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Anche stavolta il premio di Designer of the Year l’ha vinto Jonathan Anderson È la terza volta consecutiva, stavolta ha battuto Glenn Martens, Miuccia Prada, Rick Owens, Martin Rose e Willy Chavarria.
L’Oms ha detto che i farmaci come Ozempic dovrebbero essere disponibili per tutti e non solo per chi può permetterseli Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, in futuro bisognerà garantire l'accesso a questi farmaci a chiunque ne abbia bisogno.
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Il sindaco di Pesaro si è dovuto scusare perché ha coperto di ghiaccio la statua di Pavarotti per far spazio a una pista di pattinaggio Ma ha pure detto che Pavarotti resterà "congelato" fino a dopo l'Epifania: spostare la statua o rimuovere la pista sarebbe troppo costoso.
Siccome erano alleati nella Seconda guerra mondiale, la Cina vuole che Francia e Regno Unito la sostengano anche adesso nello scontro con il Giappone Indispettita dalle dichiarazioni giapponesi su Taiwan, la diplomazia cinese chiede adesso si appella anche alle vecchie alleanze.
È morto Tom Stoppard, sceneggiatore premio Oscar che ha reso Shakespeare pop Si è spento a ottantotto anni uno dei drammaturghi inglesi più amati del Novecento, che ha modernizzato Shakespeare al cinema e a teatro.
La tv argentina ha scambiato Gasperini per il truffatore che si era travestito da sua madre per riscuoterne la pensione Un meme molto condiviso sui social italiani è stato trasmesso dal tg argentino, che ha scambiato Gasperini per il Mrs. Doubtfire della truffa.
La parola dell’anno per l’Oxford English Dictionary è rage bait Si traduce come "esca per la rabbia" e descrive quei contenuti online il cui scopo è quello di farci incazzare e quindi interagire.

Sfera Ebbasta vuole conquistare il mondo

E probabilmente ci riuscirà. In attesa del suo album globale, abbiamo visto Famoso, dal 27 ottobre su Amazon Prime.

27 Ottobre 2020

Due lunghe scene in automobile – Sfera che conta i soldi, Sfera che ride, Sfera che dorme – mentre fuori scorre prima Los Angeles, poi Cinisello Balsamo. Ma il film inizia davvero con il rumore di un accendino e un tiro di canna, e poi la sua voce, con quello strano potere di suonare subito familiare, anche la prima volta che la senti: «Allora, ho capito che mi piaceva rappare quando ero ragazzino in realtà, da quando ne avevo circa 13, fino a 22». Intanto, come ripete sua madre, che compare poco dopo – capelli a spazzola e pantaloni di pelle – ha sempre lavorato: portava le pizze, faceva l’apprendista elettricista, preparava piadine in un bar. Ma il migliore a raccontare la sua storia, anzi, a costruirla con le parole, trasformando le fantasticherie di un ragazzino in realtà, è lui stesso: «Non mi facevano entrare manco a pagare / mò mi devono pagare per farmi entrare» riassume bene la leggenda del “king della trap”, e cioè Gionata Boschetti, uno che è nato nel 1992 a Sesto San Giovanni, è cresciuto a Cinisello Balsamo, ha cambiato la musica del nostro Paese e ora punta all’America. Il suo secondo album in studio, Rockstar (2018) l’ha incoronato il primo italiano ad entrare nella top 100 mondiale di Spotify. Nel 2019 erano rimasti in pochi a non averlo mai sentito nominare: alla fine l’hanno conosciuto anche loro, perché ha fatto il giudice di X Factor. Difficile, oggi, scovare qualcuno che non abbia mai sentito nominare Sfera Ebbasta. Ma l’Italia è un Paese piccolo: una volta conquistato quello, viene voglia di passare al resto. La fama è come il cash: più ne fai e più non ti basta.

Da martedì 27 ottobre su Amazon Prime Video c’è Famoso, il film che celebra e ripercorre le varie tappe dell’ascesa di Sfera, così come la nuova sfida internazionale, che si concretizza nell’album in arrivo (il 20 novembre) ricco di collaborazioni sbalorditive per un giovane trapper italiano. Oltre ai nostri Marracash & Guè Pequeno (insieme nel brano “Tik Tok”), in Famoso compaiono nomi che hanno fatto sobbalzare la scena musicale nostrana: Future, Offset, 7ARI & Steve Aoki, Lil Mosey. Tra i produttori, oltre al fedele Charlie Charles (che è anche produttore esecutivo del progetto), ci sono Diplo, Junior K, Sky Rompiendo, London On Da Track, Drillionaire, Steve Aoki, $€. Alcuni di loro compaiono anche nel film girato da Pepsy Romanoff. La struttura è la solita usata per raccontare la storia di un fenomeno musicale: come nel caso del documentario sulle Blackpink, Light Up the Sky (su Netflix dal 14 ottobre) si alternano momenti dei live e della registrazione in studio a scene dalla vita quotidiana e testimonianze varie. Qui, però, c’è qualcosa in più. È il potere di una leggenda che si è scritta da sola, autogenerandosi: è nato tutto in un McDonald’s, il luogo del primo incontro con Charlie Charles, e sembrava già pronto per essere raccontato. Uno Sfera coi capelli scuri e senza nemmeno un tatuaggio sulla faccia – ma con lo stesso sorriso irresistibile – diceva rivolto alla telecamera: «Fulgo (amico e tour manager, nda), mi presti 2 euro e 50?».

