Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Prove di riapertura
Superato il primo mese di lockdown, alcuni Paesi progettano come riaprire gradualmente. Qualche articolo per comprenderne le strategie.

Il dibattito sulla ripartenza in Italia è ancora molto confuso e frammentato, ma nel resto d’Europa – dove pure le misure di restrizione sono iniziate dopo che da noi – si avanzano alcune proposte per la riapertura delle attività sociali ed economiche. Austria, Danimarca, Repubblica Ceca, Svizzera e Norvegia sono i primi ad aver annunciato come intendono passare alla seconda fase dell’emergenza, mentre Francia, Spagna, Belgio e Finlandia hanno scelto speciali commissioni di esperti, simili a quella che in Italia sarà guidata da Vittorio Colao, che guideranno le riaperture. Nel suo discorso alla nazione di lunedì 13 aprile, il presidente Macron ha dato l’11 maggio come fine di alcune delle restrizioni più severe, ma ha anche ammesso di non sapere precisamente quando e in che modo la Francia potrà tornare alla normalità. In quella data verranno riaperte le scuole (asili, elementari e medie, non le università né i licei, che continueranno con le lezioni online almeno fino a settembre), così come le aziende, le fabbriche e le industrie. Non riapriranno i luoghi destinati ad accogliere il pubblico, come teatri, cinema, ristoranti e bar. Abbiamo raccolto alcuni articoli che spiegano le strategie messe in campo, in attesa di avere chiara qual è quella italiana.
Chiedendo al docente di Public Healt dell’Università di Irvine, Andrew Noymer, con quali tempistiche in America si potrà tornare alla normalità, l’Atlantic individua quattro ipotesi temporali, spiegando che porre fine prematuramente all’allontanamento sociale avrebbe conseguenze umane incredibili. Certo, la quarantena non potrà durare solo uno o due mesi (prima ipotesi), poiché «questo potrebbe provocare un nuovo picco di infezioni». Una possibilità è che duri almeno quattro mesi, ma a patto che si isolino comunque le persone più vulnerabili, e con numerose restrizioni; oppure da 4 a 12 mesi e da 12 a 18 mesi, «un’ipotesi poco plausibile, ma auspicata da molti esperti. Così da salvare la maggior parte della popolazione fino alla scoperta di un vaccino».
I bambini fino a 11 anni stanno tornando a scuola in tutta la Danimarca, prima in Europa a ridurre le restrizioni sull’istruzione. La Danimarca è stata una dei primi Paesi a imporre il lockdown, chiudendo le scuole a partire dal 12 marzo. I numeri dei morti e dei positivi non hanno niente a che fare con quelli italiani, ma l’atmosfera negli asili e nelle scuole materne è comunque abbastanza tesa: «Non abbiamo mascherine e dobbiamo tenerci a distanza gli uni dagli altri», ha spiegato alla Bbc Elisa Rimpler del BUPL, l’Unione danese per la prima infanzia e gli educatori della gioventù, «è un compito molto difficile. Siamo tutti un po’ nervosi». Finora in Danimarca sono stati contati 299 morti e 6681 casi positivi. Il Paese è stato ampiamente elogiato per la rapidità con cui ha saputo imporre e far rispettare il lockdown ai cittadini, un’organizzazione così rigida ed efficace che è stata paragonata a quella della Corea del Sud.

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.