Bulletin ↓
14:13 domenica 15 giugno 2025
Dua Lipa e Callum Turner si sono innamorati grazie a Trust di Hernan Diaz Il premio Pulitzer 2023 è stato l'argomento della prima chiacchierata della loro relazione, ha rivelato la pop star.
In dieci anni una città spagnola ha perso tutte le sue spiagge per colpa della crisi climatica  A Montgat, Barcellona, non ci sono più le spiagge e nemmeno i turisti, un danno di un milione di euro all’anno per l'economia locale.
Ai Grammy dal 2026 si premierà anche l’album con la migliore copertina È una delle tante novità annunciate dalla Record Academy per la cerimonia dell'anno prossimo, che si terrà l'1 febbraio.
Ronja, la prima e unica serie animata dello Studio Ghibli, verrà trasmessa dalla Rai Ispirata dall’omonimo romanzo dell’autrice di Pippi Calzelunghe, è stata diretta dal figlio di Hayao Miyazaki, Goro. 
Ogni volta che scoppia un conflitto con l’Iran, viene preso come ufficiale un account dell’esercito iraniano che però non è ufficiale Si chiama Iran Military, ha più di 600 mila follower ma non ha nulla a che fare con le forze armate iraniane.
L’unico sopravvissuto al disastro aereo in India non ha idea di come sia riuscito a salvarsi Dopo l’impatto, Vishwash Kumar Ramesh ha ripreso i sensi in mezzo alle macerie: i soccorritori l’hanno trovato mentre cercava il fratello.
L’Egitto sta espellendo tutti gli attivisti arrivati al Cairo per unirsi alla Marcia mondiale per Gaza I fermati e gli espulsi sono già più di un centinaio e tra loro ci sono anche diversi italiani.
Per ricordare Brian Wilson, Vulture ha pubblicato un estratto del suo bellissimo memoir Si intitola I Am Brian Wilson ed è uscito nel 2016. In Italia, purtroppo, è ancora inedito.

Pizza gourmet, anche meno

Mangiare una pizza a Milano è diventato un complicato esercizio di posizionamento sociale: potevamo fare a meno della gentrificazione della margherita?

13 Aprile 2017

C’era una volta Margherita. Margherita era una tipa semplice. Si vestiva sempre con quelle due tre cose. Piaceva a tutti, non creava problemi. Margherita aveva viaggiato, ma restava una ragazza di provincia, con quell’aria del secolo scorso. C’era ancora chi la chiamava Rita, senza vergogna. Poi un giorno ha detto basta, il mondo sta cambiando e io resto sempre uguale, mi sono stufata. Ha iniziato a comprarsi la roba fighetta. A truccarsi. A farsi chiamare Marghe. Di colpo frequentava locali posh, usciva con gente attenta alla marca delle sue scarpe, instagrammava ogni cosa, #foodporn. Tutti erano contenti, guarda che botta di vita si è data la Marghe. Qualcun altro sospirava, mi manca la Margherita di una volta, fa tutta la gnè gnè, non si sa più dove portarla. Un giorno noi milanesi racconteremo questa fiaba ai nostri nipoti. La storia di Margherita che ha diviso la città, altro che palme in piazza Duomo. Là dove c’era un burger bar (esclusivamente con carne di fassona piemontese, si capisce) ora c’è una pizzeria gourmet. A Milano sono un investimento più sicuro delle banche, che per la prima volta nella storia iniziano a chiudere. I camion che trasportano bufale campane, invece, creano ingorghi mai visti nell’Area C.

Non so dire con precisione quando è cominciato tutto. Probabilmente è colpa dei grandi marchi, come spesso accade. Anema e Cozze (che nome bellissimo!), Rossopomodoro, insomma quella carica di pizzerie napoletane con il business plan di Prada, tutte ottime, ma soprattutto prime indicatrici di una tendenza: la pizza è una cosa seria. Dal sud arrivava un discorso quasi leghista: in città avete lasciato il monopolio della margherita agli egiziani, è ora di riprenderci tutto chell che è ’o nuost. La mozzarella fiordilatte e la salsa di pomodoro San Marzano sono diventati beni di prima necessità nella cerchia dei bastioni. Poi, all’improvviso, non andava più bene. “Rossopomodoro è una catena”, si sentiva mormorare in città. Ci volevano le boutique di quartiere, per farci stare tranquilli.

gourmet

Per me non c’è cosa più importante al mondo della pizza. Nessuna. Immaginatevi dunque la mia gioia nel veder fiorire tutti questi luoghi che promettevano la pizza come Dio comanda, quella vera, napoletana, col lievito madre, gli ingredienti dop, i presidi Slow Food, la certificazione di Alessandro Siani. Qualche tempo fa sono andato in una pizzeria celebratissima, in testa a tutte le guide, i blog, le storie di Instagram. La pizza era niente più che una buona focaccia farcita, ma con beni di lusso. Sopra c’erano la crema di zucca mantovana, il prosciutto di San Daniele stagionato 198 mesi, il sale dell’Aconcagua (quello dell’Himalaya è diventato troppo mainstream, lo vende pure l’Esselunga). Ho litigato con gli amici che erano con me, fan agguerriti di quel posto. «Tu non capisci, questa è LA pizza!». C’era da capirli: gli avevano venduto un sogno. Ci hanno venduto un sogno, tant’è che nel vortice ci finisci anche tu. Con un altro amico ci passiamo su Facebook i consigli sulle nuove pizze cittadine. “Questa è sopravvalutata”. “Questa ha una pasta digeribilissima”. “Il pomodoro di quest’altra è imbattibile”. Un tempo si andava in pizzeria e basta. Da bambino, una volta alla settimana, c’era l’appuntamento con gli amici di famiglia al solito indirizzo brianzolo. Era brianzolo anche il pizzaiolo, Michele, ma la pizza ci sembrava buonissima, forse lo era. Era pizza. (Poi al pizzaiolo è venuta un’allergia alle mani e la pizzeria è stata presa dagli egiziani, ma questo non c’entra).

