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22:15 venerdì 24 ottobre 2025
Da quando è uscito “The Fate of Ophelia” di Taylor Swift sono aumentate moltissimo le visite al museo dove si trova il quadro che ha ispirato la canzone Si tratta del Museum Wiesbaden, si trova nell’omonima città tedesca ed è diventato meta di pellegrinaggio per la comunità swiftie.
Yorgos Lanthimos ha detto che dopo Bugonia si prenderà una lunga pausa perché ultimamente ha lavorato troppo ed è stanco Dopo tre film in tre anni ha capito che è il momento di riposare. Era già successo dopo La favorita, film a cui seguirono 5 anni di pausa.
Al caso del furto al Louvre adesso si è aggiunto uno stranissimo personaggio che forse è un detective, forse un passante, forse non esiste È stato fotografato davanti al museo dopo il colpo, vestito elegantissimamente, così tanto che molti pensano sia uno scherzo o un'immagine AI.
L’azienda che ha prodotto il montacarichi usato nel colpo al Louvre sta usando il furto per farsi pubblicità «È stata un'opportunità per noi di utilizzare il museo più famoso e più visitato al mondo per attirare un po' di attenzione sulla nostra azienda», ha detto l'amministratore delegato.
I dinosauri stavano benissimo fino all'arrivo dell'asteroide, dice uno studio Una formazione rocciosa in Nuovo Messico proverebbe che i dinosauri non erano già sulla via dell’estinzione come ipotizzato in precedenza.
Nelle recensioni di Pitchfork verrà aggiunto il voto dei lettori accanto a quello del critico E verrà aggiunta anche una sezione commenti, disponibile non solo per le nuove recensioni ma anche per tutte le 30 mila già pubblicate.
Trump ci tiene così tanto a costruire un’enorme sala da ballo alla Casa Bianca che per farlo ha abbattuto tutta l’ala est, speso 300 milioni e forse violato anche la legge Una sala da ballo che sarà grande 8.361 e, secondo Trump, assolverà a un funzione assolutamente essenziale per la Casa Bianca.
L’episodio di una serie con la più alta valutazione di sempre su Imdb non è più “Ozymandias” di Breaking Bad ma uno stream di Fortnite fatto da IShowSpeed Sulla piattaforma adesso ci sono solo due episodi da 10/10: "Ozymandias" e “Early Stream!”, che però è primo in classifica perché ha ricevuto più voti.

Per fare un iPhone

Le carte della causa Apple-Samsung arricchiscono i dettagli di una storia già affascinante: come è nato l'iPhone

11 Settembre 2012

La prima regola dell’iPhone è che non si parla mai dell’iPhone.
Sì, l’originale citazione prevedeva Fight Club, ma anche così ha senso. Perché?
Nel 2005 Apple decise di lavorare su un telefono rivoluzionario, di creare lo Smartphone perfetto: quello che conosciamo, oggi, come iPhone. Al progetto fu dato il nome in codice di “Project Purple”: si sa quanto Apple sia gelosa della segretezza, e si sa quanto sia irritabile di fronte al plagio. È infatti grazie ad alcuni documenti fuoriusciti dal processo che ha visto Cupertino contrapposta a Samsung (e che si è conclusa con l’indennizzo di un miliardo di dollari che quest’ultima dovrà pagare a Apple) che siamo venuti a conoscenza di una discreta quantità di “dietro le quinte” sull’invenzione dello smartphone più famoso del mondo. Uno di questi è quello appena citato: nella sezione dormitorio dell’edificio che ospitava gli addetti al “Project Purple” spiccava una targa che recitava Fight Club, per evocare ad hoc la segretezza di ciò a cui il team stava lavorando. Fuori dagli headquarters di Apple, l’iPhone non doveva esistere, nemmeno come idea.

