Hype ↓
23:31 martedì 17 giugno 2025
Già nel 1986, in un’intervista della Rai, Netanyahu mostrava di essere un estremista Fa impressione vedere le risposte date dall'allora 38enne Netanyahu a Giovanni Minoli nel famoso programma Mixer.
A quanto pare Papa Leone XIV è imparentato con un sacco di celebrity Lo ha rivelato un'inchiesta del New York Times: tra i cugini alla lontana ci sono Madonna, Angelina Jolie, Justin Bieber, Justin Trudeau e pure Hillary Clinton.
Per i palestinesi che vivono in Israele non ci sono bunker antiaerei in cui cercare rifugio Non ci sono perché non sono stati costruiti: con i bombardamenti iraniani i civili non hanno via di scampo.
I veneziani le stanno provando tutte per rovinare il matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sánchez Striscioni, cartelli, assemblee, proteste, pure un adesivo anti Bezos ufficiale che si trova attaccato un po' ovunque in città.
La nuova grande idea di Mark Zuckerberg è mettere la pubblicità anche dentro Whatsapp Per il momento le chat sono state risparmiate dalla banneristica, ma c'è sa scommettere che non sarà così a lungo.
Pixar ha annunciato un film con protagonista un gatto nero e tutti hanno pensato che ricorda molto un altro film con protagonista un gatto nero Il film Disney-Pixar si intitola Gatto, è ambientato a Venezia e lo dirige Enrico Casarosa. Il film al quale viene accostato lo potete indovinare facilmente.
Tra Italia, Spagna e Portogallo si è tenuta una delle più grandi proteste del movimento contro l’overtourism Armati di pistole ad acqua, trolley e santini, i manifestanti sono scesi in piazza per tutto il fine settimana appena trascorso.
Will Smith ha detto che rifiutò la parte di protagonista in Inception perché non capiva la trama Christopher Nolan gli aveva offerto il ruolo, ma Smith disse di no perché nonostante le spiegazioni del regista la storia proprio non lo convinceva.

Per rifare la Serie A

Le cose che ci siamo detti a Studio in Triennale: oltre le battute su Luciano Moggi, Andrea Agnelli ha parlato a lungo (con Simon Kuper) dello stato del calcio italiano, di cosa significa amministrare uno stadio di proprietà, di quali modelli prendere a riferimento.

27 Novembre 2014

Studio in Triennale si è aperto con il talk in collaborazione con Undici, la nuova rivista calcistica “cugina” di Studio, e diretta da Giuseppe De Bellis. Il talk, poco sorprendentemente, affrontava il tema del calcio. Non il calcio giocato oggi, o meglio non strettamente: il modello del calcio del futuro, e con un’attenzione particolare al calcio italiano, da troppi anni in crisi e incapace di sollevarsi. A parlarne sono stati Andrea Agnelli, presidente della Juventus, e – nel ruolo di intervistatore – Simon Kuper, editorialista del Financial Timesi e collaboratore di Undici.

Agnelli ha avuto spazio per ricordare i primi anni di tifo, la tradizione familiare, la storia antica e più recente della Juventus, senza escludere gli anni che hanno portato più polemiche: quelli immediatamente pre e post 2006. Per quanto riguarda il “modello Juventus”, il cui fiore all’occhiello è lo Stadium, e la sua possibile diffusione italiana, Agnelli ha sottolineato lo sforzo positivo di alcune società ma il gap che ancora separa l’Italia da nazioni virtuose come, soprattutto, Germania e Inghilterra. Ha definito la Premier League il vero benchmark della Serie A. Uno stadio contemporaneo, ha spiegato, deve prevedere un utilizzo che non sia quello esclusivo della partita, da due ore: deve essere ospitale e offrire servizi per almeno quattro ore; le strutture devono essere nuove e curate, perché è dimostrato che uno stadio pulito e funzionante è il primo deterrente verso danneggiamenti e vandalismi.

Un importante punto affrontato è stato quello della permanenza di grandi giocatori come Arturo Vidal o Paul Pogba. Andrea Agnelli ha descritto il campionato di Serie A come «un campionato di passaggio», e non più un campionato di arrivo. A pagare per questa situazione sono tutti i club, e la cosa, se non limitata da una politica oculata, rischia di essere un pericoloso e continuo corto-circuito: se nemmeno i top club riescono a trattenere i più forti calciatori del mondo, le competizioni internazionali andranno sempre peggio, e da ciò deriverà un ulteriore impoverimento della Serie A tutta, e così via. Anche per questo Andrea Agnelli ha ribadito il suo sostegno al progetto di Demetrio Albertini alla guida della Figc. Ciò che deve rendere vivo il calcio è quello che il presidente di Juventus FC ha chiamato “coopetition”: competere con le altre cosiddette “big”, ossia le squadre rivali, in campo, ma collaborare fuori dal campo, per creare modelli di business e sostenibilità.

Infine, una speranza per l’Italia. Per Agnelli, ciò che non manca è la vera benzina del calcio, ovvero la passione dei tifosi. È l’ingrediente primo per far ripartire la “macchina” un tempo ammirata da tutto il mondo che si chiama Serie A.

Fotografie: Studio fotografico Lops

Articoli Suggeriti
Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

Leggi anche ↓
Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.

Odessa ex città aperta

Reportage dalla "capitale del sud" dell'Ucraina, città in cui la guerra ha imposto un dibattito difficile e conflittuale sul passato del Paese, tra il desiderio di liberarsi dai segni dell'imperialismo russo e la paura di abbandonare così una parte della propria storia.

Assediati dai tassisti

Cronaca tragicomica di come non sia possibile sfuggire alla categoria più temuta e detestata del Paese.