La tua, direte voi, è una polemica sterile. Direte che, in fondo, questo è il segno dei tempi: oggi ci vergogniamo di cucinare agli amici una semplice pasta al sugo, figurarsi ordinare una marinara quando si è fuori. Direte che il nostro è il Paese più bello del mondo, coi prodotti più buoni del mondo: viva il Made in Italy, giustissimo, applausi. Direte che sono un nostalgico, un passatista. No, peggio: un grillino. Domani mi sveglierò e scriverò che rivoglio la lira, insieme alla margherita degli anni Ottanta. Può darsi, vedremo. È che mangiare una pizza a Milano è diventato difficilissimo, una sfida continua per il posizionamento sociale. E uno sport sempre più costoso. In un’altra pizzeria in cima ai like degli influencer, sul menu c’è proprio scritto «le nostre margherite gourmet». E nessuno ride. I prezzi di una margherita gourmet – che poi sono tipo quindici: una ha i pomodorini pachino, l’altra i datterini gialli, l’altra ancora la provola di mucche che mangiano solo tarassaco provenzale – partono dai nove euro, se non ricordo male. È molto buona, e ci mancherebbe pure che non lo fosse. In un altro posto per l’aggiunta di capperi (ovviamente di Pantelleria, ovviamente raccolti uno a uno da ottuagenarie col fazzoletto nero in testa che non si sono mai mosse dall’isola) ti chiedono tre euro e cinquanta. Se a Milano il prezzo dei capperi subisce questa inflazione, a New York sarebbe corretto farli pagare quaranta dollari. La spesa per una serata in pizzeria oggi può tranquillamente aggirarsi attorno ai venti-venticinque euro, si capisce se poi il costo medio di una cena in un ristorante italiano arriva ai cinquanta. Siamo sempre più poveri, ma sappiamo cosa vuol dire “piennolo”: è una conquista, dopotutto.

E la storia di Margherita, chiedono i bambini all’ascolto, come va a finire? Chi lo sa. Adesso si gode il suo meritato riscatto sociale, come una principessa, i vestiti nuovi dell’imperatrice: “Non c’è cosa più buona di me, e pazienza se ci sono volute le griffe per farvelo capire”. Poi arriverà qualcos’altro. Io propongo il semolino della nonna. Gourmet. Col burro chiarificato. Guardate che spacca.

Articoli Suggeriti
Mountainhead, l’ennesimo buon motivo per odiare Big Tech ce lo dà Jesse Armstrong

Il creatore di Succession torna con un film in cui racconta un quartetto di tech bro ricchi, stupidi e crudeli. Ma non così interessanti.

Ronja, la prima e unica serie animata dello Studio Ghibli, verrà trasmessa dalla Rai

Ispirata dall’omonimo romanzo dell’autrice di Pippi Calzelunghe, è stata diretta dal figlio di Hayao Miyazaki, Goro. 

Leggi anche ↓
Mountainhead, l’ennesimo buon motivo per odiare Big Tech ce lo dà Jesse Armstrong

Il creatore di Succession torna con un film in cui racconta un quartetto di tech bro ricchi, stupidi e crudeli. Ma non così interessanti.

Ronja, la prima e unica serie animata dello Studio Ghibli, verrà trasmessa dalla Rai

Ispirata dall’omonimo romanzo dell’autrice di Pippi Calzelunghe, è stata diretta dal figlio di Hayao Miyazaki, Goro. 

Per ricordare Brian Wilson, Vulture ha pubblicato un estratto del suo bellissimo memoir

Si intitola I Am Brian Wilson ed è uscito nel 2016. In Italia, purtroppo, è ancora inedito.

Brian Wilson, una creatura nelle mani del suono

È stato un dei più grandi compositori del Novecento, anche se non lo si è celebrato abbastanza quando era in vita. Una vita folle che ha rivoluzionato il pop.

È uscito il primo trailer di Eddington, il “western pandemico” di Ari Aster

Prodotto da A24, con protagonisti Joaquin Phoenix, Pedro Pascal ed Emma Stone, uscirà nell'autunno di quest'anno nelle sale italiane.

L’ultimo samurai di Helen DeWitt: non è mai troppo tardi per diventare un classico

Pubblicato nel 2000, acclamato, dimenticato, ripubblicato e riscoperto nel 2016, inserito tra i 100 migliori romanzi del XXI secolo dal New York Times, L'ultimo samurai è asceso allo status di classico nonostante una travagliatissima storia editoriale.