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Il New York Times dice ai suoi giornalisti di non manifestare opinioni sui social

«Si presume che i reporter tengano le proprie opinioni fuori dagli articoli che scrivono o dai servizi che mandano in onda», osservava il Washington Post al termine della campagna elettorale americana, «sembra che Twitter sia una cosa completamente diversa». Tra i giornalisti presi a esempio ci sono anche quelli del New York Times: «Molte media company hanno regole che stabiliscono cosa possono postare i dipendenti su Facebook e Twitter», continua il WP, «ma gli standard sono spesso ignorati o applicati in maniera intermittente». Per questo, pochi giorni fa, il Times ha aggiornato ed esteso le linee guida di comportamento sui social. Lo scopo principale del nuovo regolamento è evitare che i reporter manifestino opinioni partigiane tramite canali meno “istituzionali” delle pagine del quotidiano, con il rischio che la posizione del singolo giornalista sia associata a quella dell’intera redazione. «Sebbene tu possa pensare che la tua pagina Facebook, Twitter, Instagram, Snapchat o account su altri social media siano zone private», si legge nel regolamento, «tutto ciò che postiamo o apprezziamo online è in qualche misura pubblico».

I giornalisti del Nyt non potranno esprimere opinioni parziali, promuovere visioni politiche, appoggiare candidati, pubblicare commenti offensivi, ed è loro sconsigliato iscriversi a gruppi privati online con un orientamento visibile. Anche i link esterni ricadono in questa politica, («prova a rappresentare una diversificata gamma di punti di vista», è il consiglio), e così le fonti o il materiale satirico. Altri punti riguardano il comportamento da tenere con i lettori, specialmente con i commentatori molesti e offensivi. Ai reporter è suggerito di non dare per scontato che l’utente abbia letto con attenzione e se la critica non è stata espressa con un tono adeguato, la cosa migliore sarebbe non rispondere. Discorso diverso per gli utenti che sono percepiti come una minaccia. Ai giornalisti viene chiesto di informare i superiori in modo che il Nyt possa provvedere alla sicurezza personale.

Come dimostra questa timeline di Slate, la nuova policy di imparzialità è stata accolta con ironia dai giornalisti del Nyt. Forse non sarebbe sbagliato chiedersi quanti dei loro follower (che magari seguono il giornalista in aggiunta ai canali istituzionali del giornale) siano interessati proprio alle opinioni con certi bersagli. Il primo esempio che viene in mente è Trump, che ha sicuramente avuto un ruolo nell’aver reso l’informazione meno neutrale.

 

 

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