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12:44 domenica 16 novembre 2025
In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.
Nel primo teaser del Diavolo veste Prada 2 si vede già la reunion di Miranda e Andy Le protagoniste salgono insieme sull’ascensore che porta alla redazione di Runway, riprendendo una scena cult del film originale.

Storia dimenticata di un premio letterario nel sud Italia degli anni Cinquanta

È quella del Premio Crotone che vide protagonisti pesi massimi della letteratura italiana come Ungaretti, Pasolini, Sciascia, per poi scomparire.

09 Dicembre 2021

Crotone, 1952: chissà se l’allora sindaco della città Silvio Messinetti, pervaso com’era da quello spirito di “nuovo meridionalismo” che imperversava in tutte le città del sud Italia, avrebbe mai immaginato che il premio letterario che aveva inventato e voluto con tutto sé stesso, sarebbe rimasto alla storia come uno dei più rocamboleschi eventi letterari dell’Italia del Dopoguerra. E che, soprattutto, sarebbe riuscito nell’impresa di coinvolgere, nonostante la sua breve durata, buona parte dell’ambiente culturale del nostro Paese della seconda metà del Novecento.

Se è possibile ricostruire le pagine dell’intera vicenda del Premio Crotone, il merito è di Giacomo Debenedetti, il presidente di giuria che, all’epoca, trasmise all’organizzazione ogni singolo documento – corrispondenze, biglietti, pensieri, addirittura scontrini – così da creare un vero e proprio archivio storico. Archivio che, per pura passione e dopo più di mezzo secolo, è stato rispolverato da due giovani  crotonesi, Gaetano Leonardi e Christian Palmieri che ci hanno scritto in libro.

Che fu un premio segnato da ritardi e stranezze lo si intuisce dal fatto che, affinché si accendessero i riflettori sulla prima edizione, dovettero passare quattro anni dal giorno in cui il premio fu istituito. Soltanto nel ’56, infatti, si riuscì a stabilire la somma da erogare al vincitore – un milione di lire – e a nominare la giuria: Mario Sansone, Remo Cantoni, Concetto Marchesi, Alberto Moravia e Corrado Alvaro, oltre al già citato Debenedetti. Proprio quest’ultimo, dopo essersi confrontato con una giuria dimezzata poiché, scriverà al sindaco, «Alvaro è malato, Moravia è in Russia, Sansone è a Bari», rende noto che il primo Premio Crotone della storia sarebbe andato a Léonida Repaci con Un riccone torna alla terra. Chiede, però, di rinviare a ottobre la serata di premiazione prevista a maggio per non correre il rischio «di venire in sparuta, senza i grossi calibri come Marchesi e Moravia». E, colpo di scena, annuncia che la giuria si sarebbe impegnata a trovare 250 mila lire per dare un secondo premio a un «giovane scrittore che, insegnante nella scuola elementare di Racalmuto, è arrivato, da Caltanissetta, ad interessare i lettori attenti di tutta la Nazione». Parla di Leonardo Sciascia. Sarebbe andato tutto liscio se, pochi giorni dopo, la morte di Corrado Alvaro non avesse scosso il neonato premio e, di riflesso, l’intera macchina organizzativa. Gli inviti e i comunicati stampa, così, partiranno soltanto a settembre inoltrato, ovvero a poco meno di un mese dalla manifestazione: lo confermano le lettere ritrovate nell’archivio, tra le quali ne spicca una battuta a macchina. «Ricevo un inaspettato invito a Crotone: benissimo, accetto proprio volentieri – scrive Pier Paolo Pasolini – sto passando un periodo di lavoro e di tensione e questa parentesi è davvero quello che mi ci voleva».

Nonostante i rinvii, i ritardi, la morte di Alvaro e gli inviti spediti all’ultimo minuto, la città di Pitagora – o come la definì un articolo di quei giorni: «quest’angolo derelitto del Paese» – divenne, per pochi giorni, capitale culturale del Sud. Non mancava nessuno: da Ungaretti a Gadda, da Mondadori a Valentino Bompiani, da La Cava a Sciascia. Erano tutti a Crotone. E se l’edizione successiva fu segnata dalla morte di un altro giurato (Marchesi) e dalla vittoria di Gaetano Salvemini coi suoi Scritti sulla questione meridionale, la terza, nel ’59, fece scoppiare un vero e proprio caso nazionale: il caso Pasolini.

Villari, Bassani e Pasolini

Quell’anno, a contendersi il premio erano diciannove candidati, tra i quali Giovanni Testori, Alberto Arbasino, Ottiero Ottieri, «insomma un bel match, Sud contro Nord, e noi abbiamo l’impressione che il Nord finirebbe col vincere», scrisse Paese Sera. Alla fine, invece, vinsero le borgate romane di Pasolini e apriti cielo. Colpa di un articolo di qualche mese prima: viaggiando lungo l’Italia, il poeta si era fermato a Cutro, alle porte di Crotone, e lo definì il paese dei banditi, parlandone come si parlerebbe di un film western. Seguirono querele, proteste, scuse e chiarimenti, ma la ferita dei crotonesi era talmente fresca che, alla notizia della vittoria di Una vita violenta scoppiò il finimondo. Furono subito ritirate le sovvenzioni che avevano reso possibile l’intera macchina organizzativa del premio e Pasolini, arrivato in città, fu insultato per le vie del centro e costretto a essere protetto da una scorta. La situazione sfuggì talmente di mano che Ungaretti, nel frattempo diventato membro della giuria, provò a chiudere la polemica attraverso un laconico telegramma: «Abbraccio Pasolini. Viva Crotone». Alla fine, alla mezzanotte del 7 novembre del ’59 e in un cinema gremito all’inverosimile, Debenedetti premiò Pasolini. E anche un altro libro che sarebbe rimasto alla storia: Sud e magia di Ernesto de Martino.

Il ’60 fu l’anno di Lajolo (che, ne Il vizio assurdo, aveva raccontato la sua amicizia con Pavese) mentre l’edizione successiva, per via dei guai economici sorti dopo la questione-Pasolini, si tenne nel ’62 e segnò il gran trionfo di Leonardo Sciascia. «Nonostante le vischiosità, la corruttela, le censure, le ipocrisie cronicizzate e demoralizzanti – si legge nella motivazione del premio a Il giorno della civetta – lo scrittore è riuscito a scrivere una testuale radiografia della mafia, dei suoi armeggi e retroscena e delle sue allarmanti connivenze in alto e in basso».

A quel punto, il premio Crotone era diventato una realtà così importante da essere considerato una costola del famoso Viareggio. Eppure, nello stupore generale, l’edizione successiva fu anche l’ultima. Motivazione ufficiale: mancanza di fondi. Ma, come scriverà Debenedetti, la giuria, in realtà, è sempre più stanca e scoraggiata. L’ultimo premio andrà a una donna: si tratta di Maria Corti e del suo L’ora di tutti. Dopodiché, cala il sipario. Si proverà, anni dopo, a riportare in vita il premio. Lo vinceranno Gore Vidal, Roberto Calasso e Adriano Sofri, infine Dacia Maraini. Tentativi che non riusciranno a ricreare la magia che quel piccolo «angolo derelitto del Paese» era riuscita a imporre decenni prima. Una magia tale da far scrivere a Léonida Rapaci, il vincitore della prima edizione, un’emozionante telegramma al sindaco in cui giurava «a te et a Crotone, che mia fatica continua e che ogni mio passo avanti reca coscienza fare avanzare con me Calabria materna stop».

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