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Il Coronavirus sta mettendo a rischio le primarie democratiche?
Ora che la sfida è fra Bernie Sanders e Joe Biden, le primarie americane devono fare i conti con un terzo incomodo inaspettato, e cioè il Coronavirus. Nel secondo Super Tuesday, intanto, sono chiamati a votare sei stati – Michigan, Mississippi, Missouri, Washington, North Dakota e Idaho – che assegnano in totale 352 delegati. Stando alle ultime proiezioni della Cnn, Joe Biden ha vinto negli stati del Mississippi, Missouri e Michigan (lo scrutinio è ancora in corso) e quest’ultima vittoria riveste un significato particolare, non solo perché il Michigan assegna ben 125 delegati, ma anche perché è storicamente considerato il cuore della working class americana che vota democratico. Sanders potrebbe conquistare lo stato di Washington, com’era successo quattro anni fa, ma è arrivato a un punto critico della sua campagna.
Come segnala il New York Times, comunque, «la corsa per la presidenza è entrata in una nuova imprevedibile fase questo martedì, dopo che i due principali candidati democratici hanno annullato i grandi eventi delle loro campagne a causa delle preoccupazioni per il Coronavirus, e dopo che il vicepresidente Mike Pence ha dichiarato che il futuro dei raduni del presidente Trump sarà deciso “giorno per giorno”». Sanders è stato il primo a rinunciare agli eventi (anche se a poche ore dal loro svolgimento) ed è stato seguito a ruota da Biden, entrambi stanno anche pensando a come evitare i troppi spostamenti del loro staff.
Per il Nyt, l’incertezza sui raduni e la possibilità che gli elettori possano non incontrare i candidati faccia a faccia, è un fattore che potrebbe influenzare di molto la campagna che verrà. Per i democratici, che in questo momento avevano bisogno di riunire la base attorno a un solo candidato e a un programma dopo le primarie sanguinose e affollate che stanno per lasciarsi alle spalle, ma anche per Trump, che «ha usato i mega-rally per motivare i suoi sostenitori, dominare i media e alimentare il proprio ego».

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