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Lo spettacolo d’arte varia di Johnny Depp e Amber Heard

Sono stati sposati solo per quindici mesi fra il 2014 e il 2015 ma ne hanno combinate di ogni, come rivela il processo che è diventato un caso mediatico e cambierà le loro carriere.

di Lorenzo Camerini

C’è una nuova telenovela in mondovisione. Non serve nemmeno abbonarsi a qualche servizio di streaming o chiedere la password a un amico, è tutto gratis su YouTube: stiamo parlando delle beghe giudiziarie per trovare tutta la verità sul divorzio fra Johnny Depp e Amber Heard, che sono stati sposati giusto per quindici mesi fra il 2014 e il 2015 ma che continuano a pagare le disastrose conseguenze del loro sciagurato filarino.

Un po’ di cronaca spicciola: Depp e Heard si conoscono nel 2009 sul set di The Rum Diary, tratto dall’omonimo libro di Hunter S. Thompson. All’epoca Johnny Depp era impegnato in una relazione più che decennale con Vanessa Paradis, la madre dei suoi due figli, e si vocifera che stesse rigando dritto da un po’, conducendo uno stile di vita sano e monogamo. Il copione di The Rum Diary, però, prevedeva un bacio passionale in doccia fra Depp e Heard, un momento che l’attore in seguito ha definito «un qualcosa. Un qualcosa che non avrei dovuto provare. Penso che ci fosse qualcosa di vero, in quel bacio». Stacco, i due piccioncini si perdono di vista, li ritroviamo insieme due anni più tardi nel tour promozionale del film in giro per il mondo. Nasce una passione clandestina. Tempo qualche mese e Depp sbologna Paradis, nel 2012 lui e Heard iniziano a uscire insieme, si sposano nel 2015 ma divorziano in tutta fretta nel 2016. Da lì, il diluvio: Heard lo accusa di averla abusata fisicamente e verbalmente, anche sotto effetto di droghe e alcol, e ottiene un’ordinanza restrittiva. Depp nega tutto e chiude il procedimento giudiziario con un risarcimento di 7 milioni di dollari. La saga, però, continua: nel 2018 Amber Heard scrive un amaro editoriale per il Washington Post dove analizza il trattamento che le donne subiscono nei processi per violenza domestica, senza menzionare mai Johnny Depp, che tuttavia non la prende benissimo e le fa causa per diffamazione, chiedendo 50 milioni di dollari. Quest’ultimo processo è iniziato il 12 aprile nelle aule giudiziarie di Fairfax, Virginia.

Johnny Depp e Amber Heard alla premiere di The Rum Diary nel 2011 a Londra

Ormai la discrezione è andata a farsi benedire. Nell’ultima settimana Johnny Depp ha testimoniato per tre giorni, ripreso da una telecamera fissa, in abito grigio, panciotto abbinato, camicia nera e cravatta da venditore di auto usate. Il regista del processo stacca spesso sulla faccia sofferente di Amber Heard che ascolta in aula, l’espressione di chi sta portando sulle spalle tutto il peso del mondo stemperata da un elegante tailleur color crema. I racconti di degrado coniugale che si sentono nelle deposizioni del divo di Hollywood, disponibili online in versione integrale, sono surreali e morbosamente dettagliati: si passa da dita mozzate a feci umane lasciate sul lato del letto dove era solito dormire, registrazioni audio e video di uno sbronzissimo Johnny Depp che barcolla nella sua cucina rovesciando pinte di superalcolici caraibici, confessioni di abusi di sostanze, bottiglie magnum di vodka lanciate da Heard in uno dei sette bagni della loro villa a Bel Air. Il tutto sembra un confusissimo tentativo di contrattacco del vecchio Johnny, che sostiene di essere la vera vittima e cerca di delegittimare Amber Heard dipingendola come una strega isterica e violenta.

Eppure ci sarebbero così tante cose da dire, su Johnny Depp e sulla sua formidabile carriera, che sarebbe un peccato giudicarlo solo per i suoi errori nella vita privata, soprattutto prima di una sentenza di colpevolezza. Attore feticcio di Tim Burton, soldato in Platoon, Willy Wonka nella Fabbrica di Cioccolato, giornalista gonzo in Paura e delirio a Las Vegas e il pirata che ha incassato di più nella storia del cinema (quante discussioni con la Disney per gli eccessi di Jack Sparrow), testimone della morte di River Phoenix e del debutto al cinema di Leonardo DiCaprio, ex fidanzato di Kate Moss, miglior amico di Marylin Manson (hanno due tatuaggi uguali: “no reasons” sul polso e una citazione di Baudelaire sulla schiena), chitarrista rock, testimonial di Christian Dior, si potrebbe andare avanti per un pomeriggio. Da quando ha conosciuto Amber Heard, però, non ha più imbroccato un film, e la sua carriera ha preso una parabola discendente che questo processo probabilmente non contribuirà a risollevare, se le peripezie di Woody Allen ci hanno insegnato qualcosa.

Adesso che siamo arrivati quasi alla fine senza mai chiamarlo il Gianluca Grignani statunitense, ci si può permettere una riflessione. Guardando i video del processo, Johnny Depp non sembra per niente un cittadino qualsiasi che depone davanti a un giudice, sembra piuttosto… be’, quello che è: uno degli attori più talentuosi al mondo, un essere umano bravissimo a catturare una platea con il tono di voce, i gesti delle mani, gli sguardi, le pause nel discorso, impegnato nel tentativo di azzeccare la migliore interpretazione della sua carriera. Non sta parlando alla giuria (che comunque sembra molto affascinata), sta parlando con il mondo intero che lo guarda. Non serve quindi essere laureati in giurisprudenza per chiedersi se questo processo serve a trovare la verità in una storiaccia di violenza domestica, o piuttosto a stabilire cosa ne sarà della carriera di Johnny Depp. «È molto strano quando sei Cenerentola, e poi in 0,6 secondi diventi Quasimodo», ha dichiarato l’altro giorno. È molto strano anche vedere che deviazioni possono prendere i procedimenti giudiziari, quando è coinvolto uno degli uomini più famosi del pianeta. L’unica verità univoca emersa per ora è che Amber Heard non ha passato di certo una delle migliori settimane della sua vita.