Hype ↓
03:16 mercoledì 19 novembre 2025
Il Ceo di Google ha detto che nessuna azienda si salverebbe dall’eventuale esplosione della bolla dell’intelligenza artificiale Sundar Pichai ha detto che la "corsa all'AI" è un tantino irrazionale e che bisogna fare attenzione: se la bolla scoppiasse, nemmeno Google uscirebbe indenne.
La cosa più discussa del prossimo Met Gala non è il tema scelto ma il fatto che lo finanzierà Jeff Bezos Il titolo e il tema del Met Gala di quest'anno è Costume Art, un'edizione realizzata anche grazie al generoso investimento di Bezos e consorte.
Per la prima volta è stata pubblicata la colonna sonora di Una mamma per amica In occasione del 25esimo anniversario della serie, su tutte le piattaforme è arrivata una playlist contenente i migliori 18 brani della serie.
Jeff Bezos ha appena lanciato Project Prometheus, la sua startup AI che vale già 6 miliardi di dollari Si occuperà di costruire una AI capace poi di costruire a sua volta, tutta da sola, computer, automobili e veicoli spaziali.
Le gemelle Kessler avevano detto di voler morire insieme ed è esattamente quello che hanno fatto Alice ed Ellen Kessler avevano 89 anni, sono state ritrovate nella loro casa di Grünwald, nei pressi di Monaco di Baviera. La polizia ha aperto un'indagine per accertare le circostanze della morte.
Vine sta per tornare e sarà il primo social apertamente anti AI Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, ha deciso di resuscitarlo. A una condizione: sarà vietato qualsiasi contenuto generato con l'intelligenza artificiale.
C’è una app che permette di parlare con avatar AI dei propri amici e parenti morti, e ovviamente non piace a nessuno Se vi ricorda un episodio di Black Mirror è perché c'è un episodio di Black Mirror in cui si racconta una storia quasi identica. Non andava a finire bene.
In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.

Vincino e il flusso d’incoscienza

Intervista all'autore di Mi chiamavano Togliatti… 128 pagine di testi e disegni in cui il vignettista racconta la sua vita.

21 Agosto 2018

Populista, ballista, spaccone, aristocratico, fumato, estremista. Questo è Vincino secondo Giuliano Ferrara, l’uomo che nel mondo del giornalismo lo conosce meglio di tutti. Il direttore che se lo portò al Foglio con sé ventidue anni fa perché, in realtà, «altri fanno satira. Lui ha fatto stile». Ora Vincenzo Gallo – 72 anni, palermitano, architetto mancato, vignettista passato dall’Ora a Lotta Continua, dal Male al Corriere della Sera – ha deciso di raccontare la sua vita in Mi chiamavano Togliatti… (Utet). Centoventotto pagine di disegni e testi, un «flusso d’incoscienza» che va dalle lotte politiche nella Palermo di Ciancimino ai soggiorni in carcere, dalla cena al Quirinale con Pertini al pornofotoromanzo con Cicciolina.

ⓢ Vincino, perché l’hai fatto?
Avevo quarant’anni di ritagli e un po’ di storie da raccontare. Pensavo di fare un libro solo di disegni, poi si sono aggiunte le parole.

ⓢ Partiamo dal presente, com’è la giornata da vignettista?
Non ho giornate tipo, disegno o faccio schizzi quando capita, dovunque sono, poi nel pomeriggio scansiono i disegni e li mando al Foglio.

ⓢ Disegni a matita?
Ogni tanto, spesso disegno direttamente a pennarello. D’altra parte ho imparato da subito a disegnare sul momento, direttamente col pennarello.

ⓢ Primi disegni pubblicati su un giornale?
Su L’Ora di Vittorio Nisticò, nel 1971. Seguii in tribunale il processo di viale Lazio, tra i più cruenti regolamenti di conti tra mafiosi. Prendevo appunti del volto dei personaggi, piccoli malavitosi. I disegni che ne uscivano non erano mai né solo ritratto né solo caricatura. Io ero giovane, avevo paura, c’erano i familiari che inveivano e gli imputati che minacciavano. Molti anni dopo si scoprirà che i veri responsabili della strage erano Riina e Provenzano.

