Hype ↓
20:57 mercoledì 19 novembre 2025
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.
Il nuovo film di Sydney Sweeney sta andando così male che il distributore si rifiuta di rivelarne gli incassi Christy sembra destinato a diventare il peggior flop dell'anno, il quarto consecutivo nel 2025 dell'attrice.
Diversi grandi hotel sono stati accusati di fare offerte ingannevoli e fuorvianti su Booking L’authority inglese che si occupa di pubblicità ha scoperto che quelle convenientissime offerte non sono mai davvero così convenienti.
Gli scienziati hanno scoperto che il primo bacio sulla bocca è stato dato 21 milioni di anni fa E quindi non se l'è inventato l'homo sapiens ma un ominide, un antenato comune di uomini, scimpanzé, gorilla e orango, animali che infatti si baciano.
Non si capisce bene perché ma Nicki Minaj è andata alle Nazioni Unite a parlare dei cristiani perseguitati in Nigeria Sembra che a volerla lì sia stato Trump in persona, dopo che in più occasioni Minaj gli ha espresso pubblico supporto sui social.
La nuova tendenza nell’industria del beauty è vendere prodotti di bellezza anche a bambine di 3 anni Da anni si parla di Sephora Kids, ma adesso ci sono storie che riguardano bambine addirittura più piccole.
Il Ceo di Google ha detto che nessuna azienda si salverebbe dall’eventuale esplosione della bolla dell’intelligenza artificiale Sundar Pichai ha detto che la "corsa all'AI" è un tantino irrazionale e che bisogna fare attenzione: se la bolla scoppiasse, nemmeno Google uscirebbe indenne.
La cosa più discussa del prossimo Met Gala non è il tema scelto ma il fatto che lo finanzierà Jeff Bezos Il titolo e il tema del Met Gala di quest'anno è Costume Art, un'edizione realizzata anche grazie al generoso investimento di Bezos e consorte.

Sempre più video su Facebook. YouTube deve preoccuparsi?

20 Ottobre 2014

Cresce il numero di video postati direttamente su Facebook, diminuisce quello di video caricati su YouTube, e successivamente linkati sul social network. Questo è uno dei risultati di uno studio recentemente condotto da Socialbakers, una società di social media analytics, a partire da 180 mila contenuti video condivisi su 20 mila pagine Facebook negli ultimi 12 mesi.

Come si può vedere da questo primo grafico la maggior parte dei video condivisi sul social network provengono da YouTube, e cioè non sono video “nativi” di Facebook. Tuttavia il numero di questo genere di contenuti è in calo (vedi linea rossa). Mentre sta aumentando, e non di poco, il numero di video nativi, cioè postati direttamente dagli utenti sul social network con l’apposita funzione “carica video” (vedi linea blu). Seguono stabili, e a molta distanza, i video caricati da “altre fonti”, da Instagram e da Vimeo.

Non solo: i video nativi godono di una frequenza di interazione molto maggiore su Facebook, rispetto a quelli caricati da una fonte esterna come Youtube. La tendenza, che si può vedere dal secondo grafico, dovrebbe preoccupare YouTube. Così almeno sostiene Jan Rezab, amministratore delegato di Socialbakers, intervistato da Forbes.

Secondo Rezab il vantaggio di Facebook nell’engagement degli utenti sta spingendo brands e celebrities a concentrare i loro sforzi promozionali sui video nativi: «È molto più facile laikare, commentare e interagire [con questi contenuti]. Abbiamo già esempi specifici di brands che prima condividevano solo video su YouTube e hanno iniziato a condividere solo video di Facebook». Rezab sostiene che il social network sta «diventando il principale luogo dove la maggior parte delle persone scopre contenuti video». E aggiunge: «Per YouTube è una cattiva notizia: se fossi in loro mi preoccuperei».

Alcuni sostengono che sia stato l’Ice Bucket Challange ad aiutare Facebook a mettersi in competizione con YouTube. Ma Rezab è scettico rispetto a questa interpretazione: «Non è un’anomalia statistica», ha detto riferendosi all’aumento dei video nativi, ma piuttosto una tendenza destinata ad andare avanti.

(via)

Articoli Suggeriti
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet

Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.

Diversi grandi hotel sono stati accusati di fare offerte ingannevoli e fuorvianti su Booking

L’authority inglese che si occupa di pubblicità ha scoperto che quelle convenientissime offerte non sono mai davvero così convenienti.

Leggi anche ↓
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet

Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.

Diversi grandi hotel sono stati accusati di fare offerte ingannevoli e fuorvianti su Booking

L’authority inglese che si occupa di pubblicità ha scoperto che quelle convenientissime offerte non sono mai davvero così convenienti.

Vangelo e integratori, social pieni e messe vuote: l’ascesa dei preti influencer

Già durante il Conclave abbiamo visto come il cattolicesimo stia diventando un trend. Adesso assistiamo anche al successo del prete influencer, figura chiave nella diffusione del churchcore.

Il Ceo di Google ha detto che nessuna azienda si salverebbe dall’eventuale esplosione della bolla dell’intelligenza artificiale

Sundar Pichai ha detto che la "corsa all'AI" è un tantino irrazionale e che bisogna fare attenzione: se la bolla scoppiasse, nemmeno Google uscirebbe indenne.

Jeff Bezos ha appena lanciato Project Prometheus, la sua startup AI che vale già 6 miliardi di dollari

Si occuperà di costruire una AI capace poi di costruire a sua volta, tutta da sola, computer, automobili e veicoli spaziali.

Vine sta per tornare e sarà il primo social apertamente anti AI

Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, ha deciso di resuscitarlo. A una condizione: sarà vietato qualsiasi contenuto generato con l'intelligenza artificiale.