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Negli archivi tedeschi della Stasi è stata trovata una carta d’identità di Putin

Dagli archivi dell’ex servizio segreto della Ddr è spuntata una carta d’identità intestata a Vladimir Putin. Come scrive il Times londinese, il documento è rimasto negli uffici di quello che fu il Ministero per la sicurezza dello Stato per 28 anni: secondo la Bild, che ha diffuso la notizia, era rimasto escluso dalle classificazioni perché associato a una cartella sbagliata. Putin arrivò in Sassonia come agente del Kgb nel 1985 e vi rimase quattro anni. Nonostante fosse formalmente un traduttore, gli storici sospettano che reclutasse cittadini della Germania comunista con rapporti con il mondo a ovest del Muro, per raccogliere quante più informazioni utili. Il professore del Centro di Ricerca di Storia Contemporanea di Potsdam, Jens Gieseke, ritiene che il tesserino avrebbe permesso all’attuale presidente russo di accedere al quartier generale della polizia segreta a Dresda, dove con ogni probabilità avrebbe lavorato con documenti riservati. L’esperto precisa: «C’era uno stretto legame tra Stasi e Kgb nella Germania dell’Est. Per quanto ne sappiamo, [il Kgb] utilizzò quest’istituto per mettersi in contatto con i cittadini che potevano avere parenti nella Germania Ovest».

L’uomo forte della Russia non era stato finora incluso nelle liste degli ex 007 sovietici accreditati presso la DDR. L’Ufficio della Commissione Federale per i documenti Stasi, cui spetta la gestione degli archivi, conferma che al tempo rilasciare tesserini della polizia agli ufficiali del KGB fosse una pratica comune, sottolineando però come «non vi siano prove del fatto che Vladimir Putin abbia lavorato per la Stasi».

A quanto si sa, il leader nato a San Pietroburgo fu piuttosto attivo durante la permanenza in Germania: oltre a parlare fluentemente il tedesco, apprezzava la birra Pilsner e frequentava un club di pesca locale. Quando nel 1989 la Repubblica Democratica Tedesca si disgregò, Putin si trovava nel palazzo dei servizi segreti, circondato dai manifestanti; chiamò Mosca per chiedere rinforzi, ma non ottenne risposta. Konrad Jarausch, storico della University of North Carolina, collega la profonda conoscenza della Germania comunista di allora all’interesse del presidente russo per le odierne dinamiche tedesche, aggiungendo che «la caduta del Muro di Berlino rafforzò la sua rabbia per il declino dell’Urss».