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I sostenitori di Trump sono andati sotto l’ultimo post Instagram di Romy Reiner a festeggiare la morte del padre Dopo la morte dei suoi genitori, il carousel con le foto di una vacanza in famiglia corredato da una frase contro Trump è stato preso d'assalto.
La Spagna introdurrà un abbonamento mensile di 60 euro per viaggiare con tutti i mezzi pubblici in tutto il Paese È il secondo Paese in Europa che prende un'iniziativa simile: prima c'era stata la Germania, il cui abbonamento mensile costa anche meno.
Amazon installerà nei Kindle una AI che ti spiega i libri se non li hai capiti
 La nuova funzione si chiama "Ask This Book” e servirà ai lettori confusi, distratti o non proprio sveglissimi.
Il distributore americano Neon ha organizzato una proiezione per soli manager di No Other Choice di Park Chan-wook, che è un film su un uomo che uccide manager Con tanto di lettera indirizzata a tutti i Ceo delle aziende Fortune 500, invitati a vedere il film il 17 dicembre a New York alle ore 17 locali.
Zohran Mamdani ha fatto una performance in un museo di New York invitando i cittadini a dirgli quello che vogliono da lui Ispirandosi alla celebre performance di Marina Abramović, il sindaco ha offerto colloqui di tre minuti a chiunque volesse parlargli.
Negli anni ’60 la Cia ha perso un ordigno nucleare sull’Himalaya e ancora non l’ha ritrovato Nel 1965, sulla vetta di Nanda Devi, l'intelligence americana ha perso un dispositivo alimentato a plutonio. È ancora lì, da qualche parte.
Cosa c’è nei primi sei minuti dell’Odissea di Christopher Nolan che sono già stati mostrati nei cinema americani Questo "prologo" è stato proiettato in diverse sale negli Usa e ovviamente è già stato piratato e diffuso online.
I Talebani in Afghanistan hanno un nuovo nemico: i giovani che si vestono da Peaky Blinders Quattro ragazzi di 20 anni sono stati sottoposti a un «programma di riabilitazione» dopo aver sfoggiato outfit ispirati a Tommy Shelby e compari.

Perché il New York Times ha pubblicato un pezzo sulla sessualità di Taylor Swift

09 Gennaio 2024

Il 4 gennaio il New York Times ha pubblicato un op-ed di Anna Marks intitolato “Look What We Made Taylor Swift Do” (un rimando al titolo di uno dei pezzi più famosi della cantante, “Look What You Made Me Do”). Nel suo articolo Marks sostiene che le canzoni di Swift sarebbero pieni di messaggi in codice alla comunità Lgbtq+, messaggi attraverso i quali Swift confesserebbe la sua appartenenza alla stessa comunità. Come scrive Adrian Horton sul Guardian, il pezzo ha scatenato l’ira Swifties: i fan e le fan della cantante sui social si stanno accanendo contro il New York Times, colpevole di aver pubblicato quasi 30 mila battute di insinuazioni sulla sessualità di Swift.

Il pezzo di Marks ha fatto arrabbiare anche l’entourage di Swift, però, non solo i fan. Sempre sul Guardian, Horton riporta le dichiarazioni di una persona vicina alla cantante secondo la quale «a causa del suo enorme successo, in questo momento Taylor non sembra protetta dalle regole deontologiche che proteggono qualsiasi altra persona. La pubblicazione di questo articolo non sarebbe mai stata permessa se avesse parlato di Shawn Mendes o di qualunque altro artista maschio la cui sessualità è stata oggetto di discussione tra i fan. A quanto pare i giornalisti non si pongono limiti quando scrivono di Taylor, a prescindere da quanto invadenti, false e inappropriate siano le cose che scrivono. Il tutto nascondendosi dietro alla dicitura di “opinion piece”».

La questione è diventata oggetto di dibattito pubblico negli Stati Uniti, dibattito in cui sono intervenuti anche altri giornalisti. Uno di questi è stato Chris Willman, critico musicale di Variety, che su Twitter ha scritto di non aver mai letto «un op-ed del New York Times meno difendibile di questo». Marks, tra l’altro, non è nuova a pezzi di questo tipo: nel 2022 aveva pubblicato, anche in quel caso sul New York Times, un op-ed simile, questa volta dedicato a Harry Styles.

Ovviamente consapevole delle critiche che le sarebbero arrivate, nel pezzo Marks ha scritto di essere consapevole che «discutere la possibile queerness di una star prima che questa la dichiari apertamente potrà sembrare, ad alcuni, un comportamento volgare, una forma di gossip neanche degna di essere discussa». Marks scrive di condividere diverse di queste riserve, ma anche che questa discussione su Swift è secondo lei degna di essere fatta perché «dalle storie che occupano la nostra immaginazione derivano le cose che, nella nostra cultura, gli artisti e il loro pubblico possono dire ed essere». Al momento, il New York Times non ha ancora pubblicato nessun commento sulla vicenda.

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