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Il nuovo trend di TikTok sono i video anti immigrazione generati con l’AI Milioni di visualizzazioni per video apertamente razzisti e chiaramente falsi che incolpano i migranti di crimini che non sono mai avvenuti.
In Cina le persone stanno andando a vedere Zootropolis 2 insieme ai loro cani e gatti Alcuni cinema cinesi hanno organizzato proiezioni pet friendly per vedere il film Disney con i propri animali domestici.
Anche stavolta il premio di Designer of the Year l’ha vinto Jonathan Anderson È la terza volta consecutiva, stavolta ha battuto Glenn Martens, Miuccia Prada, Rick Owens, Martin Rose e Willy Chavarria.
L’Oms ha detto che i farmaci come Ozempic dovrebbero essere disponibili per tutti e non solo per chi può permetterseli Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, in futuro bisognerà garantire l'accesso a questi farmaci a chiunque ne abbia bisogno.
Aphex Twin ha caricato a sorpresa su SoundCloud due nuovi brani ispirati a una vacanza in Sicilia Le tracce sono comparse a sorpresa e sarebbero state ispirate da una vacanza italiana del musicista, intristito dalla pioggia autunnale.
Il sindaco di Pesaro si è dovuto scusare perché ha coperto di ghiaccio la statua di Pavarotti per far spazio a una pista di pattinaggio Ma ha pure detto che Pavarotti resterà "congelato" fino a dopo l'Epifania: spostare la statua o rimuovere la pista sarebbe troppo costoso.
Siccome erano alleati nella Seconda guerra mondiale, la Cina vuole che Francia e Regno Unito la sostengano anche adesso nello scontro con il Giappone Indispettita dalle dichiarazioni giapponesi su Taiwan, la diplomazia cinese chiede adesso si appella anche alle vecchie alleanze.
È morto Tom Stoppard, sceneggiatore premio Oscar che ha reso Shakespeare pop Si è spento a ottantotto anni uno dei drammaturghi inglesi più amati del Novecento, che ha modernizzato Shakespeare al cinema e a teatro.

L’allucinante ambizione di essere normali

Sul voto di domenica: perché l’Italia non ha bisogno di abbattere alcun Sistema ma, al contrario, ha bisogno di crearne uno.

03 Giugno 2016

Cominciamo con una storia di politica interna. Da circa due anni affitto un appartamento che la Regione Piemonte, in seguito alla spending review, non voleva più permettersi: tre ex uffici poi convertiti ad uso abitativo, con terrazzo, all’ultimo piano di un edificio degli anni Sessanta, a pochi metri dalla vecchia sede del Banco Ambrosiano Veneto degli anni Settanta (ora un hotel). La casa, di proprietà di una gentile signora, confina con un altro appartamento perennemente vuoto, ubicato in modo simmetrico nel palazzo adiacente, dove si dice che abitasse Roberto Calvi quando soggiornava a Torino. Nel mio pianerottolo c’è poi un’altra porta, che s’apre su un ufficio, un’agenzia che organizza matrimoni e corsi per chi organizza matrimoni: il commercialista che prima risiedeva lì, e che ha smesso l’attività nei primi anni del nuovo millennio, si chiamava ‘Drammi’, e tra i suoi clienti più prestigiosi annoverava un certo Gustavo Adolfo Rol. Aggiungete che da qualche tempo la capitale del Regno Sabaudo è diventata una meta turistica abbastanza intensa, e che ogni sera, con ogni tempo, drappelli di visitatori si radunano cinque piani sotto, per ascoltare le attente parole di attente guide che puntano l’attenzione su certi strani tombini ottocenteschi della casa caratterizzati da due occhietti: «Signori e signore, ecco uno dei simboli della massoneria sotto i vostri piedi». A pochi metri dai tombini, attraversata la strada, c’è un isolato dove svetta l’Ersel, una delle casseforti della finanza subalpina, dove tutte le famiglie benestanti e aristocratiche (quelle che non hanno perso tutto) mettono i loro soldi. Credo che il quadro sia chiaro.