ⓢ E il primo contatto con il mondo della politica romana?
Nel 1973, quando mi chiamarono a Lotta continua. Lì cominciai ad andare in Parlamento tutti i giorni.

ⓢ Tutti i giorni?
Per capire i politici bisogna vederli dal vivo, da vicino: le gambe storte, la pancetta, i capelli.

ⓢ A un certo punto ti hanno anche ritirato l’accredito.
Sì, l’associazione stampa parlamentare era furibonda perché vedevo e ritraevo i piccoli traffici quotidiani, i lobbisti e gli accordi sottobanco. Comunque per un anno ho continuato a entrare senza problemi, con un permesso per il pubblico, quando se ne sono accorti è scoppiato il casino: Nilde Iotti mi fece venire a prendere dai commessi, i radicali si misero a urlare in mia difesa.

ⓢ E oggi vai ancora in Parlamento?
Raramente, ogni tanto. Forse mi sento meno attratto da Montecitorio e da Palazzo Madama perché le decisioni politiche non si prendono più lì. Ma è dai tempi di Berlusconi che i palazzi del potere hanno perso la loro centralità, i destini di un governo si decidono altrove.

ⓢ Forse trovi meno interessante ritrarre questa classe politica.
Non lo so. È vero che i politici della Prima Repubblica avevano un altro spessore, ma io vado alla ricerca delle miserie umane e quelle miserie ci sono oggi come allora. E il mio lavoro è farle emergere, far emergere i contrasti, le contraddizioni. Certo rimpiago i Craxi, gli Andreotti.

ⓢ Di Andreotti ai tempi del Male realizzaste anche un busto in marmo.
La redazione del Male assegnò il Primo Premio Planetario dell’Umorismo Nero ad Andreotti e organizzammo una cerimonia nei giardini del Pincio, dove collocammo il busto in marmo. Mentre Roberto Benigni teneva il discorso celebrativo arrivò la polizia. Arrestarono il busto, rimase sei mesi in questura.

ⓢ A proposito, che fine ha fatto il busto di Andreotti?
Ce l’ho io a casa, in giardino.

ⓢ Ma come ha fatto uno che veniva dal Male a finire a disegnare anche sul Corriere della Sera?
Ho disegnato per il Corriere esattamente per 23 anni. Non ho mai avuto grossi problemi né mi sono mai lamentato. Qualche volta la mia vignetta saltava e mi spiegavano che era entrata una pubblicità all’ultimo momento, ma non me la sono mia presa. Mi pubblicavano tre vignette al giorno, e io ho imparato a mandargliene cinque-sei, così potevano scegliere. Certo, al Corriere i miei disegni sono sempre stati nelle pagine interne, e questo mi ha dato maggiore libertà.

ⓢ Come hai iniziato al Corriere?
Il direttore di allora, Ugo Stille, pensò di mettere a pagina tre degli editoriali, in stile anglosassone, in mezzo ai quali inserire una vignetta. Ed ecco che io sono comparso a pagina tre. Poi i miei disegni sono finiti anche nelle pagine più interne, nello spazio dei commenti, ma mai in prima pagina».

ⓢ Non sei il disegnatore giusto per la prima pagina del Corriere?
Io credo che una delle principali qualità del disegnatore deve essere quella di non seguire la linea del giornale. Un disegnatore non deve mai coccolare le scelte o gli editoriali del direttore. Per questo mi piaceva moltissimo Forattini quando in prima pagina su Repubblica andava controtendenza rispetto alla linea di Scalfari. Purtroppo per permettere a un disegnatore di esprimersi con questa libertà occorre essere illuminati, avere molta intelligenza.

