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Al Prado non sono sicuri che il “Salvator Mundi” sia stato davvero dipinto da Leonardo

15 Novembre 2021

Non capita spesso che si parli del catalogo di una mostra come si è parlato di quello prodotto per Leonardo e la copia della Mona Lisa, al Prado di Madrid fino al prossimo 23 gennaio. L’oggetto della discussione è un’opera finita nella sezione del catalogo in cui sono raccolti i lavori «attribuiti, autorizzati e supervisionati da Leonardo», quella in cui sono state messe le opere attorno alle quali non c’è certezza sufficiente a inserirle nella sezione «di Leonardo», in cui ci sono le opere da lui sicuramente realizzate. L’opera è il “Salvator Mundi”, che a novembre del 2017 era stato riconosciuto come “originale” da Christie’s e acquistato dal principe Badr bin Abdullah, tra le altre cose Ministro della Cultura dell’Arabia Saudita, per 450 milioni di dollari.

Nel catalogo, come riporta The Art Newspaper, la curatrice Ana Gonzáles Mozo ha scritto che esistono dubbi sull’originalità dell’opera. Ci sarebbe un “prototipo” ormai perduto di cui il “Salvator Mundi” del Golfo (così è stato ribattezzato dopo l’asta di Christie’s) sarebbe una copia: è per questo che al Prado lo chiamano “la versione di Cook”, dal nome del collezionista londinese (Francis Cook) che lo acquistò nel 1900. Secondo Mozo, non sarebbe la prima volta che si discute l’originalità di un “Salvator Mundi”: nel 1939 il marchese di Ganay ne acquistò un’altra copia, oggi conservata in una collezione privata dopo essere stata venduta da Sotheby’s nel 1999.

Vincent Delieuvin ha curato la mostra che il Louvre ha dedicato a Leonardo nel 2019, e anche lui si è ritrovato in mezzo alla discussione sul “Salvator Mundi” del Golfo. Delieuvin ha scritto il saggio d’apertura del catalogo del Prado, in cui ribadisce sottilmente i dubbi già espressi due anni fa: scrive di un quadro contraddistinto da «dettagli di qualità sorprendentemente scarsa». Secondo Delieuvin, il “Salvator Mundi” del Golfo è sì un’opera interessante ma non di certo non «la più personale tra le composizioni di Leonardo». Messa accanto alla “versione di Ganay”, si noterebbero tutte le differenze tra un’opera modesta e una «realizzata da una bottega di alto livello».

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