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Una delle band più popolari su Spotify nell’ultimo mese è un gruppo psych rock generato dall’AI Trecentomila ascoltatori mensili per i Velvet Sundown, che fanno canzoni abbastanza brutte e soprattutto non esistono davvero.
A Bologna hanno istituito dei “rifugi climatici” per aiutare le persone ad affrontare il caldo E a Napoli un ospedale ha organizzato percorsi dedicati ai ricoveri per colpi di calore. La crisi climatica è una problema amministrativo e sanitario, ormai.
Tra i contenuti speciali del vinile di Virgin c’è anche una foto del pube di Lorde Almeno, secondo le più accreditate teorie elaborate sui social sarebbe il suo e la fotografia l'avrebbe scattata Talia Chetrit.
Con dei cori pro Palestina e contro l’IDF, i Bob Vylan hanno scatenato una delle peggiori shitstorm della storia di Glastonbury Accusati di hate speech da Starmer, licenziati dalla loro agenzia, cancellati da Bbc: tre giorni piuttosto intensi, per il duo.
La Rai vorrebbe abbandonare Sanremo (il Comune) e trasformare Sanremo (il festival) in un evento itinerante Sono settimane che la tv di Stato (e i discografici) litigano con il Comune: questioni di soldi, pare, che potrebbero portare alla fine del Festival per come lo conosciamo.
La storia del turista norvegese respinto dagli Stati Uniti per un meme su Vance sembrava falsa perché effettivamente lo era Non è stato rimpatriato per le foto salvate sul suo cellulare, ma semplicemente perché ha ammesso di aver consumato stupefacenti.
In Giappone è stato condannato a morte il famigerato “killer di Twitter” Takahiro Shiraishi è stato riconosciuto colpevole degli omicidi di nove ragazze. Erano tre anni che nel Paese non veniva eseguita nessuna pena capitale.
Per sposarsi a Venezia e farsi contestare dai veneziani Bezos ha speso almeno 40 milioni di euro Una cifra assurda che però non gli basta nemmeno per entrare nella Top 5 dei matrimoni più costosi di sempre.

Un altro ferragosto è un film riuscitissimo, e la scenata di Virzì lo dimostra

Proprio come l'originale, il sequel di Ferie d'agosto racconta le nostre incoerenze e presunzioni, che col passare del tempo non fanno che peggiorare.

15 Marzo 2024

Qualche mese fa, un po’ per caso, mi sono trovata a riguardare Ovosodo (1997), un film che ho molto amato nei primi anni dell’adolescenza. Ero pronta a cringiare, come immagino succederebbe se rivedessi, ad esempio, l’adattamento di Jack Frusciante è uscito dal gruppo o Come te nessuno mai di Muccino, e invece no: Ovosodo è un film così bello che, anche se profondamente influenzato dal momento in cui è stato girato, resiste intatto nel tempo. Lo stesso vale per gli altri miei due film preferiti di Paolo Virzì: Ferie d’agosto e Caterina va in città, usciti nel 1996 e nel 2003. Non ho accolto con alcun entusiasmo, quindi, la bizzarra idea di Virzì di proporci un sequel, più di 20 anni dopo, di quello che è uno dei suoi film più belli, per giunta con gli stessi attori. Una trovata furba e blasfema, ho pensato, che avrebbe offeso la dignità un film perfetto, triste e tenerissimo. Come competere con la scena di Silvio Orlando che recita urlando “Riviere” di Eugenio Montale mentre nuota trainando la figlia di Laura Morante su un gommoncino, mentre lei lo guarda adorante? E come “rimpiazzare” la perfetta interpretazione del burino di Ennio Fantastichini, morto nel 2018?

Ferie d’agosto è stata un’intelligentissima caricatura del popolo italiano con le sue ipocrisie, sia a destra che a sinistra (con l’importante sottinteso che la destra è peggio). Per lanciare il sequel, i componenti del nuovo cast, che unisce veterani come Sabrina Ferilli, Laura Morante, Silvio Orlando, Gigio Alberti, e nuovi, hanno “celebrato” l’originale: Emanuela Fanelli (nuova) l’ha definito «contemporaneo e profetico», Christian De Sica (nuovo) «rivoluzionario: non si erano mai visti in una commedia scontri generazionali e sociali di quel tipo». Ferie d’agosto è una commedia satirica e vacanziera che non sfigura affatto vicino a The White Lotus, scritta da Mike White, diventata famosa in Italia per la seconda stagione ambientata in Sicilia, al primo film in lingua inglese di Ruben Östlund, Triangle of Sadness. Sorprendentemente, Un altro Ferragosto è la sua degna continuazione: come dice Laura Morante, «è la constatazione di un mondo che è sfuggito alla comprensione di chi ha continuato a credere in certi ideali». E come aggiunge Vinicio Marchioni (nuovo anche lui, bravissimo nell’interpretare un fascista cocainomane): «Non è possibile non riconoscersi in questo film, e la cosa bella è che ci sarà la possibilità di perdonarsi laddove ci si riconosca nelle cose peggiori».

