Cultura | Musica
L’unico merito di Saltburn è stato farci riascoltare Sophie Ellis-Bextor
Il film di Emerald Fennell si è rivelato divisivo, soprattutto tra Millennial e Gen Z, ma su una cosa ha messo tutti d'accordo: "Murder on the Dancefloor" è sempre stata una canzone bellissima.
Il video di “Murder on the Dancefloor” andava in onda su Mtv nel 2001. Cominciava con l’inquadratura di un paio di scarpette da ballo glitterate decorate da due rose, esposte su un piedistallo. Poi lo schermo si riempiva con un nuovo viso, una ragazza di ventidue anni di bellezza sorprendente, diversa dal solito. La pelle bianchissima (quando ancora andava di moda l’abbronzatura), i capelli castani, folti e setosi raccolti in una coda di cavallo (negli anni del biondo e dei colpi di sole), un make up grafico, con ombretto glitterato verde e rossetto rosso (quando si parlava soltanto di gloss, smoky eyes e terre abbronzanti). Era sicuramente una visione “strana”, ma per molte adolescenti era la donna più bella mai vista. Nel 2009 una giornalista del Guardian chiedeva a Sophie Ellis-Bextor come si sentiva rispetto al modo in cui appariva, lei che era famosa per avere un aspetto strano (per essere “wonderfully weird-looking”, questa era la definizione). Sorprendentemente, lei rispondeva: «Penso che mi sia stato utile perché quando ero adolescente, i ragazzi semplicemente non erano interessati. Non mi vedevo come una bella ragazza e questo era un bene, perché non ci facevo affidamento. Non ha così importanza essere belle – ci sono un sacco di ragazze belle là fuori – quindi è bello distinguersi. Gran parte di ciò che ha ispirato molti musicisti è celebrare le differenze, e le persone si identificano in questo: più persone si sentono impopolari e strane rispetto a quelle tra la folla».
Eppure, per molte teenager di quegli anni, la bellezza di Sophie era uno degli ingredienti che rendevano quel video così affascinante, insieme a tutti gli altri, certo: i balletti un po’ rigidi, le sue orribili scarpe di pelle nera che lasciavano libere soltanto le dita dei piedi, l’idea di raccontare una sfida da ballo che la perfida e seducente ballerina (oggi la definiremmo un’abile scammer) riesce a vincere soltanto barando, e poi, ovviamente, la canzone, perfetta, irresistibile, un classico immediato. E a dimostrare che lo è, un classico, c’è il suo grande ritorno 23 anni dopo: Billboard ha annunciato che la canzone è tornata nella Top 10 del Regno Unito, a capodanno, su Spotify, la canzone ha raggiunto il suo maggior numero di stream globali di sempre. Il merito è tutto di Saltburn, il film di Emeral Fennel (regista di Promising Young Woman) con Jacob Elordi e Barry Keoghan che ha generato una specie di culto per gli adolescenti, mentre ha lasciato abbastanza perplessa la generazione precedente, quella che Sophie Ellis-Bextor l’ha scoperta nei pomeriggi passati davanti a Mtv.
Anche chi l’ha stroncato (Dazed l’ha definito totalmente senza senso, così come uno dei trend su TikTok che ha generato, in cui super ricchi giovanissimi mostrano le loro lussuose dimore), deve ammettere che Fennel una cosa l’ha azzeccata: “Murder on the Dancefloor” è la colonna sonora perfetta per la lunga scena finale (la sua durata ha stupito anche la cantante, visto che si estende per tutta la canzone) con il protagonista Barry Keoghan che balla nudo percorrendo gli spazi della villa dopo (spoiler!) aver ammazzato tutti (proprio come Sophie, nel video, vince la gara di ballo eliminando tutti i concorrenti). Sembra ormai una specie di prassi recuperare canzoni del passato recente e renderle virali su TikTok, visto che negli stessi giorni in cui impazzava “Murder on the Dancefloor”, nei per te era tutto un susseguirsi di Mason vs Princess Superstar (sempre da Saltburn, con la bolla della moda che snobba i saltburners dicendo che il vero motivo per cui ricordare quella canzone è l'”iconica” sfilata di Versace del 2008).
E così, i tanti Millennial rimasti indifferenti, o imbarazzati, o perplessi, durante la visione di Saltburn, non hanno potuto fare a meno di apprezzare la selezione musicale, e iniziare a tormentare i Gen Z con le loro lezioni di storia della musica pop anni 2000: in realtà, la hit a lanciare Sophie Ellis-Bextor era stata un’altra, e cioè “Groovejet (If This Ain’t Love)”, realizzata insieme al dj italiano Spiller, con lei nello splendido video girato a Bangkok. Tra i video da recuperare assolutamente ci sono “Get Over You”, in cui Sophie Ellis-Bextor è un manichino per abiti da sposa che prende vita, e la deliziosa “Music Take The Best of Me”, una lettera d’amore alla musica («Gli uomini vanno e vengono, ma il mio primo amore diventa sempre più forte»). Nella vita privata nessun drama, se non, molto banalmente, la separazione dei genitori: la mamma è un’attrice e scrittrice conosciuta soprattutto come presentatrice di un famoso show per bambini che si chiamava Blue Peter, in cui la stessa Sophie aveva partecipato, da piccola; suo padre è Robin Bextor, regista e produttore televisivo. Ha tre sorelle e due fratelli (uno è il suo batterista di sempre).
La sua carriera è iniziata nei lontanissimi anni Novanta con un gruppo indie, i theaudience, ed è esplosa nel 2001 con l’album Read My Lips. La carriera di Sophie si è brevemente interrotta con la nascita del primo figlio, avuto a 24 anni, ma non si è mai fermata, anche se gli album successivi (in tutto ne ha pubblicati sette) hanno riscosso meno successo del primo. L’ultimo, Hana, è uscito nell’estate del 2023. Album a parte, la cantante era riemersa già durante Covid, per via del video realizzato in un solo giorno in sette luoghi tra club, discoteche e locali e addirittura la O2 Arena, incredibilmente vuota, cantando “Crying at the Discotheque” degli Alcazar. Oggi Sophie ha 44 anni, è sempre bellissima ed è sposata da quasi 20 anni con Richard Jones, bassista dei The Feeling. Hanno 5 figli, tutti maschi: il più grande, Sonny, ha 20 anni, poi c’è Kit, 15 anni, Ray Holiday, 12 anni, Jesse, 9 anni e Mickey Jones, 5 anni. Quanti di loro hanno visto Saltuburn? Solo il primo: secondo quando riportato da Bbc in un articolo in cui annunciava il ritorno della canzone nella Top 10, la cantante avrebbe guardato il film in compagnia di sua madre e del figlio maggiore. Pare che Sonny l’abbia definito «uno dei 10 migliori film che io abbia mai visto».