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13:26 martedì 4 novembre 2025
È morta Diane Ladd, attrice da Oscar, mamma di Laura Dern e unica, vera protagonista femminile di Martin Scorsese Candidata tre volte all'Oscar, una volta per Alice non abita più qui, le altre due volte per film in cui recitava accanto alla figlia.
L’attore e regista Jesse Eisenberg ha detto che donerà un rene a un estraneo perché gli va e perché è giusto farlo Non c'è neanche da pensarci, ha detto, spiegando che a dicembre si sottoporrà all'intervento.
A Parigi c’è una mensa per aiutare gli studenti che hanno pochi soldi e pochi amici Si chiama La Cop1ne e propone esclusivamente cucina vegetariana, un menù costa 3 euro.
Il Premier australiano è stato accusato di antisemitismo per aver indossato una maglietta dei Joy Division Una deputata conservatrice l’ha attaccato sostenendo che l’iconica t-shirt con la copertina di Unknown Pleasures sia un simbolo antisemita.
Lo scorso ottobre è stato uno dei mesi con più flop al botteghino nella storia recente del cinema In particolare negli Stati Uniti: era dal 1997 che non si registrava un simile disastro.
La neo premio Nobel per la pace Maria Corina Machado ha detto che l’intervento militare è l’unico modo per mandare via Maduro La leader dell’opposizione venezuelana sembra così approvare l'iniziativa militare presa dall'amministrazione Trump.
Dopo il caso degli accoltellamenti sul treno, in Inghilterra vorrebbero installare nelle stazioni i metal detector come negli aeroporti Ma la ministra dei Trasporti Heidi Alexander ha già fatto sapere che la cosa renderà «un inferno» la vita dei passeggeri.
La Sagrada Família è diventata la chiesa più alta del mondo Il posizionamento di una parte della torre centrale sopra la navata ha portato l’altezza della chiesa a 162,91 metri superando i 161,53 della guglia della cattedrale di Ulm, in Germania

Nelle strade di Parigi con Valentino

Pierpaolo Piccioli torna nella capitale francese con una sfilata che porta gli abiti nella città e rielabora, ancora una volta, cosa significa raccontare un marchio di moda oggi.

02 Ottobre 2021

Dopo le sfilate italiane, a Milano per due volte, a Roma e a Venezia, Valentino è tornato a Parigi con la collezione Primavera Estate 2022. Per l’occasione, il direttore creativo Pierpaolo Piccioli ha scelto di sfilare all’interno del Carreau du Temple, un mercato coperto nel terzo arrondissement di Parigi, costruito nel 1863, che dopo un esercizio di consultazione pubblica condotto nel 2004 è stato riqualificato come spazio pubblico polivalente. Il mercato è il teatro ideale per la collezione immaginata da Piccioli, perché è un luogo di passaggio la cui destinazione finale sono le strade di quartiere: così le modelle e i modelli si muovono tra il pubblico degli addetti ai lavori, raccolti intorno a tavolini come quelli dei bar, ma poi sbucano in strada, dove nonostante la pioggia c’è una piccola folla che entra così a far parte della settimana della moda, partecipa nell’attesa di questa o quella celebrity – che sia un creator di TikTok, un musicista o un attore – e, incidentalmente, assiste allo spettacolo degli abiti.

Finale di Valentino Rendez-Vous, 1 ottobre 2021, Parigi. Foto courtesy of Valentino

Rendez-Vous è quindi una collezione-appuntamento, che si inserisce nel lavoro di ri-significazione dei segni del marchio che Piccioli ha avviato all’interno di Valentino con la naturalezza che gli appartiene. Integrando la couture nel guardaroba quotidiano, ad esempio, e celebrando il ritorno a una nuova normalità con una sfilata che, appunto, era pensata per attraversare le strade di tutti i giorni. Un esercizio di semplicità che in realtà di semplice, inteso come di facile esecuzione, non ha nulla, a cominciare dal modo in cui viene rielaborato l’archivio storico: alcuni capi-icona, come il cappotto maculato, l’abitino bianco di Marisa Berenson, i lunghi abiti a fiori fotografati da Chris von Wangenheim, sono stati infatti sottoposti a quello che viene definito uno «spiazzamento storico». È evidente nel lavoro fatto sul denim, pallino di Piccioli, e sul sartoriale classico, che abbraccia colori vividi e acrilici, mentre i materiali come il taffetà, tipici delle collezioni di alta moda, vengono sottoposti a lavorazioni anche estreme – «frusto, lavato, sbattuto, privato di ogni estenuato preziosismo per diventare giacca, anorak, camicia oversize, bermuda», si legge nella nota ufficiale – per meglio adattarsi a una quotidianità che da lungo tempo ha abbandonato il concetto di occasione e quello di formalità, e dove l’atto del vestire vive in funzione di tutte le vite, spesso digitali, di cui oggi possiamo fare esperienza.

Ha senso, allora, la collaborazione avviata da Valentino per la settimana della moda con Clubhouse, l’app di solo audio esplosa durante il lockdown, che ha ospitato per la prima volta il live streaming dello show. Alla fine della sfilata, si è aperta una conversazione che ha coinvolto la critica di moda Diane Pernet, l’antropologa digitale Rahaf Harfoush e Stephanie Simon, responsabile dei contenuti e della community di Clubhouse, che dalla location della sfilata si sono collegate con Leah Lamarr, creatrice di Hot on the Mic, uno degli spettacoli comici più popolari sulla piattaforma e Jon Pierre, pluripremiato direttore creativo. Sabato 2 ottobre, infine, Valentino collaborerà con Arman Naféei, autore del podcast musicale We Are On Air, per uno stand audio dedicato come parte di Valentino Street Activation. È un modo per attivare le conversazioni culturali che oggi nascono intorno alla moda e che sempre più spesso vediamo scorrere in luoghi radicalmente diversi da quelli che, storicamente, sono stati i palazzi nei quali quei discorsi si sono tenuti. Un marchio è oggi un universo di simboli, una foresta di significati in cui è spesso difficile orientarsi e districare tutti i livelli in cui quell’universo si declina, o anche solo individuare i tanti pubblici diversi con cui parla e si confronta. I consumatori del lusso, ovvero quelli che i capi e gli accessori li comprano per davvero, gli appassionati di moda che alimentano le conversazioni online sulle settimane della moda che – paradossalmente – mai come in questo momento storico rischiano di perdere la loro centralità, i giornalisti e i critici che si interrogano sul loro ruolo di divulgazione. Un’operazione complessa, a meno che non si abbia la chiarezza di visione che appartiene a quelli come Piccioli, e cioè quella della continua ricerca della bellezza, qualunque cosa significhi. 

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