ⓢ Altre qualità richieste a un disegnatore?
Deve saper analizzare, smontare e rimontare la politica. Andare al di là delle analisi scontate e  del vuoto dibattito politico.

ⓢ Tornando al tema della libertà, al Foglio problemi del genere non ne hai mai avuti mi sembra.
Il Foglio è una storia a parte, un legame particolare. Lì sono sempre stato libero di disegnare quello che ritenevo giusto.

ⓢ Ti sei permesso anche di ironizzare sulla campagna anti-aborto del direttore Ferrara.
Certo, e le mie posizioni così in antitesi sono sempre state utili al Foglio, anche per fornire una voce differente, stonata, rispetto alle campagne che ciclicamente animano il giornale. Non c’è cosa più sana dello scazzo, del dubbio.

ⓢ Inscenaste anche un finto licenziamento.
Sì, nel 2002, quando Giuliano lanciò la campagna per boicottare Benigni, ospite a Sanremo, chiamata Bo.Be, “Boicottare Benigni”. Io, al contrario, ero assolutamente con Benigni e realizzai alcune vignette dove proclamo il mio Bo.Bo.Be., “Boicottare il Boicotta Benigni”. Ferrara mi chiamò e mi propose di licenziarmi per finta. Annunciò la cosa, si creò un caso, mi arrivarono attestati di solidarietà. La trovata ebbe successo, il Foglio si trovò a vendere di più. Giuliano è uno dei pochi che sa giocare con il vero e con il falso.

ⓢ Il sottotitolo della tua autobiografia disegnata recita «Tomo I° (abbiate fede)».
Sì, perché in questo libro ho raccontato solo una parte della mia vita, di quello che mi è accaduto. Voglio darmi la possibilità di recuperare anche altre storie, oltre al fatto che ho intenzione di fare ancora molto altro.

ⓢ E qual è la cosa che ancora non hai fatto e che vorresti fare più di tutte?
Un film, la regia di un film. Negli anni ho avuto diverse idee, ma le idee sono nell’aria, vanno prese al volo, altrimenti le prende qualcun altro.

Articoli Suggeriti
La critica cinematografica è completamente cambiata con i social, ma non necessariamente in peggio

Il cinema italiano sta cambiando e sta cambiando il modo in cui viene raccontato. Ovviamente sui social, da figure che non sono proprio dei critici, ma che hanno una sempre maggiore rilevanza.

Ted Chiang, come mettere insieme i racconti e la fantascienza ed essere letti in tutto il mondo

Intervista con lo scrittore americano di culto, autore di "Storia della tua vita", il racconto da cui fu tratto Arrival, un caso editoriale straordinario per un racconto di "genere".

Leggi anche ↓
La critica cinematografica è completamente cambiata con i social, ma non necessariamente in peggio

Il cinema italiano sta cambiando e sta cambiando il modo in cui viene raccontato. Ovviamente sui social, da figure che non sono proprio dei critici, ma che hanno una sempre maggiore rilevanza.

Ted Chiang, come mettere insieme i racconti e la fantascienza ed essere letti in tutto il mondo

Intervista con lo scrittore americano di culto, autore di "Storia della tua vita", il racconto da cui fu tratto Arrival, un caso editoriale straordinario per un racconto di "genere".

In Twist, Colum McCann si è ispirato a Joseph Conrad per scrivere il Cuore di tenebra del colonialismo digitale

Lo abbiamo incontrato a Milano e con lui abbiamo parlato del suo nuovo romanzo, di cavi in fibra di vetro piazzati sul fondo del mare, di Leonardo DiCaprio, del Papa, di ChatGPT e di vini bianchi.

A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film

Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.

Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni

Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.

È uscito il primo trailer di Marty Supreme, il film sul ping pong con cui Timothée Chalamet punta a vincere l’Oscar

Il film di Josh Safdie è stato accolto con entusiasmo dalla critica e il suo protagonista è già lanciatissimo verso la statuetta per il Miglior attore.