Ora: pensate al quadro, immergetevi nei dettagli mentali e fisici, fantasiosi e storici: poi scendete di due piani, anche senza prendere l’ascensore, e troverete gli uffici dei gruppi consiliari alla Regione Piemonte del Movimento Cinque Stelle. Ci sono anche quelli della Lega Nord e di Forza Italia. Il vantaggio è che alle cinque smettono tutti di lavorare, sempre, e quindi si potrebbe fare festa. Lo svantaggio è che quando hai bambini non fai molte feste e ti svegli presto, perciò incontri negli spazi comuni i consiglieri, i richiedenti favori, i consulenti, i dipendenti, i sostenitori. Moltiplicate tutto questo per le settimane all’anno, togliendo i viaggi e le vacanze, ogni giorno alle quattro e mezza, quando sono a Torino, vado a prendere mia figlia Alma e incontro quelle facce, quelle acque di colonia, quell’invariabile professionismo nel non salutare chi gli ha sottratto l’alloggio con vista dove potevano fumare una sigaretta senza scendere al piano terra. Senza occuparmi di politica, senza fare politica attiva, mi sono fatto un’idea antropometrica molto chiara di tutto ciò che le nostre vite – cioè le nostre città – dovrebbero evitare.

ITALY-VOTE

Se un’azienda si giudica dalle facce dei suoi lavoratori, e questi sono i lavoratori dell’azienda elettorale che si oppone ai tutt’altro che meravigliosi candidati Pd (pieni di problemi, pieni di protervia, pieni di mancanza di fascino congenita), ecco nessuno di voi comprerebbe un prodotto targato con quelle facce. Non hanno mai un libro in mano. Non hanno mai un kindle in mano. Non canticchiano. Non giocano con i bimbi. Non giocano con i cani. Fanno aspettare dei poveracci con enormi faldoni sottobraccio, e guance appesantite da anni di psicofarmaci, promettendo rivoluzioni contro il sistema sanitario locale (che avrà magagne di ogni tipo, ma nella mia esperienza personale funziona egregiamente), promettendo rivoluzioni contro il sistema giudiziario, contro il sistema industriale. Promettendo rivoluzioni contro il sistema. Nel cuore architettonico del sistema finanziario che da secoli gestisce soldati, soldi, salari. Da quando vivo qui ho visto solo una persona con uno sguardo curioso avvicinarsi a quegli uffici, un uomo antico con i baffi e l’aria saggia e disperata di chi deve attaccarsi a un respiratore per pagare il mutuo. Tutto il resto è la meccanica burocratica della democrazia elettorale, probabilmente non diversa dai corrispettivi democratici, ma un po’ più inquietanti se poi vai sui siti dei loro “movimenti” o partiti, e t’immergi in proposte di legge xenofobe, autarchiche, passatiste, rionali, rabbiose, sbavanti, infantili, manichee.

Più passi tempo distratto con queste persone, più diventi un fan del sistema che vorrebbero abbattere. Vorresti dividere il tuo spazio domestico con qualche tecnocrate dell’Unione Europea, magari uno che di notte si traveste, a Bruxelles, e che di mattina guardandoti con il New Yorker in tasca commenta qualche cattiveria su Jonathan Franzen e la sua eredità spesa per un viaggio in Antartide. Insomma, persone colte, normali, contraddittorie, belle: persone che conoscono sui centimetri della propria pelle la difficoltà di essere contemporanei e non cercano facili soluzioni. Persone che hanno studiato per davvero. Formichine del Capitale, ma quel Capitale che promuove le donne ai massimi livelli decisionali, quel Capitale che investe sull’allungamento della vita media, sulle tecnologie, su tutto ciò che può cambiare il pianeta, con eterna allucinante ambizione.