È bello poter ascoltare la versione di Charlie Charles, l’amico geniale, così timido, serio e pacato, l’esatto contrario di suo “fratello” («la coesione tra noi è perfetta», dice, «io emotivo, artistico, creativo, lui esuberante, egoista, sicuro di sé»). Nel corso del film, che dura quasi due ore, il produttore riesce a ripetere più di una volta che Sfera è sempre stato «sicuro di sé», fin dal giorno zero. Questa sua sicurezza in se stesso è una cosa che tutti, compresa sua madre, continuano a ribadire. Anche se a un certo punto, sempre in un vecchio video, Sfera gioca a fare il modesto e inizia a riempire di complimenti un imbarazzato Charlie Charles: gli dice che è il miglior produttore del mondo, e che nel giro di un annetto diventerà famosissimo, «e io sarò ancora qui a fumarmi le bombe come un coglione». Charlie Charles lo ascolta senza scomporsi né smettere di lavorare, e seduto davanti al pc col cappellino al contrario sospira un «magari» poco convinto.

Il film parte dalla storia di “XDVR”, la canzone con cui Sfera e Charlie si sono fatti conoscere: scritta in metro, girato subito il video, caricata su YouTube, diventata un culto. 10mila views in un mese: pochi ma buoni. Marracash, ad esempio (nel 2020 Sfera ha collaborato con lui e tha Supreme nell’album Persona): «Ho visto il primo video e ho pensato subito che avesse qualcosa, non solo la potenza del pezzo o il beat di Charlie, ma come lui bucava lo schermo». È la storia più bella del mondo, quella che non ci stancheremo mai di ascoltare anche se l’abbiamo già sentita miliardi di volte. Dai brutti quartieri agli hotel lussuosi, dalle monetine da contare a una pioggia di soldi che non sai neanche come usarli, dai sogni alla realtà: «Allora vorrei il vostro aiuto, vorrei vedere tutto quanto il forum illuminato. Fatemi fare sta cosa che era da quando ero bambino che la sognavo», dice al Forum di Assago strapieno. Charlie Charles suona al pianoforte la base di “BRNBQ” (Bravi Ragazzi Nei Brutti Quartieri). «Ah, finalmente cazzo». Le lucine di migliaia di cellulari si riflettono nei suoi occhiali Versace verde fosforescente: «Che bello. Wow». Non è l’unico momento emozionante del film: dopo i titoli di coda, Sfera invita il pubblico del forum a cantare “Notti” con lui in onore delle vittime della discoteca di Corinaldo, in cui l’8 dicembre del 2018, mentre attendevano l’inizio di un suo concerto, persero la vita sei persone.

Le strade di Los Angeles, lunghe scene in auto tra le luci scintillanti della città, l’illuminazione virata sul rosa, le fosforescenze dei neon, i titoli di coda fucsia: è difficile, guardando Famoso, non pensare a Nicolas Winding Refn, soprattutto a Drive. Nella prima parte dei film (la seconda è costituita dagli incontri con Steve Aoki, Rvssian, Diplo) il cantante dice che un giorno, riascoltando le prime cose fatte con Charlie, ha confidato all’amico produttore il timore di aver perso la loro «identificabilità, il mondo chiaro e preciso dove sapevamo portare gli altri con la nostra musica». Charlie l’aveva rassicurato, dicendogli che adesso dovevano andare oltre, oltrepassare i confini. In un altro momento, verso la fine, il suo amico Fulgo dice che Sfera è rimasto uguale: «A 18 anni diceva che voleva conquistare il mondo, ora che ne ha 27 dice la stessa cosa». Mi hanno fatto ripensare a una scena di Neon Demon. Il tipo della protagonista aspirante top model (Elle Fanning) le chiede se davvero vuole diventare come “loro”, ovvero la gente che ha successo nel mondo della moda. Lei, perfettamente sicura di sé, risponde: «Non sono io che voglio diventare come loro. Sono loro che vogliono essere come me».

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