Niente influencer, algoritmi, monetizzazione, multinazionali e performatività: tornare all'internet incasinata e creativa di un tempo è possibile. E visto come sono andate le cose in questi anni, forse pure necessario.
Vine sta per tornare e sarà il primo social apertamente anti AI
Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, ha deciso di resuscitarlo. A una condizione: sarà vietato qualsiasi contenuto generato con l'intelligenza artificiale.
Per distinguere un utente Twitter di vecchia data da uno che si è iscritto solo di recente a X c’è un metodo infallibile: basta chiedergli se gli manchi Vine. La chiusura di questa piattaforma di microvideo e la perdita del relativo archivio rimane infatti uno dei “traumi” più grandi di chi usava Twitter prima che diventasse X. Lanciata nel gennaio 2013 da Twitter dopo averne acquisito la proprietà dai fondatori, Vine permetteva infatti di realizzare brevissimi video (sei secondi di durata, formato quadrato) e di condividerli su una piattaforma social. Prima dei balletti su TikTok e delle ricette via Instagram a creare contenuti c’erano i viners, una piccola comunità che ben presto elaborò un suo linguaggio e una sua distintiva ironia, legata al formato brevissimo dei video. L’impossibilità di ricavare un tornaconto economico dalla piattaforma, però, spinse Twitter a spegnerla nel 2016, con la perdita di gran parte dell’archivio video.
O almeno così si pensava, finché non è stato scoperto un vecchio backup dell’archivio di Vine che ha dato il via al rinnovo della piattaforma. Il celebre formato dei sei secondi sta dunque per tornare, proprio grazie a uno dei fondatori di Twitter. È stato Jack Dorsey a finanziare il rilancio di Vine, assicurandosi che tornasse online anche l’archivio storico, salvato da un team di entusiasti grazie alla sua fondazione and Other Stuff. La nuova app si chiamerà DiVine: al momento è disponibile solo in versione beta, a cui si può accedere mettendosi in lista d’attesa sul sito ufficiale. A capo del progetto c’è un altro nome importante della “vecchia” Twitter: lo sviluppatore Evan Henshaw-Plath, che condivide con Dorsey un certo scetticismo rispetto alla direzione presa dai social epigoni di Vine.
I due non sono gli unici ad aver accarezzato l’idea di rilanciare Vine dopo la scoperta del backup perduto. Ci aveva pensato anche il nuovo proprietario di Twitter, Elon Musk. A sua volta grande fan di Vine, quest’estate Musk aveva ventilato l’idea di utilizzare i vine ritrovati per creare una piattaforma di generazione di video con l’AI. Dorsey ha però deciso di andare nella direzione opposta, volta ad avere il controllo sulle esperienze social, senza che siano plasmate e dettate da algoritmi e bot. DiVine infatti vuole essere un ritorno agli anni Zero di Interne, all’alba dei social media: la piattaforma ospiterà (o almeno, dice che ospiterà) solo contenuti generati dagli utenti umani, mettendo al bando ogni video realizzato dall’intelligenza artificiale. L’intenzione è quella di tornare a un’esperienza in cui l’utente vede nel suo feed persone reali che ha scelto di seguire e non contenuti “costruiti e serviti” da un algoritmo. Anzi, semmai quest’ultimo servirà a bloccare automaticamente la pubblicazione di materiale sospettato di essere generato artificialmente.
Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.