Molti dei dettagli venuti allo scoperto durante il processo sono stati trascritti dal sito The Verge, e ripresi poi da Farhad Manjoo di Slate in un lungo articolo. Si scopre così che Jobs, quasi ossessionato dal progetto iPhone, diede ordine al team di non assumere nessuno che non lavorasse già in Apple, che nel quartier generale del “Project Purple” aleggiava un costante odore di pizza, proprio a causa del fatto che da ufficio si era trasformato in una sorta di vero e proprio albergo, con lavoratori impiegati giorno e notte.

Manjoo descrive anche le iniziali difficoltà, i dubbi attraversati da Jobs in principio, quando sì l’iPod esisteva ed era assurto già alla sfera più celeste del paradiso tecnologico, prendendo per di più per mano i conti, fino ad allora malandati, della Apple, ma quando anche il mercato del cellulare poteva minacciare la stessa longevità del mp3 di Cupertino. Se solo i normali mobile phones (senza smart) avessero sviluppato la capacità di includere in maniera soddisfacente gli mp3, sarebbero stati guai seri. Come dice Jobs nella biografia di Isaacson: «Avrebbero potuto rendere l’iPod inutile». E allora tanti saluti, rivoluzione.

Eppure le cose andarono diversamente. Nel keynote di Apple per la presentazione di iPhone, Jobs mostrò un grafico rappresentante un piano cartesiano i cui assi si proiettavano verso i quattro valori “smart”, “not so smart”, “easy to use” e “hard to use”, collocando tutti i telefoni in circolazione – loro sì, già chiamati smart – pericolosamente vicini al punto “hard to use”. Esattamente come diceva, nel processo contro Samsung, l’ex capo marketing Apple, i telefoni non funzionavano affatto bene come strumenti di “divertimento”.

Il colpo di coda del genio Apple, quindi, consistette in due separate azioni: la prima, anticipare la concorrenza e uccidere “in casa” l’iPod creando il primo smartphone della “mela” con le stesse funzioni musicali che aveva il popolare mp3. La seconda, eliminare la tastiera per rendere l’esperienza di utilizzo davvero “smart” – come mostra Jobs nel già citato keynote – e del tutto “easy to use”.

Inizialmente ispirati dal Samsung X810 gli ingegneri Apple pensarono di mantenere la “ruota” dell’iPod e sistemarvi intorno i tasti numerici. Poi arrivarono decisivi sviluppi sul versante touch screen, inizialmente sviluppato dall’azienda (nel 2003) per un non meglio specificato progetto di tablet. Nel 2004, Jobs poté tastare con mano (dito) la rivoluzione touch.

E per quanto riguarda l’hardware? Racconta Christopher Sringer, un senior designer di Apple, che erano 15 le persone addette, ogni giorno, alla progettazione del guscio del futuro iPhone. E spuntarono, al processo, varie foto di altrettanto vari prototipi: sottili, squadrati, arrotondati, ottagonali. Infine, Jonathan Ive, chief designer dell’azienda, avvicinò Shin Nishibori, designer di Sony, chiedendo: «Se Sony volesse fare un iPhone, come apparirebbe? Lo disegneresti per me?». Ecco: il prototipo di Nishibori si rivelò decisivo. Simile, in tutto e per tutto, alla creatura Apple. Samsung, al processo, cercò di accusare Apple di aver plagiato Sony, ma il giudice respinse l’obiezione in quanto non esiste nessuno smartphone Sony ad avere somiglianze con iPhone.

La fine della storia si movimenta ancora un po’: quando tutto era pronto per l’inizio della produzione (primavera 2006), il design venne ancora una volta stravolto: dallo stesso Jobs, per di più. Infatti l’iPhone stava nascendo con uno schermo “incastrato” in una cornice di alluminio prima che il boss intervenisse per dire “non mi piace”, e suggerire di trasformare in schermo l’intera superficie frontale. Fiat lux, e il resto lo conoscete (e ce l’avete magari in tasca).

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