Attualità

I conservatori nel mondo e i matrimoni gay

Forse è arrivato il momento anche per l'Italia: i diritti non sono una questione di destra o sinistra, ma di civiltà. Abbiamo raccolto un po' di dati per capire come i conservatori di Paesi vicini trattano il tema delle unioni gay.

di Anna Momigliano, Davide Coppo

Non è una questione “di destra” o “di sinistra”, ma piuttosto di sensibilità comune che cambia, insomma di Zeitgeist. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è un fatto, una realtà già riconosciuta in nove paesi dell’Unione europea (in ordine di introduzione, dal 2001 al 2015: Olanda, Belgio, Spagna, Svezia, Portogallo, Danimarca, Francia, Regno Unito e Lussemburgo) nonché in molte altre nazioni occidentali, come Norvegia (2009), Islanda (2010), Canada (2005), e nella maggior parte degli Stati degli Usa (e cioè 29: il primo fu il Massachusetts nel 2004, l’ultimo l’Alaska nel 2014). Alla lista poi si potrebbero aggiungere le nazioni che non riconoscono il matrimonio omosessuale, ma consentono unioni che danno più o meno gli stessi diritti: Germania, Austria, Finlandia, Repubblica Ceca, Svizzera, Irlanda, Croazia e Australia, per nominarne soltanto alcune.

Eppure per il momento l’Italia non riconosce né il matrimonio né unioni civili per persone dello stesso sesso: i timidi tentativi di fare i “Dico”, sulla falsariga dei patti civili francesi, da parte del governo Prodi nel 2007 finirono in un nulla di fatto. E adesso che Matteo Renzi ha fatto sapere di volere fare una legge che consenta di regolamentare a chi lo desideri le unioni gay, le dichiarazioni del primo ministro sono state accolte con forti critiche dai suoi alleati di centro-destra: «I diritti della famiglia naturale vengono prima di tutto», ha detto Angelino Alfano.

Eppure un recente sondaggio rivela che oramai il 50 per cento degli italiani si dichiara favorevole alle nozze omosessuali, a conferma del fatto che oramai sono entrate nel mainstream – del mondo occidentale, s’intende, tanto che, come scrive l’Economist, i diritti dei gay rappresentano oggi una delle differenze più marcate tra nazioni occidentali e il resto del pianeta.

Non solo. Tra gli elettori del Pd questa percentuale sale al 56 per cento e, fatto sorprendente solo in apparenza, tocca il 64 tra i sostenitori di Forza Italia. In realtà, basta dare un’occhiata negli altri Paesi europei e anglosassoni per rendersi conto che le unioni tra persone dello stesso sesso sono sostenute sempre più spesso anche dai conservatori. Qui sotto abbiamo messo a punto un riassunto sul rapporto di alcune grandi forze conservatrici del mondo occidentale con le unioni gay.

Spagna

La situazione spagnola è, forse, una delle più polarizzate in tutta Europa. O almeno, questo è il messaggio che potrebbero comunicare i profili degli ultimi due primi ministri, José Luis Zapatero, in carica dal 2004 al 2011, e Mariano Rajoy, attualmente in carica. In opposizione al forte progressismo legislativo del governo Zapatero si fece molto sentire, all’epoca, l’associazione Foro Español de la Familia, associazione civile che difende la famiglia senza appoggiare, ufficialmente, nessun culto religioso. Il Fef, presieduto da Benigno Blanco, ex Segretario di Stato del governo Aznar, ha manifestato in più occasioni e non soltanto in difesa della forma famigliare tradizionale, ma anche in opposizione al diritto di aborto e di eutanasia. Mariano Rajoy, eletto nel novembre 2011 e tutt’ora in carica, non si è mai dichiarato favorevole alle nozze tra individui dello stesso sesso, né tantomeno alle adozioni per coppie omosessuali. Nel 2005, anzi, promosse un ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge socialista (introdotta poche settimane prima) per chiederne l’abrogazione, che fu però respinto definitivamente a luglio 2012. Nel febbraio dello stesso anno Alberto Ruiz-Gallardón, ministro della Giustizia del nuovo governo Rajoy, ha dichiarato di non vedere nessuna incostituzionalità nella legge Zapatero; pochi giorni dopo anche Alfonso Alonso, portavoce dei popolari al Congreso, si è detto «chiaramente favorevole al matrimonio omosessuale». Come loro, anche altri membri del Partido Popular hanno espresso il loro appoggio alle unioni: Cristina Cifuentes, delegata del governo a Madrid; il presidente del PP basco, Antonio Basagoiti; la segretaria generale María Dolores de Cospedal. In seguito, Rajoy ha dichiarato di non essere davvero contro le unioni omosessuali, purché non vengano chiamate “matrimoni”.

