Un taglio fatto in un salone di tendenza per inseguire un'immagine ideale di sé innesca un principio di dissociazione, una catena di ulteriori sforbiciate e una serie di domande esistenziali.
Il referendum, certo. Il decreto sicurezza, ovvio. Ma siamo onesti: questa settimana ci siamo divertiti soprattutto a essere il terzo che gode tra i due litiganti Musk e Trump.
Il processo di Kafka, in confronto, è rapido e fluido: un'artista, figlia di genitori jugoslavi, racconta le enormi e tragicomiche difficoltà che ha dovuto superare per avere la cittadinanza italiana.
Ci sono anche dei finti capi che assegnano finte mansioni, e talvolta capitano finti litigi e finti scioperi.
La morte violenta di Martina Carbonaro ci lascia soltanto una certezza: non c'è limite alle nefandezze che certi maschi possono dire pur di dimostrare che il femminicidio non esiste.
Schiaffo, pietra, forbice: non è la morra cinese ma una settimana in cui sono state uccise altre donne.
Il raccolto è stato pessimo e neanche le importazioni dall’alleata Bielorussia riescono a risolvere la carenza di ortaggi.
In arrivo divieti di fumo in parchi, spiagge e anche nelle terrazze di bar e ristoranti per tutelare i bambini.
Un episodio che ricorda molto quello che successe a Maria Schneider sul set di Ultimo tango a Parigi.
Ce ne sono troppi nelle foreste del Paese e il governo vuole diminuirne drasticamente il numero, anche se si tratta di una specie protetta.
Adesso si è consegnato alla polizia un secondo rapitore-torturatore, che ha confermato tutto quello che ha raccontato Michael Valentino Teofrasto Carturan.
O meglio, grazie anche a questo e a una complicata reazione chimica.
Decisione presa anche a causa delle proteste delle autorità locali e dei residenti, stufi del cosiddetto "turismo da selfie".
Una settimana di cose mai viste prima: l'Ue scopre che a Gaza c'è un genocidio, a Garlasco si ricordano di prove dimenticate per anni, a Belve si presenta un divo internazionale di cui nessuno aveva sentito parlare.
Il confine tra cronaca nera e giallo è sempre stato sottile. Ma mai come in questi giorni si è avuta l'impressione che la giustizia italiana sia fatta per produrre intrattenimento e non sentenze.