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In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.
Nel primo teaser del Diavolo veste Prada 2 si vede già la reunion di Miranda e Andy Le protagoniste salgono insieme sull’ascensore che porta alla redazione di Runway, riprendendo una scena cult del film originale.

Presto potremmo vivere in un mondo senza tupperware perché Tupperware sta fallendo

12 Aprile 2023

Tupperware, l’azienda che produce i contenitori per conservare il cibo che tutti chiamiamo, appunto, tupperware (anche quando sono prodotti da altre aziende), sarebbe a rischio di fallimento. Come riporta infatti Bbc, sono anni ormai che l’azienda vive una crisi profonda: a quanto pare, i giovanissimi, i giovani e anche i non più tanto giovani non apprezzano il prodotto – viene da chiedersi come facciano queste persone a conservare il cibo – e le vendite sono in drastico calo ormai da tempo. La situazione sarebbe tanto grave che, se a breve non arriveranno nuovi investitori a portare capitali freschi, Tupperware potrebbe chiudere.

E dire che durante la pandemia Tupperware aveva vissuto un successo nuovo: tutto il mondo si era ritrovato improvvisamente chiuso in casa, un sacco di gente aveva cominciato a cucinare per passare il tempo, di cibo spesso se ne preparava troppo e la necessità di conservare aveva portato alla riscoperta di un brand in crisi profonda ormai da anni. Ma il successo è stato soltanto momentaneo, a quanto pare: finiti i lockdown, le persone hanno ricominciato a mangiare fuori, a cucinare meno, a conservare poco, e si sono di nuovo dimenticate di Tupperware. Secondo gli addetti ai lavori, la colpa alla fine è soprattutto dei dirigenti dell’azienda: in un mercato ipercompetitivo, affollatissimo, pieno di imitatori capaci di produrre a costi inferiori e di vendere a prezzi minori, Tupperware non è riuscita a innovare ed è rimasta ferma, sempre uguale a se stessa, per vent’anni.

Eppure la capacità di innovare era stata alla base dell’enorme successo riscosso dall’azienda nella seconda metà del Novecento. Fondata nel 1946 da Earl Tupper, fu una delle prime aziende a usare le nuove plastiche inventate all’epoca con lo scopo di conservare il cibo: i frigoriferi, in quegli anni, erano ancora oggetti poco diffusi e troppo costosi per la maggior parte della popolazione mondiale, che quindi trovava in quei recipienti di plastica uno strumento utilissimo contro il deperimento e lo spreco del cibo. Ma il vero successo di Tupperware si deve non al suo fondatore ma a Brownie Wise, la donna che inventò il modello di vendita che portò, letteralmente, Tupperware in tutte le case prima d’America e poi del mondo. Wise, infatti, ebbe l’idea di vendere il prodotto non in negozi o supermercati ma direttamente nelle case: organizzava piccoli eventi privati, in cui venivano invitate amiche, vicine e conoscenti dei padroni di casa, per presentare e vendere il prodotto. Questi eventi divennero noti come “tupperware party” negli anni ’50 e ’60, uno dei simboli della rivoluzione consumistica. Il modello Wise – venditori porta a porta, tutti freelance pagati con uno stipendio fisso al quale si aggiungevano percentuali sulle vendite – resterà il principale modello di business dell’azienda fino al 2003, anno in cui fu archiviato e superato a causa della crisi che, nel breve futuro, forse porterà alla chiusura di Tupperware.

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