Francia

Il primo matrimonio tra persone dello stesso sesso, in Francia, si è celebrato nel 2004 nel piccolo comune di Begle, vicino Bordeaux. Lo celebrò il sindaco della cittadina, Noël Mamère, ex presentatore televisivo, ma non ha mai avuto valore legale: due settimane dopo l’unione fu dichiarata nulla, e Mamère fu sospeso dal Ministero dell’Interno per un mese. Il governo, all’epoca, era presieduto da Dominique de Villepin. Già nel 1998 l’allora presidente della Repubblica Jacques Chirac si oppose al piano del governo socialista di Jospin di legalizzare le unioni omosessuali, e ribadì lo stesso concetto («Noi abbiamo una legge e una tradizione, chiaramente affermate nel codice civile, e che non permettono il matrimonio tra due uomini o due donne») pochi giorni prima del caso Mamère (il sindaco ed ex presentatore aveva annunciato con anticipo le sue intenzioni, nel 2004). Nel 2006 Sarkozy, da ministro dell’Interno del governo De Villepin, diede istruzioni a Luc Ferry, ex ministro dell’Istruzione nel governo Chirac, di «riflettere e proporre» sull’argomento; Luc Ferry è un filosofo esponente del “Secular humanism”, grande avversario di dogmi, religioni e pseudoscienze, ma anche, dice Inter-Lgbt, la più grande associazione Lgbt di Francia, un conservatore di ferro. In quell’occasione ci furono polemiche: pochi giorni prima della “nomina” di Ferry Sarko aveva annullato un incontro proprio con Inter-Lgbt, che sostenne, in seguito, che la missione Luc Ferry era soltanto un espediente per non dover affrontare un tavolo di discussione “vis à vis”. Il 1 settembre 2006 lo stesso Sarkozy si dichiara favorevole a un rafforzamento dei Pacs (uguaglianza fiscale e nei diritti di successione equiparate agli eterosessuali), ma contrario a matrimonio e adozioni. L’unico notevole esponente del centrodestra francese a essersi pronunciato a favore è stato, nel 2012, proprio Dominique de Villepin: l’ex presidente, intenzionato a presentarsi con il suo nuovo partito alle elezioni presidenziali, si dichiara favorevole, ma all’ultimo non correrà per l’Eliseo. Un articolo del New York Daily News del 2013 si chiede perché la Francia sia così contraria ai matrimoni gay, in opposizione a una fama che l’ha sempre vista come come Paese paladino delle libertà. Caroline Meyer, un’attivista intervistata nell’articolo, sostiene che in Francia ci siano sempre state grandi spinte conservative: dall’affaire Dreyfus al colpo di stato anti-gollista in Algeria del 1961. Nei momenti di crisi come quella attuale, dichiara Meyer, il conservatorismo è la perfetta valvola di sfogo.

