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11:03 martedì 14 ottobre 2025
Il quotidiano del Comitato centrale del Partito comunista cinese ha fatto firmare un articolo a LeBron James, che però non lo ha mai scritto È vero che viviamo in un mondo strano, ma ancora non così strano da avere LeBron James tra gli editorialisti del Quotidiano del popolo.
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Il trailer di Hamnet di Chloe Zhao spoilera il finale del film e i fan che lo hanno visto si sono arrabbiati molto Guardandolo si scopre quasi tutto del film, compreso il finale che tanti critici hanno descritto tra i migliori degli ultimi anni.
Al Pacino ha detto che è solo grazie a un cazziatone di Diane Keaton che non ha perso tutti i suoi soldi L'attrice sgridò sia lui che il suo avvocato e lo costrinse a riprendere il controllo delle sue finanze, dandogli dell'idiota.
Secondo l’Onu, il 92 per cento delle abitazioni nella Striscia di Gaza è stato distrutto e chi sta tornando a casa trova solo macerie I pochi edifici ancora in piedi sono comunque inagibili, gravemente danneggiati o inabitabili.
Woody Allen ha raccontato il suo primo incontro con Diane Keaton in un lungo e bellissimo omaggio all’attrice  Su The Free Press, Allen ha ricordato la prima volta che la vide, nel 1969, durante le prove di Provaci ancora, Sam.
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Twitter e il commercio

Il colosso social assume un direttore commerciale con due specificità: vendere e creare eventi. Inizia la fase due, quella dell'incasso e delle partnership.

28 Agosto 2013

È la grande domanda che si stanno ponendo i giornali certo, ma vale più in generale per tutte le piattaforme online basate fino a oggi sulla politica del tutto gratis, social network compresi: al di là della pubblicità (che online cresce velocemente ma presenta molti punti ancora irrisolti), come monetizzare gli sforzi e gli investimenti fatti? Quando e come l’essere diventati dei catalizzatori di milioni di utenti si trasformerà in guadagni tangibili?
Sappiamo bene come gli sguardi di tutti, dei giganti social in particolare, si siano rivolti da qualche tempo ai big data, la possibilità di fornire alle aziende dati iper profilati  dal punto di vista dei consumi di un numero notevolissimo di potenziali clienti.
Il punto su cui adesso ci si arrovella è che farne di quei dati. Da dove iniziare, insomma, per mettere a frutto delle strategie che permettano di passare all’incasso in un futuro prossimo?
La ricetta pare essere vecchia come il mondo: avere qualcosa da vendere o aiutare direttamente a farlo chi ce l’ha nella propria ragione sociale (e l’hype ultimamente più alto che mai che circonda un colosso come Amazon ne è la dimostrazione plastica e palese); lavorare sul consumo diretto di prodotti a pagamento.

È per questo che una notizia, apparentemente di routine, apparsa oggi sul Financial Times, è in realtà una grande spia accesa sul futuro che i giganti del web pare abbiano deciso con forza di intraprendere. Eccola: Twitter ha appena assunto Nathan Hubbard come proprio capo del commerciale, “head of commerce” è il suo nuovo job title, per essere precisi e ufficiali. Da dove viene Hubbard e perché è una notizia che vale la pena sottolineare?
Arriva da Live Nation, il colosso globale dell’organizzazione di concerti ed eventi live, in cui si occupava, guarda caso, della parte digital, vendita dei biglietti online compresa.

Cosa significa l’arrivo di Hubbard? Probabilmente che siamo vicini – entro l’anno dice il Financial Times – all’ufficializzazione di nuovi canali commerciali sul noto social network, in modalità ovviamente da definire e verificare.

Due paiono essere le macro-strategie sul piatto: partnership commerciarli più dirette e “concrete” con le aziende, e il tentativo di usare la predisposizione naturale di Twitter a creare attenzione attorno ai grandi eventi (e non è un caso che Hubbard provenga da quel mondo lì) per permettere ai partner commerciali di essere sotto i riflettori al momento giusto.

Filtrano pochi particolari sull’operazione ma una cosa appare chiara: Twitter (e anche Facebook) stanno armando il proprio commerciale.
Come a dire: adesso che siamo (quasi) tutti lì, apriamo le danze.
Reggeranno l’urto Twitter e gli altri? È una domanda da cui passa una parte del futuro della sostenibilità del web.

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