Ferie d’agosto venne girato sull’isola di Ventotene durante la freddissima estate del 1995, ricordata per un clima praticamente autunnale. Un altro Ferragosto, uscito nelle sale il 7 marzo, è stato girato tra giugno e luglio 2023, nell’estate più calda della storia. Il clima è cambiato, i protagonisti sono invecchiati, la realtà si è rivelata deludente, ma chi era di destra è rimasto di destra e chi era di sinistra è rimasto di sinistra. L’intellettuale impegnato, ex-corsivista per l’Unità Sandro (Silvio Orlando) è diventato un nonno moribondo che passa il tempo a istruire il nipote sul passato di Ventotene come isola di confino. Le sue pedanti lezioni sull’antifascismo si mescolano alle fantasie in bianco e nero nelle quali conversa con Sandro Pertini, Camilla Ravera, Eugenio Colorni, Ursula Hirschmann e Altiero Spinelli, che lasciarono l’isola nell’agosto del 1943.

Gli adulti che formavano i due gruppi continuano a scontrarsi: quelli che negli anni ’90 erano i comunisti, gli alternativi, i cannaioli, oggi sono i “radical chic” o i “paladini del politically correct”, tra chi è rimasto ancorato al passato e trascorre le giornate a litigare su Facebook coi pentastellati, come Sandro, e chi, come la coppia di nonne lesbiche, ripone tutte le speranze «nella nostra Elly». Sembrano in buona fede, certo, ma appaiono più inutili, patetici, dissociati e disgregati che mai. Quelli che invece negli anni ’90 erano i burini destroidi, attaccati alla tv spazzatura e al telefonino, ignoranti, e razzisti, oggi sono peggiorati: ancora più ignoranti e ancora più razzisti, omofobi, orgogliosamente fascisti con tanto di tatuaggi espliciti e ciondoli simbolici, ma adesso anche influencer seguitissimi sui social.

La figlia bruttina del bottegaio Ruggero, Sabry Mazzalupi (Anna Ferraioli Ravel) è diventata un’influencer famosissima, adorata dalle ragazzine, e le sue nozze con Cesare (Vinicio Marchioni), il suo agente tuttofare, sono un evento mondano che attira i media e anche i maggiori esponenti del partito di estrema destra, che vuole approfittare della sua faccia rassicurante per la campagna elettorale. Per fare spazio alle impalcature per il matrimonio più trash del secolo verrà demolito un importante monumento dell’antifascismo (più o meno, ma precisare sarebbe uno spoiler). Come in Ferie d’agosto, i due gruppi si ritroveranno a confrontarsi, senza che questo confronto riesca a provocare il benché minimo cambiamento. A rendere tutto ancora più amaro ci sono i ricordi, i rancori e i rimpianti, flashback che prendono forma attraverso le scene del primo film (una trovata che funziona molto bene). 

Sia da una parte che dall’altra troviamo personaggi caricaturali, macchiette, stereotipi viventi, tutti presi da un desiderio di avere ragione che, nonostante il passare degli anni, non si è mai affievolito (anzi). L’unico personaggio diverso dagli altri è Altiero, figlio di Sandro, interpretato dal magnetico Andrea Carpenzano (Lovely Boy, La terra dell’abbastanza): calmo, taciturno, ma anche un po’ oscuro. Nonostante il successo – è andato a vivere negli Usa, ha creato una specie di Telegram, è diventato milionario – e il bellissimo marito modello (modello anche nella realtà: è @rakish.corpse su Instagram), Altiero non sembra esattamente felice, ma con la sua presenza enigmatica e silenziosa rappresenta l’unico punto di vista contemporaneo del gruppo, e quindi anche del film.

Proprio come Ferie d’agosto, Un altro ferragosto è tenero e tristissimo: fa ridere ma fa anche piangere, perché ancora una volta ci mostra quanto sappiamo essere incoerenti e presuntuosi. La dimostrazione l’ha data Virzì stesso, con la sua scenata da drama queen durante l’anteprima del film a Torino, al Cinema Ambrosio: offesissimo per la cattiva qualità della proiezione, ha lasciato la sala, invitando i torinesi a non mettere più piede in quel cinema e a chiedere il rimborso del biglietto (pare che nessuno l’abbia ascoltato e nessun rimborso sia stato richiesto, anche perché, dicono, la qualità della proiezione non era poi così grave). Ora, secondo quanto riportato dai quotidiani, il gestore del cinema vuole querelarlo per diffamazione.

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