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19:39 venerdì 14 novembre 2025
In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.
Nel primo teaser del Diavolo veste Prada 2 si vede già la reunion di Miranda e Andy Le protagoniste salgono insieme sull’ascensore che porta alla redazione di Runway, riprendendo una scena cult del film originale.

Los Angeles

17 Maggio 2011

Los Angeles viene spesso presa come esempio negativo di urban planning. Uno dei resoconti più dark è il viscerale Città di Quarzo, dove Mike Davis descrive come l’urbanistica a zone della città nasconda ed esalti fenomeni diversi e sinistri. I ricchi se la cantano e se la suonano tra gated communities, occultismo e scientologia, mentre ai poveri toccano gli abusi di potere e le guerre tra Bloods e Crips.

Al posto dell’iconica Statua della Libertà di New York, simbolo dei valori e del sogno americano, l’unico vero landmark è la scritta HOLLYWOOD, feticcio di finzione, gossip e perdizione vip. Programmi TV e musica hip-hop hanno tracciato geografie e mitologie antagoniste nell’immaginario collettivo: da una parte le colline di Beverly Hills 90210, dall’altra la South Central del gangsta rap.

Ma tra il vero più truce e la finzione più eterea, nel paradosso urbano di Los Angeles può succedere di tutto. Anche che un ex galeotto con l’afro arcobaleno e la faccia pittata, dal nome (piuttosto ridondante) di Tommy the Clown, incontri l’ultrafamoso David LaChapelle. E che LaChapelle, che ha fatto foto pure per Warhol, gli dia i suoi proverbiali 15 minuti di celebrità facendoci su un documentario.

Innanzitutto, Tommy the Clown (vero nome Thomas Johnson) ha sempre vissuto al crocevia di tutti gli stereotipi sulla vita nei ghetti di LA.

Cresciuto a Watts (teatro dei disordini del 1965), cinque anni in carcere per spaccio, rilasciato nel ’92 giusto in tempo per vedere South Central devastata dalle rivolte post Rodney King. Decide di cambiare vita, trova lavoro ed intrattiene i figli dei colleghi alle feste. Tra break dance e buffonerie del caso inventa il clowning, uno stile di danza street frenetica e spettacolare che, piano piano, coinvolge bambini e ragazzi. Diventa una figura esemplare, crea un’accademia per clown, il suo stile si evolve e dalle numerose crew della zona ne nasce anche uno nuovo e più hardcore, il krumping, che attira l’attenzione di LaChapelle.

Quando nel 2005 il fotografo arriva a girare Rize, Tommy the Clown è già qualcuno. Rappresenta un’alternativa ai gangster che definiscono l’immaginario del sud LA, un modello adulto energetico e positivo che promuove creatività personale e spirito di gruppo. Proprio in quest’ottica organizza le battle che costituiscono la parte più spettacolare del film, uno spettacolo esaltante e colorato con una potenza visiva che va oltre l’ironia glam caratteristica di LaChapelle.

Dopo il film, clown e krumping spopolano tra i vip: si esibiscono per Madonna e Pamela Anderson, appaiono nei video dei Chemical Brothers, nel 2008 Tommy the Clown apre una fondazione a beneficio della gioventù a rischio insieme a Snoop Dogg. E continua a fare feste ed eventi per le scuole.

A questo punto viene spontaneo chiedersi quanto sia sopravvissuto al film. Se io dico South Central, voi pensate ancora ad Ice T, mica ai clown.

C’è chi ha criticato Rize per l’eccessivo alone patinato tipico di LaChapelle e la poca considerazione dei problemi del quartiere. Ma il merito del fotografo è stato proprio quello di mostrare l’energia senza compromettere lo stile. Esaltandolo, anzi. Un po’ come successe con il disco Bangin’ on Wax del 1993, in cui veri membri di Bloods e Crips si sparavano strofe invece di proiettili, il clowning è riuscito a lanciare un messaggio positivo senza negare l’appeal dell’hip-hop. Rize ha raccolto lo spirito di ciò che documenta ed ha mostrato che può rendere la gente di South Central orgogliosa, colpendo l’immaginario collettivo. Non è una mistificazione, è un’operazione che mira a correggere il concetto di cool, prepotentemente rivendicato da esempi autodistruttivi. Grazie ai muscoli mediatici di LaChapelle, la visione emancipatrice di Tommy the Clown ha gareggiato ad armi pari con i gangster già patinati e contropatinati da tempo nei video musicali.

Film come South Central mostrano un problema, Rize mostra una possibile soluzione. E altera la topologia di quell’area di LA nell’immaginazione collettiva, che ha un’importanza da non sottovalutare. Perché è attraverso l’immaginazione che la gioventù del ghetto, come tutti, proietta il proprio futuro.

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