Fra poche ore si vota nelle più grandi e importanti città italiane. E man mano che si avvicina il rito, viene da domandarsi: perché la politica italiana somiglia sempre e comunque a una Guerra dei mondi in cui non c’è in palio nient’altro che il male minore, e all’orizzonte si producono mali maggiori sempre più grotteschi, invalidanti, pestilenziali? La politica italiana è un Ufo per la maggior parte delle persone che non hanno interessi diretti, che non sono impiegati dal Grande Circo Invalido, come recitava il titolo di un bel romanzo di Marco Lodoli scritto durante la Prima Repubblica. Immaginate un’astronave capace di produrre un’ombra pervasiva, come nelle scene finali dei Visitors (se qualcuno ancora li ricorda): un oggetto volante a bassa velocità, dotato di un insolito talento: produrre enormi ritardi nel riconoscere gli elementi vitali della realtà in mutazione, nel restituirne un’immagine giuridica: nel garantire: nel prevenire: nell’intervenire. A volte neppure gli stati più evidenti dell’esistente vengono riconosciuti con chiarezza: la geografia, i rapporti economici, gli assi che determinano il modo in cui lavoreremo, i clienti che avremo, il modo in cui spendiamo, il modo in cui crediamo, il modo in cui organizziamo gli affetti e i sopportiamo i difetti. Il modo in cui ci divertiamo. Perché questo non succede? Perché la politica non è uno strumento lenticolare di precisione assoluta, confortato dal progresso tecnologico, capace di individuare in scala 1:1 le abitudini i bisogni i valori le tensioni le resistenze della popolazione?

Persone colte, normali, contraddittorie, belle: persone che conoscono sui centimetri della propria pelle la difficoltà di essere contemporanei e non cercano facili soluzioni

Ma su una cosa non ci sono dubbi. Lasciando perdere Roma per un momento – il caso è più complesso – il mio è un accorato appello a tutte le persone civili che leggono Studio, a tutti gli amici milanesi e torinesi che magari non amano Renzi e non amano Fassino e non amano Sala e hanno in ubbia le multinazionali e vorrebbero tutto molto più a sinistra, e si sentono poco rappresentati, e si sentono distanti, e si sentono nervosi. Io vi capisco. Ma tra il primo e il secondo turno, se ci sarà un secondo turno, venitemi a trovare: passate un giorno sulle scale, in ascensore, davanti alla plafoniera con sopra scritto: «Lega Nord Movimento Cinque Stelle Forza Italia».

Tra Milano e Torino si gioca il futuro dell’Italia in Europa: un futuro fatto di rifugiati, accoglienza, crescita, alta velocità, creazione di lavoro (non di posti di lavoro), ricerca, internazionalità, cultura, stile, giustizia sociale autentica (quella basata sull’educazione e la formazione, non solo sulla carità). Torino e Milano sono la dimostrazione che persone normali, non mirabolanti, spesso ampiamente criticabili, ben poco sexy, possono generare un’alleanza efficace e stranamente visionaria. Guardate come si lavora bene a Milano. Guardate come si vive bene a Torino. Queste due città hanno dimostrato che una classe dirigente umana (quindi difettosa) può coniugare in modo sano il privato e il pubblico. Queste due città hanno dimostrato che l’Italia non ha bisogno di abbattere alcun sistema: al contrario, ha bisogno di crearne uno, includendo più talenti possibili, da qualsiasi latitudine. Il sistema può essere soffocante, ma può essere sempre contestato, irriso, cambiato (e non si può dire che negli ultimi anni in Italia non si sia assistito a una serie di mutazioni impensabili). Immaginate una città complessa, in un momento delicato – quanti migranti accogliere, quali accordi strategici firmare, quali architetti chiamare – il cui primo cittadino si fa dettare la linea da Grillo o Salvini o Gasparri.

Dopo, quando le cose saranno di nuovo normali e ognuno tornerà felicemente a occuparsi della propria vita, ci domanderemo perché a Torino non si sono fatte le primarie del Pd. Ma questa è un’altra storia. Non è un’emergenza. È una polemica interna al sistema che protegge la libertà di odiarlo.

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