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09:34 domenica 16 novembre 2025
In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.
Nel primo teaser del Diavolo veste Prada 2 si vede già la reunion di Miranda e Andy Le protagoniste salgono insieme sull’ascensore che porta alla redazione di Runway, riprendendo una scena cult del film originale.

La perfezione di Persone normali

La serie tv tratta dal romanzo di Sally Rooney è stata giustamente esaltata da tutti quelli che l'hanno vista.

28 Aprile 2020

«Oddio, l’hai vista? Com’è? Dove si trova? Devo vederla subito». Ieri verso mezzanotte ho fatto una stories con una scena di Normal People, la serie Hulu/Bbc che ha debuttato il 26 aprile in Regno Unito ispirata al libro di culto di Sally Rooney, in cui si vedevano bene le divise dei protagonisti, le facce pallide, gli sguardi intensi. Il dialogo era un perfetto esempio di dialogo alla Rooney: serio, breve, ritmato, sexy, acuto. Stamattina mi sono svegliata e su Instagram ho trovato tantissimi messaggi che commentavano, supplicando di ricevere informazioni in più. Per la prima volta ho capito cosa significa quando si dice “me l’avete chiesto in tanti”.

Se avessi risposto alle richieste, avrei detto che le puntate che ho visto questa notte (in tutto sono 12, ognuna dura mezz’ora) mi hanno demolito, emotivamente e psicologicamente. Mi hanno lasciato addosso una strana malinconia, proprio come il libro, e non solo a me. Parlando con amiche e conoscenti nel corso di questi anni, in cui Sally Rooney è diventata sempre più mainstream, ho riscontrato una sintomatologia ricorrente: un mix di nostalgia, insoddisfazione, insicurezza, tristezza, eccitazione sessuale, intenso malessere.

Perché la storia d’amore descritta da Sally Rooney (ricordiamolo, classe 1991: due libri di successo, una serie tv) è così intensa, erotica e dolorosa? E soprattutto: come hanno fatto a trasformare il libro in una serie perfetta, senza un difetto, un’approssimazione, una sciatteria? Forse quest’intervista a Lenny Abrahamson può aiutare a capirlo? Non sono ancora arrivata alla puntata del viaggio a Firenze, e spero sadicamente di trovare, almeno lì, qualche luogo comune o ingenuità, come di solito accade nel momento in cui i protagonisti lasciano il loro habitat naturale (cfr la fase italiana di Master of None o la ridicola Berlino di Unorthodox, in cui gli studenti del conservatorio sembravano ritagliati da una di quelle brochure che ti consegnavano in segreteria per scegliere la meta dell’Erasmus: sorridenti, multietnici e perennemente vestiti di merda). Per ora è tutto impeccabile, e guarda caso, impeccabile è proprio l’aggettivo che mi viene sempre in mente quando cerco di descrivere la scrittura di Rooney.

Siamo abituati a leggere nelle sinossi e nelle recensioni che praticamente tutte le scrittrici hanno una scrittura “limpida, minimale, tagliente” e via dicendo. Quella di Rooney è forse l’unica che meriterebbe davvero questi aggettivi. È fredda, calcolatissima, estremamente seria. È con questa razionalità, con questo distacco, che si prende il tempo di programmare una serie di coltellate letali dirette all’inguine del lettore e, adesso, grazie alla regia elegantissima di Lenny Abrahamson e Hettie Macdonald, dello spettatore. Primi piani letali sulle facce dei protagonisti, luce che illumina la pelle nuda, baci, sospiri, tentennamenti, e nel resto del tempo toni grigi, interni sobri, divise castigatissime, moderazione, controllo, tensione.

Ancora più di Parlarne tra amici, Persone normali è popolato da persone per niente normali: sono esseri perfetti, poco realistici, astratti, anche se sono così presenti col corpo, visto che, ancora una volta, la storia ruota intorno a un’attrazione sessuale incontenibile. Ci siamo abituati a definire Rooney la “scrittrice dei Millennial”, ma mi chiedo quanti Millennial così esistano, nel mondo. La chiamiamo così, e la leggiamo avidamente (noi, i Millennial) ma non è che i suoi personaggi ci assomiglino poi così tanto. Perché questi, nel libro come nella serie, non sono come noi, sono fatti di un’altra sostanza, che forse è quella dei desideri, dei pensieri, dei ricordi, delle aspirazioni, non so: non dicono mai una parola di troppo o in meno, si dilungano in conversazioni intelligenti e geniali, sono magri e belli ma in modo spontaneo, naturale, raffinato e discreto, sono perfetti, sono ambiziosi, sono fragili e a volte crudeli con se stessi e con gli altri. Li odio. Li amo. Voglio essere loro. O forse no, voglio essere Sally Rooney.

Anche lei è perfetta: non riesco a immaginarmela mentre scrolla Instagram inebetita (in effetti, non usa i social – anni fa aveva soltanto Twitter, ora neanche quello – e quando l’ho intervistata, parlava esattamente come i suoi personaggi, citando Marx e George Eliot). Se scrivete su twitter #sallyrooney compaiono frasi del tipo: “Se Sally Rooney è davvero marxista dovrebbe distrubuire il suo hype a tutte le scrittrici frustrate come me, che a trent’anni non sono ancora riuscite a scrivere niente”. In molti commentano negativamente un pezzo che sta girando molto, firmato, per l’appunto, da una di queste scrittrici frustrate (siamo molte di più di quanto si creda) che recensisce negativamente i libri di Sally Rooney iniziando l’articolo dicendo che era estremamente invidiosa di lei ma poi li ha letti e ha scoperto che «non sono un granché» (vabbé, ci ha provato, la capisco: dobbiamo pur andare avanti con la nostra vita, in qualche modo).

Se le recensioni negative come questa sono estremamente rare, e sempre un po’ inconsistenti nel momento in cui tentano di sviscerare le loro argomentazioni, trovare articoli che critichino la serie è praticamente impossibile: sembra che nemmeno chi ha detestato i libri abbia il coraggio di criticare. Ogni ora ne compare una più esaltata dell’altra. Il Guardian si è affrettato a darle 5 stelle su 5 e l’ha definita: «un trionfo da ogni punto di vista, dalla recitazione alla regia alla sceneggiatura, che racconta perfettamente la bellezza e la brutalità del primo amore». E ancora: «Difficilmente quest’anno vedremo qualcosa di meglio».

Le scene di sesso sono intense e realistiche (come quelle descritte nel libro: Rooney è la migliore scrittrice di sesso della sua generazione). Gli attori superano ogni aspettativa: è pazzesco, ma era esattamente così che immaginavamo i due protagonisti, Connell e Marianne. Sembrano usciti dalla nostra mente, invece sono reali e si chiamano Paul Mescal e Daisy Edgar-Jones (per conoscerli meglio c’è questa intervista di Vogue Uk). La storia d’amore tormentata tra i due adolescenti che si lasciano e si riprendono per anni e anni, finché diventano adulti, è stata tradotta perché restasse il più possibile fedele al libro ed è strana la sensazione di viverla una seconda volta, così simile a come l’avevamo “vista” nella nostra immaginazione. «È come camminare dentro la mia testa», aveva commentato Rooney dopo aver visitato il set. La sua testa, il luogo dove tutte (o quasi) avremmo voluto vivere la nostra adolescenza, e forse anche il resto.

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