Gran Bretagna

I Tories sono divisi: George Osborne, attuale ministro delle finanze del governo Cameron, disse nell’aprile 2010 che il partito avrebbe volentieri considerato la possibilità di introdurre nozze omosessuali nel Paese. Va sottolineato, tuttavia, che le affermazioni  di Osborne risalgono a un periodo di campagna elettorale. Il conservatore Sir Gerald Howarth ha dichiarato, nel maggio 2013: «There are plenty in the aggressive homosexual community who see this as but a stepping-stone». Sempre durante la campagna elettorale del 2010 il Labour Gordon Brown sostenne che i gay avrebbero dovuto «temere» una vittoria dei conservatori, e che di conseguenza un voto ai Lib-dem di Nick Clegg sarebbe stato un voto controproducente. Eppure pochi mesi prima (luglio 2009) Nick Clegg aveva detto che, pur supportando le unioni civili, non si arriverà alla vera parità tra omo ed eterosessuali finché non verrà approvata una legge sul matrimonio vero e proprio. Nel luglio 2013 in Inghilterra e Galles le nozze tra individui dello stesso sesso sono diventate legge. La prima unione si è celebrata nel marzo 2014. In Scozia la stessa legge entrerà in vigore nel dicembre di quest’anno. Tuttavia, nell’ottobre del 2013 David Cameron affermò che, pur rimanendo fortemente a favore dei matrimoni gay, è rimasto sorpreso dalle polemiche sollevate dalla legge.

Stati Uniti

Come già scritto, ormai la maggioranza degli Stati riconosce i matrimoni gay: 29 stati su un totale di 50, tra stati e distretti federali: il primo fu il Massachusetts nel 2004, l’ultima l’Alaska nel 2014. Sebbene tradizionalmente il sostegno dei Democratici alla questione sia stata maggiore di quella dei Repubblicani (Barack Obama è stato il primo presidente a difendere pubblicamente il matrimonio gay mentre era in carica), non mancano esponenti e sostenitori del Grand Old Party che si siano schierati a favore. Per esempio il governatore della California Arnold Schwarzenegger, che nel 2010 si rifiutò di fare ricorso contro la Corte Suprema dello Stato, che aveva bocciato la norma anti-matrimonio gay “Proposition 8” passata con un referendum popolare nel 2008. Il commentatore repubblicano David Brooks ha difeso il matrimonio gay proprio su argomentazioni super- tradizionaliste: in un’era in cui i valori tradizionali si stanno sfaldando, in cui le persone «commettono un suicidio spirituale avendo diversi partner sessuali nello stesso anno (…) noi conservatori dobbiamo fare il possibile per spingere il maggior numero di persone verso la strada della responsabilità» e cioè del matrimonio e della monogamia. Nel 2016 potrebbe esserci un candidato Repubblicano alla presidenza apertamente favorevole ai matrimoni gay, sostiene Karl Rove, l’ex consigliere di G.W. Bush. Anche se alcuni sostengono sia un’esagerazione.

Canada

Il Canada è stato una delle prime nazioni a introdurre il matrimonio tra due persone dello stesso sesso, nel 2005, nonché il primo al di fuori dell’Europa. La decisione fu presa dal governo presieduto da Paul Martin, del partito Liberale, cioè un moderato di centro (nel sistema canadese i Liberali stanno a metà strada tra il Partito Conservatore e il New Democratic Party). Inizialmente il Partito Conservatore era contrario, tanto che nel 2003 aveva tentato, invano, di fare approvare una legge che riaffermasse la natura eterosessuale del matrimonio (con l’obiettivo preciso di bloccare una futura legge sulle nozze gay). Tuttavia quando i conservatori hanno vinto le elezioni nel 2006 non tentarono di cancellare la nuova legge. Nel 2012 il successore di Martin, il conservatore Stephen Harper ha dichiarato di «non avere alcuna intenzione» di invertire la tendenza sulle unioni omosessuali. Già nel lontano 2003 l’esercito canadese – istituzione sostenuta dal centro e della destra, più che dalla sinistra – aveva concesso ai cappellani militari di celebrare cerimonie di “benedizione” per suggellare il rapporto tra due persone dello stesso sesso.

 

Nell’immagine in evidenza, una manifestazione in California contro la Prop 8, giugno 2013. Kevork Djansezian/Getty Images