccio, rilasciato nel ’92 giusto in tempo per vedere South Central devastata dalle rivolte post Rodney King. Decide di cambiare vita, trova lavoro ed intrattiene i figli dei colleghi alle feste. Tra break dance e buffonerie del caso inventa il clowning, uno stile di danza street frenetica e spettacolare che, piano piano, coinvolge bambini e ragazzi. Diventa una figura esemplare, crea un’accademia per clown, il suo stile si evolve e dalle numerose crew della zona ne nasce anche uno nuovo e più hardcore, il krumping, che attira l’attenzione di LaChapelle.

Quando nel 2005 il fotografo arriva a girare Rize, Tommy the Clown è già qualcuno. Rappresenta un’alternativa ai gangster che definiscono l’immaginario del sud LA, un modello adulto energetico e positivo che promuove creatività personale e spirito di gruppo. Proprio in quest’ottica organizza le battle che costituiscono la parte più spettacolare del film, uno spettacolo esaltante e colorato con una potenza visiva che va oltre l’ironia glam caratteristica di LaChapelle.

Dopo il film, clown e krumping spopolano tra i vip: si esibiscono per Madonna e Pamela Anderson, appaiono nei video dei Chemical Brothers, nel 2008 Tommy the Clown apre una fondazione a beneficio della gioventù a rischio insieme a Snoop Dogg. E continua a fare feste ed eventi per le scuole.

A questo punto viene spontaneo chiedersi quanto sia sopravvissuto al film. Se io dico South Central, voi pensate ancora ad Ice T, mica ai clown.

C’è chi ha criticato Rize per l’eccessivo alone patinato tipico di LaChapelle e la poca considerazione dei problemi del quartiere. Ma il merito del fotografo è stato proprio quello di mostrare l’energia senza compromettere lo stile. Esaltandolo, anzi. Un po’ come successe con il disco Bangin’ on Wax del 1993, in cui veri membri di Bloods e Crips si sparavano strofe invece di proiettili, il clowning è riuscito a lanciare un messaggio positivo senza negare l’appeal dell’hip-hop. Rize ha raccolto lo spirito di ciò che documenta ed ha mostrato che può rendere la gente di South Central orgogliosa, colpendo l’immaginario collettivo. Non è una mistificazione, è un’operazione che mira a correggere il concetto di cool, prepotentemente rivendicato da esempi autodistruttivi. Grazie ai muscoli mediatici di LaChapelle, la visione emancipatrice di Tommy the Clown ha gareggiato ad armi pari con i gangster già patinati e contropatinati da tempo nei video musicali.

Film come South Central mostrano un problema, Rize mostra una possibile soluzione. E altera la topologia di quell’area di LA nell’immaginazione collettiva, che ha un’importanza da non sottovalutare. Perché è attraverso l’immaginazione che la gioventù del ghetto, come tutti, proietta il proprio futuro.

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