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06:38 giovedì 4 dicembre 2025
L’ansia da Spotify Wrapped è talmente grave che migliaia di persone hanno creduto a una bufala su una versione modificabile disponibile a pagamento Evidentemente, quella di scoprire di avere dei brutti gusti musicali scorrendo il proprio Wrapped è una paura più diffusa di quanto ci si immagini.
Jafar Panahi ha detto che dopo gli Oscar tornerà in Iran e andrà di nuovo in carcere Mentre era a New York per una premiazione, ha scoperto di essere stato condannato a un anno di carcere per «attività di propaganda».
Secondo Cahiers du Cinéma il film dell’anno è un documentario su un torero peruviano Un film che, per la redazione di Cahiers, è meglio anche di Una battaglia dopo l'altra di Paul Thomas Anderson, secondo in classifica.
La pagina Wikipedia più letta nel 2025 è stata quella di Charlie Kirk Con 45 milioni di visualizzazioni, la pagina dedicata a Kirk ha superato quelle di Trump, del Papa, di Musk, di Mamdani e pure di Superman.
Il nuovo trend di TikTok sono i video anti immigrazione generati con l’AI Milioni di visualizzazioni per video apertamente razzisti e chiaramente falsi che incolpano i migranti di crimini che non sono mai avvenuti.
In Cina le persone stanno andando a vedere Zootropolis 2 insieme ai loro cani e gatti Alcuni cinema cinesi hanno organizzato proiezioni pet friendly per vedere il film Disney con i propri animali domestici.
Anche stavolta il premio di Designer of the Year l’ha vinto Jonathan Anderson È la terza volta consecutiva, stavolta ha battuto Glenn Martens, Miuccia Prada, Rick Owens, Martin Rose e Willy Chavarria.
L’Oms ha detto che i farmaci come Ozempic dovrebbero essere disponibili per tutti e non solo per chi può permetterseli Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, in futuro bisognerà garantire l'accesso a questi farmaci a chiunque ne abbia bisogno.

L’attivista Masih Alinejad ha rivelato il nome della ragazza che si è spogliata per protesta a Teheran

07 Novembre 2024

Quelle che la ritraggono sono immagini tra le più discusse sui social negli ultimi giorni: c’è una ragazza in biancheria intima che si aggira per il cortile dell’università Azad di Teheran, per il governo iraniano è una giovane donna che «soffre di problemi psichici» e che ha compiuto un crimine «contro la morale». Per tanti attivisti e giornalisti iraniani, è invece vittima dei soprusi della gašt-e eršâd, la polizia morale: anche lei, come Mahsa Amini, avrebbe violato la cosiddetta legge sull’hijab. Tormentata dagli agenti, la ragazza avrebbe a un certo punto deciso di spogliarsi e di rimanere quasi nuda davanti all’università. La gašt-e eršâd a quel punto l’avrebbe arrestata, e anche in questo caso ci sono due versioni di cosa sarebbe successo da quel momento in poi: il governo iraniano dice che la ragazza è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico, secondo attivisti e giornalisti è stata invece portata in carcere.

Sui social ci si divideva come al solito in squadre avversarie. Da una parte quelli che hanno presa per vera la versione dei fatti data da un regime, dall’altra quelli che hanno aggredito verbalmente i giornalisti che si sono limitati a dire che di questa ragazza non si sapeva davvero nulla e che prima di dire qualsiasi cosa era meglio aspettare, indagare, accertare. Nel frattempo, della ragazza non si riusciva a scoprire niente. Ieri, però, la giornalista e attivista iraniana Masih Alinejad – una delle prime ad aver raccontato la storia – ha pubblicato un post su X in cui dice di aver parlato con parenti e amici della ragazza, che le hanno confermato che non è affetta da nessuna malattia mentale e che davvero si è spogliata in pubblico per protestare contro i soprusi della polizia morale. Finalmente, sappiamo il suo nome: si chiama Mahla Daryaei, ma familiari e amici la chiamano affettuosamente Ahoo. Alinejad scrive che Daryaei è una studentessa brillante, madre di due figli avuti con un marito dal quale si è nel frattempo separata. Negli scorsi giorni la televisione di Stato iraniana aveva intervistato un uomo che affermava di essere il marito di Daryaei e che chiedeva agli spettatori di non guardare e di non condividere i video in cui la si vedeva in biancheria intima. Il profilo Instagram della ragazza, intanto, è stato disattivato, secondo alcuni a opera del regime: in questo modo, senza nessuna foto né video a dimostrare che Daryaei è una persona che conduce una vita normalissima, è più facile far credere alla versione dei fatti in cui la ragazza è un caso clinico.

Nel suo post, Alinejad conferma che Daryaei sarebbe stata ricoverata – a questo punto sarebbe più corretto dire internata – nell’Ospedale psichiatrico iraniano, a Teheran. Le sue condizioni sarebbero preoccupanti: dal suo arrivo è stata isolata in una stanza, piantonata 24 ore su 24 da agenti della polizia. I medici che l’hanno visitata al suo arrivo, racconta Alinejad, l’hanno definita «mentalmente sana». Dopo quella prima visita, solo medici approvati dalle forze dell’ordine hanno avuto modo di visitarla. Una delle fonti di Alinejad, una persona che lavora all’Ospedale psichiatrico, le ha riferito che la polizia sta cercando di «far impazzire» Daryaei costringendola a ingerire pillole e sottoponendola a iniezioni forzate. Al momento, l’ultimo commento del governo iraniano resta quello del ministro della Scienza Hossein Simai Saraf: secondo lui, è stata «un’ottima idea» portare Daryaei all’Ospedale. Resta, nei suoi confronti, l’accusa di aver violato la legge che impone alle donne l’uso dell’hijab.

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